Tre mostre a partire dal 20 ottobre

Da Matera a Treviso, un viaggio nel segno del Futurismo

Osvaldo Peruzzi, Battaglia aeronavale, 1939. Olio su tavola, cm 93 × 70. Collezione privata
 

Francesca Grego

06/10/2023

Un’avanguardia schiettamente italiana, capace di unire la penisola da Nord a Sud, nel XXI secolo come nel Novecento. Parliamo naturalmente del Futurismo, e la conferma arriva da un nuovo progetto che attraversa lo Stivale in tutta la sua lunghezza. A partire dal 20 ottobre, Matera e Treviso saranno i teatri di un tris di mostre dedicate al movimento di Balla, Marinetti e Boccioni: un viaggio tra i mille volti dell’avanguardia novecentesca alla scoperta di storie e prospettive ancora da indagare, nato dalla collaborazione tra il Museo Nazionale di Matera, diretto da Anna Maria Mauro, e la Direzione Regionale Musei Veneto, guidata da Daniele Ferrara.
 
Per la prima tappa l’appuntamento è presso il seicentesco Palazzo Lanfranchi, a Matera, che dal prossimo 20 ottobre al 10 gennaio 2024 ospiterà la mostra Futurismo italiano. Il contributo del Mezzogiorno agli sviluppi del movimento, a cura di Massimo Duranti. Quando parliamo di Futurismo, il pensiero corre a realtà metropolitane come Roma e Milano, principali centri di elaborazione e di diffusione dell’avanguardia specie nei suoi primi anni, nonché laboratori di quella “vita moderna” esaltata da Marinetti e compagni. Ma la geografia del Futurismo è molto più vasta.


 Tullio Crali, Ali tricolori, 1932. Olio su tavola, cm 72 × 55,5. Collezione privata 

Ripercorrendo le esposizioni storiche del movimento nelle regioni meridionali, dipinti, grafiche e sculture racconteranno il Sud – dalla Campania all’Abruzzo, fino alle isole maggiori - come “luogo del Futurismo”. Con questo progetto “si vuole rileggere e valorizzare il ruolo che ha avuto il Mezzogiorno d’Italia nella diffusione ed elaborazione del Futurismo italiano specialmente a partire dai primi anni Venti”, spiega la direttrice del Museo Nazionale di Matera Anna Maria Mauro: “uno spazio animato non solo dai futuristi nati e vissuti nel Mezzogiorno, ma anche da tutti i futuristi italiani che agli eventi e alle manifestazioni svoltesi in quel grande ‘luogo’ parteciparono attivamente da protagonisti, comprimari e attori”.
 
A Treviso la prospettiva cambia ancora, per indagare non più su un’area geografica, bensì sulle espressioni del movimento in un’arte che nella sua storia occupa un posto speciale. Parliamo del manifesto, e la sede espositiva non poteva essere che il Museo Nazionale Collezione Salce, memoria storica della pubblicità in Italia. A cura di Elisabetta Pasqualin, il progetto Futurismo di carta si articolerà a sua volta in due momenti distinti: Forme dell’avanguardia, in programma dal 28 ottobre al 25 febbraio, e Immaginare l’universo con l’arte della pubblicità, dal 1° marzo al 30 giugno.


  Enrico Pini, MTADP, 1930. Museo Nazionale Collezione Salce

“L’arte dell’avvenire sarà potentemente pubblicitaria”, preconizzava Fortunato Depero nel 1927 e la sua previsione non avrebbe potuto rivelarsi più azzeccata. Già allora, se nei teatri e nelle gallerie le creazioni d’avanguardia creavano scandalo e polemiche, nel mondo del design l’estetica futurista si rivelò perfetta per esprimere i valori di una società in vertiginosa trasformazione. Al Complesso di San Gaetano lo scopriremo tra manifesti firmati da artisti come Mario Sironi o lo stesso Depero e opere di creativi che hanno disegnato l’immagine di un’epoca: Marcello Dudovich Seneca, Nizzoli, Boccasile, Nicolai Diulgheroff, Xanti Schawinsky, Giulio Cisari, Lucio Venna, Umberto di Lazzaro, Luigi Martinati. Insofferente ai confini e alle categorie precostituite, il Futurismo lasciò che l’arte fluisse in ogni settore della vita umana: le preziose grafiche del Salce ne sono la dimostrazione.


Xanty, Illy Caffè, 1934. Museo Nazionale Collezione Salce

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