Presto in mostra alle Gallerie d’Italia
Il Cavallo colossale di Canova rinasce dopo 50 anni di abbandono
Antonio Canova, Testa del Cavallo colossale I Courtesy Musei Civici di Bassano del Grappa
Francesca Grego
13/11/2025
Per oltre cinquant’anni è rimasto scomposto in frammenti nei depositi dei Musei Civici di Bassano del Grappa. Ma ora un complesso restauro ha restituito alla vita il Cavallo colossale di Antonio Canova, presto protagonista della mostra Eterno e visione. Roma e Milano capitali del Neoclassicismo nella sede milanese delle Gallerie d’Italia.
Tra le ultime opere realizzate da Canova, il Cavallo colossale è una monumentale statua in gesso dipinto a finto bronzo nata come modello per la scultura equestre del Re di Napoli Ferdinando I di Borbone. Per volere di Giambattista Sartori Canova, fratello dell’artista, l’opera giunse al Museo di Bassano nel 1849 insieme a un’imponente collezione di gessi, monocromi, bozzetti e documenti canoviani, e qui rimase esposta fino alla fine degli anni Sessanta, quando fu smontata e trasferita nei depositi al fine di trovarle una nuova e più adeguata collocazione. Questa collocazione non fu mai trovata, e il gesso canoviano fu condannato all’oblio, finendo in grave stato di deterioramento.
A lungo la sua ricomposizione è stata ritenuta impossibile. Solo di recente l’uso di tecnologie avanzate e un’ampia collaborazione pubblico-privato ha permesso di raggiungere l’ambizioso traguardo. Promosso dal Comune e dai Musei Civici di Bassano del Grappa, in partnership con l’Alta Sorveglianza ai lavori della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza e con il supporto della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la c
Città metropolitana di Venezia, il restauro è stato realizzato grazie ai contributi di Intesa Sanpaolo nell’ambito del progetto “Restituzioni” e di Venice in Peril Fund.
“Il restauro del Cavallo colossale - ha commentato la direttrice dei Musei Civici di Bassano Barbara Guidi - è stato un percorso di eccezionale complessità e fascino, sia per le dimensioni e le condizioni dell’opera, sia, soprattutto, per l’uso di tecnologie e metodologie innovative che lo annoverano tra gli interventi di recupero del patrimonio italiano più spettacolari e rilevanti degli ultimi anni”. I lavori, prosegue la direttrice, “hanno rappresentato anche un momento unico di studio e conoscenza del metodo canoviano. Un traguardo che non esito a definire storico per aver consentito, dopo 56 anni dal suo danneggiamento, il recupero di un’opera d’arte di tale rilevanza grazie a un progetto pioneristico che consentirà, dapprima nella mostra milanese e infine a Bassano del Grappa, di ammirare nuovamente uno dei massimi capolavori di Antonio Canova e di tutta la storia della scultura neoclassica”.
Numerose le sfide poste dall’intervento, a cui i restauratori hanno risposto con l’impiego di un team multidisciplinare e soluzioni ad alto contenuto tecnologico. La prima sfida, naturalmente, riguardava la ricomposizione di un’opera mastodontica disintegrata in oltre 200 frammenti, che, studiati e catalogati uno per uno, hanno fornito informazioni inedite sulla scultura e sulle modifiche a cui è andata incontro dopo aver lasciato il laboratorio di Canova. Smontato a metà Ottocento per viaggiare da Roma a Possagno, e di qui a Bassano del Grappa, nel riassemblaggio il Cavallo fu caricato di nuovi materiali: gesso, cocci e fasciame metallico che ne alterarono il profilo aumentandone il peso di oltre 400 kg!
Eliminate queste aggiunte, si è proceduto a rimontare la statua riunendo i frammenti intorno a una nuova struttura portante progettata per sostenerne il peso senza gravare sulle zampe, secondo il progetto di Canova. Infine il restauro della superficie ha integrato le lacune e restituito al Cavallo il suo color bronzo, ottenuto con tempere e acquerelli: a uno sguardo ravvicinato le integrazioni presentano un colore leggermente più chiaro, scelto per distinguere visivamente gli interventi di restauro pur conservando l’armonia complessiva dell’opera.
Tornato a splendere grazie al progetto "Restituzioni" di Intesa Sanpaolo, prima di tornare ai Musei Civici di Bassano il Cavallo colossale di Canova si svelerà al pubblico in occasione della prossima grande mostra in programma nella sede milanese delle Gallerie d’Italia. Dal prossimo 28 novembre la scultura sarà l’opera simbolo attorno alla quale si svilupperà il percorso di Eterno e visione. Roma e Milano capitali del Neoclassicismo, dedicata all’arte in età napoleonica.
Leggi anche:
• Da Bellini a Canova, 128 tesori restaurati nel progetto "Restituzioni"
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A lungo la sua ricomposizione è stata ritenuta impossibile. Solo di recente l’uso di tecnologie avanzate e un’ampia collaborazione pubblico-privato ha permesso di raggiungere l’ambizioso traguardo. Promosso dal Comune e dai Musei Civici di Bassano del Grappa, in partnership con l’Alta Sorveglianza ai lavori della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza e con il supporto della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la c
Città metropolitana di Venezia, il restauro è stato realizzato grazie ai contributi di Intesa Sanpaolo nell’ambito del progetto “Restituzioni” e di Venice in Peril Fund.
“Il restauro del Cavallo colossale - ha commentato la direttrice dei Musei Civici di Bassano Barbara Guidi - è stato un percorso di eccezionale complessità e fascino, sia per le dimensioni e le condizioni dell’opera, sia, soprattutto, per l’uso di tecnologie e metodologie innovative che lo annoverano tra gli interventi di recupero del patrimonio italiano più spettacolari e rilevanti degli ultimi anni”. I lavori, prosegue la direttrice, “hanno rappresentato anche un momento unico di studio e conoscenza del metodo canoviano. Un traguardo che non esito a definire storico per aver consentito, dopo 56 anni dal suo danneggiamento, il recupero di un’opera d’arte di tale rilevanza grazie a un progetto pioneristico che consentirà, dapprima nella mostra milanese e infine a Bassano del Grappa, di ammirare nuovamente uno dei massimi capolavori di Antonio Canova e di tutta la storia della scultura neoclassica”.
Numerose le sfide poste dall’intervento, a cui i restauratori hanno risposto con l’impiego di un team multidisciplinare e soluzioni ad alto contenuto tecnologico. La prima sfida, naturalmente, riguardava la ricomposizione di un’opera mastodontica disintegrata in oltre 200 frammenti, che, studiati e catalogati uno per uno, hanno fornito informazioni inedite sulla scultura e sulle modifiche a cui è andata incontro dopo aver lasciato il laboratorio di Canova. Smontato a metà Ottocento per viaggiare da Roma a Possagno, e di qui a Bassano del Grappa, nel riassemblaggio il Cavallo fu caricato di nuovi materiali: gesso, cocci e fasciame metallico che ne alterarono il profilo aumentandone il peso di oltre 400 kg!
Eliminate queste aggiunte, si è proceduto a rimontare la statua riunendo i frammenti intorno a una nuova struttura portante progettata per sostenerne il peso senza gravare sulle zampe, secondo il progetto di Canova. Infine il restauro della superficie ha integrato le lacune e restituito al Cavallo il suo color bronzo, ottenuto con tempere e acquerelli: a uno sguardo ravvicinato le integrazioni presentano un colore leggermente più chiaro, scelto per distinguere visivamente gli interventi di restauro pur conservando l’armonia complessiva dell’opera.
Tornato a splendere grazie al progetto "Restituzioni" di Intesa Sanpaolo, prima di tornare ai Musei Civici di Bassano il Cavallo colossale di Canova si svelerà al pubblico in occasione della prossima grande mostra in programma nella sede milanese delle Gallerie d’Italia. Dal prossimo 28 novembre la scultura sarà l’opera simbolo attorno alla quale si svilupperà il percorso di Eterno e visione. Roma e Milano capitali del Neoclassicismo, dedicata all’arte in età napoleonica.
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