A Roma fino al 9 febbraio
La "meravigliosa passione" di Giovan Battista Marino incanta la Galleria Borghese
Poesia e pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione, Allestimento | Courtesy Galleria Borghese
Samantha De Martin
19/11/2024
Una struggente Andromeda in catene di Pietro Bernini osserva il Ratto di Proserpina di Bernini junior, come a cercare conforto nel suo drammatico sforzo di liberarsi con un torsione del corpo intrisa di un realismo che incanta.
Assomiglia a un’altra scultura descritta alla medesima maniera, sebbene in versi, dal poeta Giovan Battista Marino nella sua Galeria, la raccolta di 624 componimenti poetici pubblicata nel 1619, dedicati ad altrettante opere d’arte divise tra Pitture e Sculture, Favole e Historie, realizzata con un gioco di rispecchiamenti tra testi poetici e opere d’arte, reali o immaginarie.
Giovan Battista Marino potrebbe avere incontrato Pietro Bernini a Napoli sul finire del Cinquecento. Ed eccolo il letterato napoletano che mise in versi il Barocco, nell’unico ritratto arrivato fino a noi, direttamente dal Detroit Institute of Arts, opera del pittore olandese Frans Pourbous con tanto di croce dei santi Maurizio e Lazzaro e il volume dell’Adone nella mano sinistra, lo sguardo austero, consapevole del proprio prestigio letterario.
È un raffinato, riuscitissimo intreccio tra arte e poesia l’incontro tra Giovan Battista Marino e la pittura del suo tempo, quella “meravigliosa passione” che il poeta celebrò per una vita intera, al centro della mostra in corso fino al 9 febbraio nelle sale della Galleria Borghese, tra gli spazi della Pinacoteca appena restaurati dopo un anno di lavori.
Poesia e pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione, Allestimento | Courtesy Galleria Borghese
La Galleria diretta da Francesca Cappelletti esplora con un progetto inedito a cura di Emilio Russo, Patrizia Tosini e Andrea Zezza, le connessioni tra poesia e pittura, sacro e profano, letteratura, arte e potere nel primo Seicento. Seguendo come fil rouge testi di Giovan Battista Marino tratti dalla Galeria, dall’Adone, da La strage degli innocenti, la mostra disegna un percorso attraverso la grande arte rinascimentale e barocca, da Tiziano a Tintoretto, da Correggio ai Carracci, da Rubens a Poussin, celebrando il più grande poeta italiano del Seicento e la sua “meravigliosa” passione per la pittura.
Se il dialogo tra le arti è tutto racchiuso ne Il Sodalizio tra poesia e pittura di Francesco Furini, il racconto della vita di Adone, dell’amore con Venere, passa attraverso opere di eccezionale valore. La vita e la produzione letteraria di Giovan Battista Marino, innamorato a tal punto dell’arte da barattare i suoi componimenti per un quadro, sono legate ai maestri e ai capolavori dell’arte figurativa di primo Seicento, con i quali entra in contatto nei circoli intellettuali e nelle corti più importanti dell’epoca, da quella di papa Clemente VIII Aldobrandini a Roma a quella di Carlo Emanuele I a Torino, ambienti nei quali il poeta stringe rapporti diretti con artisti come il Cavalier d’Arpino, Bernardo Castello, Caravaggio, Agostino Carracci, Palma il Giovane. Se nella sezione La Galeria la mostra ripercorre il rapporto di Giovan Battista Marino con la grande arte del Rinascimento e del Barocco, grazie a un serrato confronto tra dipinti, sculture e la loro trasposizione letteraria (bellissimo l’accostamento tra il Cupido dormiente di Giovan Battista della Porta e i versi de la Galeria dedicati ad Amore), la sezione dedicata all'Adone, tra sacro e profano, raccoglie le opere legate al mito del bellissimo giovinetto amato da Venere, destinato a una tragica fine.
Poesia e pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione, Allestimento | Courtesy Galleria Borghese
In mostra le opere spaziano dagli esiti più sensuali, propri della storia d’amore tra Adone e la dea, come l’Allegoria amorosa con Venere e Adone di Jacopo Palma (provate a individuare la mosca sulla spalla del giovane) a quelli più tragici relativi alla sua morte e al compianto di Venere, in cui entrano in scena anche sottili rimandi a raffigurazioni sacre.
La tappa intitolata La Strage degli innocenti prende invece il titolo da uno dei capolavori del poeta, opera pubblicata postuma solo nel 1632, nonostante a inizio secolo il tema biblico fosse tornato in auge anche in pittura grazie a opere di grande formato realizzate, tra gli altri, da Guido Reni, Giovanni Battista Paggi, Nicolas Poussin. Quest’ultimo, conosciuto e apprezzato da Marino mentre si trovava in esilio in Francia alla corte di Maria de’Medici, è protagonista dell’ultima sezione della mostra, che rende merito al lascito più significativo della passione artistica del poeta: l’intuizione della grandezza del giovane Poussin . L’incontro tra i due a Parigi è la premessa del viaggio del pittore a Roma.
La condanna morale da parte dell’Inquisizione del suo Adone, considerato “osceno” porterà Marino ad abiurare e a bruciare in punto di morte tutti i suoi manoscritti a tema sacro e profano. Eppure, nonostante il suo pentimento, Marino resterà uno dei poeti più intimamente connessi con l’arte seicentesca.
Poesia e pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione, Allestimento | Courtesy Galleria Borghese
Nella dimora del cardinale Scipione Borghese, che non intrattenne certamente con il poeta un rapporto di stima, insofferente alla licenziosità delle sue opere, e tra i responsabili delle accuse dell’Inquisizione che portarono alla condanna di Marino nel 1623, il percorso espositivo prova a intrecciare la collezione ideale di Marino con quella iniziata a costruire dal porporato. Entrambi amatori d’arte e tra i personaggi più influenti del loro tempo, i due raccolsero e commissionarono dipinti provenienti da tutta Italia, pur nella differenza dovuta alla loro enorme distanza sociale.
Nel percorso della mostra, il cui allestimento integra in modo armonico i capolavori della collezione con le opere ospiti, l’opposizione tra il cardinale e il poeta si dissolve in nome della comune passione per lo splendore delle opere d’arte, descritte, celebrate, collezionate, profondamente amate.
Assomiglia a un’altra scultura descritta alla medesima maniera, sebbene in versi, dal poeta Giovan Battista Marino nella sua Galeria, la raccolta di 624 componimenti poetici pubblicata nel 1619, dedicati ad altrettante opere d’arte divise tra Pitture e Sculture, Favole e Historie, realizzata con un gioco di rispecchiamenti tra testi poetici e opere d’arte, reali o immaginarie.
Giovan Battista Marino potrebbe avere incontrato Pietro Bernini a Napoli sul finire del Cinquecento. Ed eccolo il letterato napoletano che mise in versi il Barocco, nell’unico ritratto arrivato fino a noi, direttamente dal Detroit Institute of Arts, opera del pittore olandese Frans Pourbous con tanto di croce dei santi Maurizio e Lazzaro e il volume dell’Adone nella mano sinistra, lo sguardo austero, consapevole del proprio prestigio letterario.
È un raffinato, riuscitissimo intreccio tra arte e poesia l’incontro tra Giovan Battista Marino e la pittura del suo tempo, quella “meravigliosa passione” che il poeta celebrò per una vita intera, al centro della mostra in corso fino al 9 febbraio nelle sale della Galleria Borghese, tra gli spazi della Pinacoteca appena restaurati dopo un anno di lavori.
Poesia e pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione, Allestimento | Courtesy Galleria Borghese
La Galleria diretta da Francesca Cappelletti esplora con un progetto inedito a cura di Emilio Russo, Patrizia Tosini e Andrea Zezza, le connessioni tra poesia e pittura, sacro e profano, letteratura, arte e potere nel primo Seicento. Seguendo come fil rouge testi di Giovan Battista Marino tratti dalla Galeria, dall’Adone, da La strage degli innocenti, la mostra disegna un percorso attraverso la grande arte rinascimentale e barocca, da Tiziano a Tintoretto, da Correggio ai Carracci, da Rubens a Poussin, celebrando il più grande poeta italiano del Seicento e la sua “meravigliosa” passione per la pittura.
Se il dialogo tra le arti è tutto racchiuso ne Il Sodalizio tra poesia e pittura di Francesco Furini, il racconto della vita di Adone, dell’amore con Venere, passa attraverso opere di eccezionale valore. La vita e la produzione letteraria di Giovan Battista Marino, innamorato a tal punto dell’arte da barattare i suoi componimenti per un quadro, sono legate ai maestri e ai capolavori dell’arte figurativa di primo Seicento, con i quali entra in contatto nei circoli intellettuali e nelle corti più importanti dell’epoca, da quella di papa Clemente VIII Aldobrandini a Roma a quella di Carlo Emanuele I a Torino, ambienti nei quali il poeta stringe rapporti diretti con artisti come il Cavalier d’Arpino, Bernardo Castello, Caravaggio, Agostino Carracci, Palma il Giovane. Se nella sezione La Galeria la mostra ripercorre il rapporto di Giovan Battista Marino con la grande arte del Rinascimento e del Barocco, grazie a un serrato confronto tra dipinti, sculture e la loro trasposizione letteraria (bellissimo l’accostamento tra il Cupido dormiente di Giovan Battista della Porta e i versi de la Galeria dedicati ad Amore), la sezione dedicata all'Adone, tra sacro e profano, raccoglie le opere legate al mito del bellissimo giovinetto amato da Venere, destinato a una tragica fine.
Poesia e pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione, Allestimento | Courtesy Galleria Borghese
In mostra le opere spaziano dagli esiti più sensuali, propri della storia d’amore tra Adone e la dea, come l’Allegoria amorosa con Venere e Adone di Jacopo Palma (provate a individuare la mosca sulla spalla del giovane) a quelli più tragici relativi alla sua morte e al compianto di Venere, in cui entrano in scena anche sottili rimandi a raffigurazioni sacre.
La tappa intitolata La Strage degli innocenti prende invece il titolo da uno dei capolavori del poeta, opera pubblicata postuma solo nel 1632, nonostante a inizio secolo il tema biblico fosse tornato in auge anche in pittura grazie a opere di grande formato realizzate, tra gli altri, da Guido Reni, Giovanni Battista Paggi, Nicolas Poussin. Quest’ultimo, conosciuto e apprezzato da Marino mentre si trovava in esilio in Francia alla corte di Maria de’Medici, è protagonista dell’ultima sezione della mostra, che rende merito al lascito più significativo della passione artistica del poeta: l’intuizione della grandezza del giovane Poussin . L’incontro tra i due a Parigi è la premessa del viaggio del pittore a Roma.
La condanna morale da parte dell’Inquisizione del suo Adone, considerato “osceno” porterà Marino ad abiurare e a bruciare in punto di morte tutti i suoi manoscritti a tema sacro e profano. Eppure, nonostante il suo pentimento, Marino resterà uno dei poeti più intimamente connessi con l’arte seicentesca.
Poesia e pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione, Allestimento | Courtesy Galleria Borghese
Nella dimora del cardinale Scipione Borghese, che non intrattenne certamente con il poeta un rapporto di stima, insofferente alla licenziosità delle sue opere, e tra i responsabili delle accuse dell’Inquisizione che portarono alla condanna di Marino nel 1623, il percorso espositivo prova a intrecciare la collezione ideale di Marino con quella iniziata a costruire dal porporato. Entrambi amatori d’arte e tra i personaggi più influenti del loro tempo, i due raccolsero e commissionarono dipinti provenienti da tutta Italia, pur nella differenza dovuta alla loro enorme distanza sociale.
Nel percorso della mostra, il cui allestimento integra in modo armonico i capolavori della collezione con le opere ospiti, l’opposizione tra il cardinale e il poeta si dissolve in nome della comune passione per lo splendore delle opere d’arte, descritte, celebrate, collezionate, profondamente amate.
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