5 artisti in una splendida location di Genova
A Palazzo Durazzo esperimenti tra cinema e scultura

Ian Law, Untitled, 2014
Francesca Faiella
22/11/2016
Presso gli spazi dell'antico Palazzo Durazzo in via del Campo a Genova, aperto al pubblico per l'occasione fino al 27 Novembre, è stata allestita la mostra temporanea “Pavilion Suite” che vuole essere un originale esperimento fra cinema e scultura. Sono raccolte opere video e sculture di artisti, prodotte dal THEVIEW Studio, centro di produzione di arte contemporanea creato e diretto da Vittorio Dapelo, ex gallerista della celebre galleria genovese Locus Solus attiva dal 1980 al 1993. Co-curatore della mostra è Francesco Garutti.
Nelle sale di Palazzo Durazzo sono esposte opere nate dal desiderio di raccontare e documentare cinque progetti individuali d’artista, concepiti tra il 2014 e il 2015 presso il Sant’Ilario Pavilion, il piccolo padiglione espositivo trasparente (ex vetrina di un fioraio) posto a strapiombo sul mare e sul panorama delle alture genovesi della località di Sant'Ilario.
In esposizione cinque video – dalla natura e dai formati molto diversi tra di loro – realizzati da cinque atisti: dalle immagini del Museo di Arte Orientale disegnato da Mario Labò (1948-1961) filmate in una notte di luna piena da Haris Epaminonda, alla narrazione in video della produzione della scultura di bronzo “Untitled (Sea Otter)” (2015) di Peter Wächtler attraverso le sequenze filmate da un artista come Hans-Christian Lotz.
Dal racconto cinematografico di “Untitled (Storage) (2016)”, la recente opera di Daniel Gustav Cramer dove il Pavilion è trasformato in piccolo deposito temporaneo, frammento di un viaggio-performance dalle montagne di Carrara al white cube della galleria Bolte Lang di Zurigo, fino all’enigmatico film-fiction di Zayne Armstrong “KEN” (2015), esplorazione della genesi di due sculture di marmo dell’artista britannico Ian Law. Conclude la sequenza il breve video in loop di Davide Stucchi, che racconta la serie dei vasi in ceramica smaltata di “Flush with NENA (2015)”. Indirettamente ispirati ai lavori della designer italiana Antonia Campi parte della collezione DDD di Vittorio Dapelo, i pezzi di Stucchi mescolano le forme della produzione fittile con le geometrie e i tagli dei corpetti, delle fasciature e dell’immaginario delle protesi animali.
Nelle sale di Palazzo Durazzo sono esposte opere nate dal desiderio di raccontare e documentare cinque progetti individuali d’artista, concepiti tra il 2014 e il 2015 presso il Sant’Ilario Pavilion, il piccolo padiglione espositivo trasparente (ex vetrina di un fioraio) posto a strapiombo sul mare e sul panorama delle alture genovesi della località di Sant'Ilario.
In esposizione cinque video – dalla natura e dai formati molto diversi tra di loro – realizzati da cinque atisti: dalle immagini del Museo di Arte Orientale disegnato da Mario Labò (1948-1961) filmate in una notte di luna piena da Haris Epaminonda, alla narrazione in video della produzione della scultura di bronzo “Untitled (Sea Otter)” (2015) di Peter Wächtler attraverso le sequenze filmate da un artista come Hans-Christian Lotz.
Dal racconto cinematografico di “Untitled (Storage) (2016)”, la recente opera di Daniel Gustav Cramer dove il Pavilion è trasformato in piccolo deposito temporaneo, frammento di un viaggio-performance dalle montagne di Carrara al white cube della galleria Bolte Lang di Zurigo, fino all’enigmatico film-fiction di Zayne Armstrong “KEN” (2015), esplorazione della genesi di due sculture di marmo dell’artista britannico Ian Law. Conclude la sequenza il breve video in loop di Davide Stucchi, che racconta la serie dei vasi in ceramica smaltata di “Flush with NENA (2015)”. Indirettamente ispirati ai lavori della designer italiana Antonia Campi parte della collezione DDD di Vittorio Dapelo, i pezzi di Stucchi mescolano le forme della produzione fittile con le geometrie e i tagli dei corpetti, delle fasciature e dell’immaginario delle protesi animali.
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