In viaggio sulle ali della pittura

In Maremma con i Macchiaioli

Silvestro Lega (1826 - 1895), Il pergolato, 1868, Milano, Pinacoteca di Brera
 

Francesca Grego

05/05/2020

La Toscana sta ai Macchiaioli come la Normandia sta agli Impressionisti. Non è la terra baciata dall'arte di Leonardo, Michelangelo, Brunelleschi, ma un mondo fatto di angoli nascosti e quotidiani, intrisi di fatica, una natura talvolta aspra ma autentica, che ai nostri occhi ha il dono raro dell’intimità. Se Claude Monet e compagni prediligono i boschi, fiumi e scogliere a Nord-Ovest di Parigi, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Giuseppe Abbati, Odoardo Borrani e Raffaello Sernesi avranno il loro quartier generale in Maremma e precisamente a Castiglioncello, nella tenuta del critico e mecenate Diego Martelli. Come gli Impressionisti - ma qualche anno prima - i Macchiaioli sono alla ricerca di un nuovo modo di dipingere, possibilmente all’aperto, a contatto con la realtà e fuori dai rigidi formalismi delle accademie. Lo trovano nella “macchia” che, prima di un modo di usare il colore, è un nuovo sguardo sul mondo, un rapporto inedito e immediato tra le forme e la luce.

Come gli Impressionisti nella Francia profonda, Fattori e i suoi amici ci restituiscono paesaggi incantevoli che prima di allora non erano mai entrati in un quadro: spiagge baciate dal sole, folte pinete, borghi dall’atmosfera raccolta trovano posto in tele piccole e comode da trasportare, su tavolette o semplici ma preziosi fogli di cartone.  
Partiamo dunque per un viaggio virtuale sulle orme dei Macchiaioli.


Telemaco Signorini (1835 - 1901), Pascoli a Castiglioncello, 1861, Olio su cartone, 31 x 76 cm, Montecatini Terme, Collezione privata

Telemaco Signorini, Pascoli a Castiglioncello 
C’è vita nei campi del livornese, dove Diego Martelli sottrae spazio alle paludi per ricavare nuove terre coltivabili. Tre buoi maestosi sono al lavoro nella luce accecante dell’estate. “È come se il colore del sole fuoriuscisse dal quadro dando all’opera una forza straordinaria”, osserva il pittore fiorentino Telemaco Signorini. Le macchie sono morbide, i gialli vividi e sgargianti, ombre intense si allungano sul terreno, in una rappresentazione insolitamente nitida per un dipinto dei Macchiaioli. Ma il soggetto è di grande successo all’interno del gruppo, che unisce al gusto per il paesaggio l’attenzione verso i temi sociali.


Giovanni Fattori, Silvestro Lega che dipinge sugli scogli, 1866 circa, Olio su tavola, 12.5 x 28 cm

Giovanni Fattori, Silvestro Lega dipinge sugli scogli 
Fa un gran caldo e il sole picchia sul mare intorno a Livorno. Silvestro Lega è uscito con l’amico Fattori per una sessione di pittura en plein air. Vestito di tutto punto, l’intrepido artista si affida alla protezione  di un ombrellone. Lega dipinge la baia in una scena placida e comune, senza eroi. Fattori ne condivide la sensibilità, ma oggi è di un altro avviso: insieme al paesaggio, ci consegnerà con la discrezione consueta una pagina di storia dell’arte vista dall’interno, una finestra sul backstage dei Macchiaioli e su un modo di lavorare a quei tempi bizzarro. Ma non smetterà di interrogarsi su come percepiamo il mondo, affidando la risposta a vivide macchie di colore rese particolarmente efficaci dal contrasto tra l’azzurro del mare, l’ombrellone bianco e la silhouette nera di Lega.


Giuseppe Abbati (1836 - 1868), Marina a Castiglioncello, 1863, Olio su tela, 35 x 68 cm, Collezione privata

Giuseppe Abbati, Marina di Castiglioncello
I riflessi cangianti delle onde, la luce tenue del pomeriggio, la foschia che si dirada in primo piano, rivelando con morbida nitidezza i ciuffi d’erba e le pietre che si specchiano nel canale: a Castiglioncello, dove l’avventura maremmana è iniziata, un garibaldino innamorato di pennelli e tavolozze ci mostra come una veduta possa trasformarsi con l’avanzare del giorno e delle stagioni. Napoletano, studente a Venezia e di idee liberali, Abbati parteciperà alla spedizione dei Mille e alla Terza Guerra di Indipendenza, ma dopo la prigionia in Croazia tornerà nell’entroterra livornese per dipingere ancora butteri e case solitarie.


Telemaco Signorini (1835 - 1901), Poggio all’Isola d’Elba, 1888 circa, Olio su tela, 65.5 x 111 cm, Feltre, Galleria d’Arte Moderna Carlo Rizzarda

Telemaco Signorini, Poggio all’Isola d’Elba
C’è stata un’epoca in cui, anche in piena estate, l’isola al largo della Toscana si presentava così: pacifica, tranquilla e semideserta. Nonostante l’emergenza Covid, pensiamo che quei tempi non torneranno e forse c’è da rallegrarsene. Ma al cittadino e viaggiatore Signorini la quiete dell’Elba dovette piacere parecchio: in compagnia del curioso Mago Chiò, girò tutta l’isola ritraendo sulle sue tavolette scorci indimenticabili della darsena di Portoferraio, di spiagge e sentieri, e perfino del bagno penale, un’esperienza umana e sociale che lo colpì nel profondo. 

Silvestro Lega, Il pergolato
Non solo Maremma. C’è un altro luogo in Toscana per cui i Macchiaioli vanno matti: è la Piagentina, sobborgo agreste tra Firenze e Fiesole lungo il Torrente dell’Affrico. Qui la vita scorre lenta tra il lavoro dei campi e la vita domestica. Per Silvestro Lega e l’amico Odoardo Borrani è l’occasione per sperimentare una pittura un po’ più introspettiva, una nuova attenzione alle emozioni. In questo dipinto siamo in una casa borghese subito dopo il pranzo. Le figure delle donne si svelano in controluce, quasi a trasmetterci la freschezza della pergola. Dalle rampicanti al pavimento in cotto, dagli abiti delle signore alle case e ai pioppi lontani, la scena è ricca di particolari brillanti e delicati, da assaporare nella dolcezza di un sonnolento pomeriggio estivo proprio come il caffè portato dalla domestica. 

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