Appendice per una supplica

Ketty La Rocca
 

12/04/2001

" […] ho tutti i difetti della donna senza averne le qualità / un femminile negativo, come altre / espropriata di tutto, escluso di quelle cose che non fanno gola a nessuno. / e sono tante, anche se un po' da rimettere in ordine, / le mani, per esempio, troppo tardi per abilità femminili, troppo / povere e incapaci per continuare ad accaparrare, / è preferibile ricamare con le parole e accelerare la paranoia universale, / e al primo degli imbecilli che crede di scoprire l'America " sarà per un / matrimonio andato male", sì, infatti, è proprio per questo / non riuscirò mai a capire". Ketty La Rocca Appendice per una supplica è il titolo del video-opera presentato nel 1972 alla XXXVI Biennale di Venezia, nella sezione Performance e Videotape, curata da Gerry Schum. Si tratta di una denominazione che trae le radici dalla tradizione religiosa: le protagoniste dell’azione sono, ancora una volta le mani, le nostre “appendici” comunicative. Il video è diviso in tre parti: nella prima parte La Rocca compie una serie di gesti semplici e quotidiani, mostrando il palmo e il verso delle proprie mani; nella seconda compaiono a delimitare lo spazio due mani estranee oltre quella sinistra dell’artista, a tratti serrata a pugno, a tratti aperta; nella terza, quasi a mimare il gioco della conta infantile, alcune dita vengono nascoste mentre sullo schermo appare il numero corrispondente. Il video manifesta il forte interesse verso la sperimentazione tecnologica da parte dell’artista, la sua volontà di sottrarre il gesto al transitorio, al precario e soprattutto un bisogno di sopravvivenza attraverso l’opera d’arte. Il video rigorosamente in bianco e nero è girato a camera fissa e diventa una sorta di boccascena teatrale aperto sulle immagini bianche e luminose delle mani, fantasmi sul fondo scuro.

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