A Forlì dal 27 marzo al 10 luglio

Da Tiziano a Chagall, 200 capolavori indagano il mistero della Maddalena

Francesco Hayez, Santa Maria Maddalena penitente nel deserto, 1825. Olio su tela, cm 125x102x4. Collezione Franco Maria Ricci, Labirinto della Masone, Fontanellato (Parma)
 

Francesca Grego

17/02/2022

Forlì-Cesena - Peccato e redenzione, sacro e profano, misticismo e sensualità si confondono nella figura di Maria Maddalena, tra i personaggi più complessi e singolari dei Vangeli, e forse per questo uno dei più amati da artisti e committenti di ogni epoca. Ma chi era veramente Maddalena? Perché la santa peccatrice delle Sacre Scritture è diventata un mito? In che modo l’arte ne ha plasmato la figura? 

Dal 27 marzo al 10 luglio oltre 200 opere in arrivo da importanti musei italiani e internazionali sonderanno l’identità sfuggente e sfaccettata di Maria di Magdala in un lungo viaggio attraverso il tempo. A cura di Cristina Acidini, Paola Refice e Fernando Mazzocca, e supportata da un prestigioso comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci, Maddalena. Il mistero e l’immagine è un racconto che inizia nel III secolo d.C. per approdare al Novecento. Nelle undici sezioni dell’itinerario espositivo troveremo i capolavori di maestri di ogni tempo: da Masaccio a Sandro Botticelli, da Tiziano ad Antonio Canova, da Tintoretto a Guido Reni, e poi Crivelli, Bellini, Van der Weiden, Donatello, Perugino, Veronese, Hayez, Delacroix, fino a Marc Chagall, Giorgio De Chirico, Bill Viola, solo per citarne alcuni. 


Renato Guttuso, Crocifissione, 1941, olio su tela, cm. 198,5x198,5. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

Partendo dall'arte paleocristiana, il percorso della mostra decolla in un denso percorso di scoperta tra il Medioevo, il Rinascimento e il Barocco, per arrivare infine alle rappresentazioni otto e novecentesche, dove secondo i curatori “Maddalena diventa l’emblema di una protesta e del dramma di un’epoca”. Dipinti e sculture non bastano a dar conto della ricchezza del progetto: splendide miniature, arazzi, argenti e opere grafiche evidenziano come il mito di Maddalena abbia pervaso l’immaginario dell’Occidente cristiano. 

Collegata a eventi centrali della vita e della morte di Gesù di Nazareth, prima ancora degli apostoli Maria di Magdala riceve dai Vangeli il compito di annunciare il messaggio della Resurrezione. Ma il suo passaggio sulla terra non lascia tracce nella storia ufficiale: il profilo della Maddalena si definisce nel tempo in un lungo lavoro di costruzione collettiva, andando incontro a continui travisamenti e sfumando nella leggenda. Vizi e virtù, malizie e desideri proibiti che aleggiano attorno al suo personaggio sono il precipitato di duemila anni di storia. E l’arte riveste un ruolo di primo piano in questo processo.


Antonio Canova, Maddalena penitente I Courtesy Museo Gypsotheca Antonio Canova 

"Maria di Magdala, la Maddalena, è tra le figure più rappresentate nella storia dell’arte. Attorno alla sua figura gli artisti hanno creato nei secoli iconografie complesse e mutevoli, destinate a grande successo e a capillare diffusione”, racconta la curatrice Cristina Acidini. "A partire dal tempo di Giotto e continuando con Masaccio e il primo Rinascimento fiorentino, Maddalena è la dolente più bella e affranta ai piedi della croce: i lunghi capelli biondi, la veste o il mantello d’un rosso vivo sono i suoi tratti distintivi di peccatrice redenta. Ma è anche la donna orante ed emaciata che trascorre i suoi ultimi anni in penitenza eremitica, nel deserto d’Egitto" drammaticamente descritta da Donatello e la "mirrofora", che a casa del Fariseo unge i piedi del Signore di balsami preziosi dipinta con eleganza dal Bachiacca. La incontriamo solitaria sul calvario (Signorelli), notturna e misteriosa presso il Sepolcro (Savoldo) o nelle vesti di premurosa padrona di casa, che insieme a Marta accoglie Cristo alla sua mensa (Allori).  


Alessandro Allori, Cristo nella casa di Marta e Maria, 1605. Olio su tavola. Kunsthistorisches Museum, Vienna

"A lei, donna, toccherà la ventura di incontrare il Risorto, e il racconto del loro incontro –il Noli me tangere – è tra i soggetti più cari all’arte occidentale fin oltre il Romanticismo", prosegue Paola Refice. "Ma il malinteso dal quale, paradossalmente, prende vita la più feconda delle vicende iconografiche della Maddalena - continua Refice- è quello che ne fa una peccatrice. Liberata dai sette demoni da cui era posseduta, diviene nei commenti delle Scritture una prostituta. È Gregorio Magno, alla fine del VI secolo, a ratificare l’unificazione tra varie figure femminili sotto un unico nome. Emaciata come Maria Egiziaca, ne segue le sorti in un pentimento che porta il carico dell’intera umanità e che, raggiunta la catarsi e l’espiazione, la eleverà agli onori celesti. La sua penitenza diverrà pretesto, pur in piena Controriforma, per rappresentarne le carni nude. La mostra vuole comporre il racconto di questo paradosso, di questa ricchezza di temi, mostrando capolavori a lei dedicati e componendo per figuras una sostanziale unità del personaggio, incarnazione del femminile che supera i limiti del tempo".


Giovanni Gerolamo Savoldo, La Maddalena al sepolcro, 1533. Olio su tela, cm 84×77,5. Firenze, Gallerie degli Uffizi, Collezione Contini Bonaccossi

"Potremmo definire la mostra del 2022 ai Musei San Domenico di Forlì il racconto dei racconti”, osserva Gianfranco Brunelli, direttore del progetto: “In questa singola donna si sono agglutinate e confuse nei secoli infinite altre figure femminili, ed ella è diventata volta a volta simbolo di peccato e di pentimento, di fedeltà e di sofferenza, di ossessione e di amore, di fecondità e di sapienza, di carnalità e di santità, di umanità e di protesta, creando una trama narrativa che, soprattutto attraverso l’arte, ne ha fatto l’’oscuro oggetto del desiderio’ della nostra storia. E come in un gioco di sovraimpressioni, di figure interscambiabili (gioco di parole attraverso i volti; sovrapposizione di volti che danno vita a parole nuove) il moltiplicarsi dei significati lungo i secoli rende complessa sia la ricostruzione della formidabile galleria di immagini che l’hanno rappresentata e resa leggendaria, sia, ancor più, il ritrovamento (semmai fosse possibile) della sua autentica identità". 


Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Noli me tangere, 1520-1525 circa. Olio su tavola. Pinacoteca Nazionale, Ferrara

“La fortuna figurativa di Maddalena testimonia il grande ascendente esercitato sull’immaginario collettivo. E come in uno specchio, ogni epoca l’ha guardata, guardandosi; l’ha contemplata, cercando l’ideale di sé; l’ha ammirata, riconoscendovi la propria immagine; l’ha sorvegliata e spiata, temendo di scoprire i propri vizi dentro le proprie virtù”, prosegue Brunelli: “Con lei l’arte si è confrontata trovando occasioni per ridefinire volta a volta se stessa e rappresentare il sentimento del proprio tempo, fino a trasformarla in un mito. L’esposizione forlivese intende indagare, attraverso alcune delle più preziose e affascinanti opere d’arte che l’hanno immaginata e figurata, il mistero irrisolto, che ancora ci inquieta e ci affascina, di una donna di nome Maria".


Maddalena. Il mistero e l'immagine. Dal 27 marzo al 10 luglio ai Musei di San Domenico, Forlì

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