Nel giorno dell'anniversario della nascita, un ritratto dell'artista

Gustav Klimt, 158 anni scintillanti, oscuri e scandalosi

Gustav Klimt, Giuditta e Oloferne, 1901 | © Österreichische Galerie Belvedere, Wien | Foto: Johannes Stoll
 

Francesca Grego

14/07/2020

“Esistono solo due pittori: Velàsquez e io”, ironizzava Gustav Klimt passeggiando per le sale del Kunsthistorisches Museum di Vienna, dove esattamente 130 anni fa ultimava la fastosa decorazione dell’atrio. Le sue allegorie della storia dell’arte si confrontavano a viso aperto con i maestri antichi, da Bruegel a Caravaggio, da Raffaello a Vermeer.
Scintillante e oscuro, elegante e scandaloso, ambizioso e modesto, Klimt nacque nella capitale austroungarica il 14 luglio del 1862, portando nuova luce nell’arte europea. Il suo 158° compleanno è un’occasione per ripercorrerne le orme e ammirarne ancora una volta le creazioni: icone che sembrano uscite da un sogno e che invece, tra ori e pattern variopinti, raccontano le inquietudini di un impero al tramonto.


Gustav Klimt, Il Fregio di Beethoven, 1902, Vienna, Österreichische Galerie Belvedere

Figlio di un orafo boemo e di una cantante lirica, il giovane Gustav rivela presto i propri talenti artistici: a 14 anni vince una borsa di studio alla Scuola di Arti e Mestieri, dove impara di tutto, dal disegno alla ceramica, dal mosaico alla pittura. A 18 anni, con il fratello Ernst e l’amico Franz Matsch, è già al lavoro sulle volte del prestigioso Palazzo Sturany e poco dopo adorna il BurgTheater con preziosi pannelli pannelli dipinti. A congratularsi con lui è l’imperatore Francesco Giuseppe in persona, che lo omaggia con un’onorificenza. Siamo ancora nell’alveo della tradizione: prima di uscire dai canoni e inventare una lingua nuova, Klimt dovrà attraversare un periodo molto duro. Le morti ravvicinate del padre e di Ernst lo ridurranno al silenzio per sette anni. L’uscita dal tunnel coincide con una rivoluzione epocale: nel 1897 Klimt riunisce intorno a sé 19 artisti dando vita alla leggendaria Secessione viennese.


Gustav Klimt, Fregio di Beethoven, Dettaglio parete destra (Coro degli angeli del Paradiso), Secessione | © Oliver Ottenschläger

Mentre cadono i confini e le gerarchie tra le arti, la produzione austriaca si proietta in una dimensione internazionale. Del gruppo fanno parte architetti come Josef Hoffmann e Otto Wagner, designer come Koloman Moser e pittori come Egon Schiele, con cui Klimt condivide l’interesse per l’eros e gli abissi dell’inconscio. Vienna sta vivendo una straordinaria stagione di fermenti culturali: dalla psicanalisi di Freud ai romanzi di Schnitzler, dalla filosofia di Wittgenstein alla musica di Mahler e Schonberg, tutto è nuovo e stimolante.


Egon Schiele, Gustav Klimt nella sua camicia blu per dipingere, 1913 | Egon Schiele / Public domain via Wikimedia Commons

Sotto la cupola dorata della Secessione, ogni stile ha diritto di cittadinanza. Ma tanta libertà finisce per dare scandalo: i dipinti di Klimt per l’Università di Vienna vengono rifiutati - invece di celebrare il progresso della cultura, sfoggiano un turbinio di corpi sensuali - e l’immaginifico Fregio di Beethoven scatena una tempesta di critiche, nonostante inneggi alla ricerca della felicità. Si chiude così il capitolo delle commissioni pubbliche. D’ora in poi Klimt lavorerà per la borghesia più avanzata della capitale, tra cui spiccano le grandi famiglie cosmopolite di origine ebraica. Il terribile accento, le battute grevi e l’avversione per i salotti non fermano la sua ascesa.


Gustav Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer I, 1907, New York, Neue Galerie

In pochi anni, dal 1901 al 1909 il maestro produce un’incredibile quantità di capolavori: Il Bacio, Giuditta, il Ritratto di Adele Bloch-Bauer, Le tre età della donna, Bisce d’acqua, Danae, L’Abbraccio, l’Albero della Vita fanno parte del cosiddetto Periodo d’Oro, che coniuga i bagliori dei mosaici visti a Ravenna con il sapere tecnico dei neonati Wiener Werkstatte (Laboratori viennesi), il fascino esotico del Giappone con i simbolismi misteriosi dell’antico Egitto. Klimt dipinge soprattutto donne e, allora come oggi, piace alle donne. Le signore della capitale fanno follie per i suoi ritratti: lui le rende belle e misteriose, inventa abiti gioiello che diventano parte della loro immagine.


Gustav Klimt, Danae, 1907-1908, Olio su tela, 77 x 83 cm, Vienna, Leopold Museum

Il fare schivo e riservato del maestro alimenta dicerie maliziose: si vocifera che vada a letto con chiunque posi davanti al suo cavalletto e che abbia riempito la città di figli illegittimi. Certamente è contrario ai rapporti convenzionali e non si sposerà mai. Ma un grande, lunghissimo amore lo avrà: la stilista Emilie Flöge, che ritrarrà più volte. Probabilmente è suo il volto della protagonista del Bacio.


Gustav Klimt, Il Bacio, 1907-1908, Vienna, Österreichische Galerie Belvedere | Courtesy of Österreichische Galerie Belvedere, Wien

Nonostante il successo dei suoi ori, Klimt sente presto il bisogno di rinnovarsi: le novità delle avanguardie lo spingono verso uno stile più spontaneo e libero dalle gabbie del disegno. Inizia così il cosiddetto Periodo Fiorito: gli apporti di Monet, Matisse, degli ex allievi Schiele e Kokoschka si mescolano in un’ispirazione poliedrica che si lascia andare alle vibrazioni del colore.


Gustav Klimt, Aiuola con rose | Gustav Klimt / Public Domain via Wikimedia Commons

Lo vediamo in una nuova generazione di ritratti, nelle figure avviluppate di Morte e Vita, nelle tele che trasformano un lago o un campo coperto di fiori in magnifici pannelli decorativi. Qual è il segreto? Dipingere i paesaggi dal vivo, ma attraverso un cannocchiale, con l’effetto di appiattirli come in un arazzo. Anche i contrasti si fanno più forti. Ne è un esempio la Sposa, rimasta incompiuta a causa della morte del maestro. Qui un groviglio di figure interpreta il tema del rapporti uomo-donna e ci svela il curioso metodo di Klimt: disegnare i corpi nudi per poi coprirli di vesti variopinte, nascondendo con la bellezza gli istinti primordiali.


Gustav Klimt (1862 - 1918), Morte e Vita, 1910-1915, Olio su tela, Vienna, Leopold Museum

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