La bellezza come terapia
Da Hayez a Raffaello, "Brera in Humanitas" porta l'arte nei luoghi della cura
"Brera in Humanitas": Piero della Francesca, Sacra Conversazione (dettaglio)
Francesca Grego
24/03/2023
Milano - Che la bellezza, e la gioia che ne deriva, possano essere terapeutiche, lo sappiamo da tempo. La domanda è: come? La Pinacoteca di Brera e l’Istituto Clinico Humanitas, rispondono con un esempio concreto. Grazie al progetto “Brera in Humanitas”, 15 capolavori dell’arte italiana escono dalle mura del museo milanese per entrare nei luoghi di cura a beneficio di pazienti e personale sanitario. Ingranditi a tutta parete, dettagli tratti da Raffaello, Francesco Hayez, Piero della Francesca e altri dieci celebri maestri ridisegnano il paesaggio ospedaliero reparto dopo reparto. Stampe in altissima risoluzione e uno speciale wallfilm riproducono sui muri della clinica l’effetto materico di una tela dipinta: luci, regolatori di temperatura, monitor e perfino estintori si mimetizzano ora tra le pennellate, che scaldano e umanizzano gli ambienti. Per i più curiosi, un QR code rimanda al sito del progetto (brera.in.humanitas.it), che offre approfondimenti su ogni opera esposta e un video realizzato con i medici, gli infermieri e gli operatori di Humanitas.
"Brera in Humanitas": Ingresso, Francesco Hayez, Il bacio (dettaglio)
“Potrebbe essere vista come una cosa banale, affiggere alle pareti di un ospedale delle opere d’arte. Invece è un’iniziativa lodevole e innovativa”, commenta James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera: “Se ci pensiamo bene anche noi al museo ci occupiamo di cura con una mediazione umana. Al museo abbiamo una figura, il ‘curatore’, che si occupa della conservazione e della valorizzazione delle opere d’arte. Il nostro ‘curatore’, nel caso specifico Alessandra Quarto (ndrrecentemente passata al Museo Poldi Pezzoli con la carica di direttore), che ha messo dei particolari di alcune opere nell’edificio dell’ospedale Humanitas”.
Così, d’ora in poi i pazienti in attesa di ricovero si accomoderanno nel giardino di Un dopo pranzo insieme alle eleganti ospiti del macchiaiolo Silvestro Lega, dopo essere stati accolti all’ingresso dall’appassionata tenerezza del Bacio di Hayez. Un orto di 40 metri quadri colmo di zucche, presidiato dalla placida Fruttivendola di Vincenzo Campi, darà il benvenuto a chi si prepara alla chemio, mentre il tocco delle mani degli Amanti veneziani di Paris Bordon donerà fiducia agli aspiranti genitori nella sala d’attesa del Fertility Center.
"Brera in Humanitas": Radiologia, Raffaello, Sposalizio della Vergine (dettaglio)
“Nessun ospedale ha dei visitatori. Andiamo all’ospedale quando abbiamo bisogno di essere curati e ci mettiamo nelle mani di qualcuno che si prende cura di noi”, prosegue Bradburne: “In generale pensiamo al museo come a un luogo di divertimento, di svago. Un museo dovrebbe essere lì per la cittadinanza, per la comunità quando ne ha bisogno: lungo tutto l’arco della vita, dalla nascita alla morte. Però il museo deve essere lì anche quando non posso andarci: noi infatti abbiamo un programma di accoglienza per persone malate, ad esempio di Parkinson. In poche parole facciamo sì che il museo non sia più un sostantivo, ma un verbo. Un termine inclusivo per tutti i membri della comunità quando sentono di avere bisogno. Questo legame tra ‘cura’ e ‘museo’ ha dato vita a questa iniziativa. Come occorre una città per fare il cittadino, così il museo vive dove noi siamo. La bellezza ha questo effetto di cura e di trovarsi a proprio agio con la fragilità. Dove meglio potrebbero stare le opere di Brera se non in un’ospedale? Occorre che abbiamo una visione olistica del nostro ruolo nella società perché crediamo fortemente nell’umanità.”
"Brera in Humanitas": Accettazione-Ricoveri, Silvestro Lega, Un dopo pranzo (dettaglio)
Anche Humanitas non è nuova a questo genere di iniziative. Nel 2018 il progetto “La cura e la bellezza” ha portato i capolavori dell’Accademia Carrara negli ospedali Humanitas Gavazzeni e Castelli di Bergamo e nella primavera 2020, in piena pandemia, le installazioni hanno accompagnato medici e infermieri durante i duri mesi della lotta. Ancora oggi, i pazienti in terapia intensiva trovano davanti a sé la Veduta del Canal Grande da Ca’ Foscari verso il Ponte di Rialto di Canaletto, una visione rasserenante, ma anche una spinta a immaginare il futuro, magari iniziando da un viaggio a Venezia.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a una rivoluzione tecnologica che ha investito il comparto della medicina. Il 50% dei dati digitali nel mondo sono prodotti dal settore medico, siamo in grado di modificare la genetica, possiamo introdurre nuovi componenti nel nostro corpo. Il nostro approccio è stato quello di abbracciare l’innovazione e la tecnologia mantenendo sempre forte l’l’empatia”, racconta il presidente di Humanitas Gianfelice Rocca, e prosegue: “Ciascuno di noi finisce per perdere le proprie radici quando entra in un’ospedale. Il nostro progetto è nato con l’idea di rendere l’ospedale un luogo efficiente e bello. L’arte in questo senso è fondamentale. Sempre più ci sarà bisogno nel futuro che musei e ospedali siano nodi del pensiero e non mere cattedrali”.
"Brera in Humanitas": Sala check up, Raffaello, Sposalizio della Vergine (dettaglio)
A Milano lo spirito è lo stesso: i dettagli selezionati per “Brera in Humanitas” evocano il parallelo tra l’arte come cura e la cura come arte, in un ospedale frequentato ogni giorno da 12 mila persone. I pazienti e il personale dell’Istituto, inoltre, avranno il privilegio di ammirare dipinti che in questo momento non sono visibili nel normale percorso di visita al museo. A coordinare la scelta dei soggetti è stata Alessandra Quarto, oggi alla guida del Museo Poldi Pezzoli, che ha avviato il progetto nel 2021, quando era vice direttore della Pinacoteca di Brera.
“L’intento era di cambiare la qualità del tempo di attesa e di rendere diversa l’accoglienza, consapevoli che l’umanizzazione degli spazi di cura fa sì che l’ambiente abbia un impatto positivo sulle persone”, spiega. “Abbiamo preso dettagli di opere d’arte, particolari di gesti, sguardi, paesaggi e anche dettagli di opere non esposte al museo. Ad esempio nel corridoio che conduce agli spogliatoi degli infermieri, privo di finestre, abbiamo messo due particolari da Veduta di Gazzada, un paesaggio lombardo dipinto da Bernardo Bellotto per offrire una nuova visione a chi passa. Nell’area di radiologia e check up abbiamo scelto un dettaglio del tempio raffigurato da Raffaello nello Sposalizio della Vergine per offrire un orizzonte oltre le mura e nella sala di attesa dell’ambulatorio di senologia il dettaglio delle mani della ragazza che sorregge il Vaso di fiori di Francesco Hayez”, un capolavoro da cui spirano grazia e femminilità.
"Brera in Humanitas": ambulatorio di senologia, Francesco Hayez, Vaso di Fiori (dettaglio)
"Brera in Humanitas": Ingresso, Francesco Hayez, Il bacio (dettaglio)
“Potrebbe essere vista come una cosa banale, affiggere alle pareti di un ospedale delle opere d’arte. Invece è un’iniziativa lodevole e innovativa”, commenta James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera: “Se ci pensiamo bene anche noi al museo ci occupiamo di cura con una mediazione umana. Al museo abbiamo una figura, il ‘curatore’, che si occupa della conservazione e della valorizzazione delle opere d’arte. Il nostro ‘curatore’, nel caso specifico Alessandra Quarto (ndrrecentemente passata al Museo Poldi Pezzoli con la carica di direttore), che ha messo dei particolari di alcune opere nell’edificio dell’ospedale Humanitas”.
Così, d’ora in poi i pazienti in attesa di ricovero si accomoderanno nel giardino di Un dopo pranzo insieme alle eleganti ospiti del macchiaiolo Silvestro Lega, dopo essere stati accolti all’ingresso dall’appassionata tenerezza del Bacio di Hayez. Un orto di 40 metri quadri colmo di zucche, presidiato dalla placida Fruttivendola di Vincenzo Campi, darà il benvenuto a chi si prepara alla chemio, mentre il tocco delle mani degli Amanti veneziani di Paris Bordon donerà fiducia agli aspiranti genitori nella sala d’attesa del Fertility Center.
"Brera in Humanitas": Radiologia, Raffaello, Sposalizio della Vergine (dettaglio)
“Nessun ospedale ha dei visitatori. Andiamo all’ospedale quando abbiamo bisogno di essere curati e ci mettiamo nelle mani di qualcuno che si prende cura di noi”, prosegue Bradburne: “In generale pensiamo al museo come a un luogo di divertimento, di svago. Un museo dovrebbe essere lì per la cittadinanza, per la comunità quando ne ha bisogno: lungo tutto l’arco della vita, dalla nascita alla morte. Però il museo deve essere lì anche quando non posso andarci: noi infatti abbiamo un programma di accoglienza per persone malate, ad esempio di Parkinson. In poche parole facciamo sì che il museo non sia più un sostantivo, ma un verbo. Un termine inclusivo per tutti i membri della comunità quando sentono di avere bisogno. Questo legame tra ‘cura’ e ‘museo’ ha dato vita a questa iniziativa. Come occorre una città per fare il cittadino, così il museo vive dove noi siamo. La bellezza ha questo effetto di cura e di trovarsi a proprio agio con la fragilità. Dove meglio potrebbero stare le opere di Brera se non in un’ospedale? Occorre che abbiamo una visione olistica del nostro ruolo nella società perché crediamo fortemente nell’umanità.”
"Brera in Humanitas": Accettazione-Ricoveri, Silvestro Lega, Un dopo pranzo (dettaglio)
Anche Humanitas non è nuova a questo genere di iniziative. Nel 2018 il progetto “La cura e la bellezza” ha portato i capolavori dell’Accademia Carrara negli ospedali Humanitas Gavazzeni e Castelli di Bergamo e nella primavera 2020, in piena pandemia, le installazioni hanno accompagnato medici e infermieri durante i duri mesi della lotta. Ancora oggi, i pazienti in terapia intensiva trovano davanti a sé la Veduta del Canal Grande da Ca’ Foscari verso il Ponte di Rialto di Canaletto, una visione rasserenante, ma anche una spinta a immaginare il futuro, magari iniziando da un viaggio a Venezia.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a una rivoluzione tecnologica che ha investito il comparto della medicina. Il 50% dei dati digitali nel mondo sono prodotti dal settore medico, siamo in grado di modificare la genetica, possiamo introdurre nuovi componenti nel nostro corpo. Il nostro approccio è stato quello di abbracciare l’innovazione e la tecnologia mantenendo sempre forte l’l’empatia”, racconta il presidente di Humanitas Gianfelice Rocca, e prosegue: “Ciascuno di noi finisce per perdere le proprie radici quando entra in un’ospedale. Il nostro progetto è nato con l’idea di rendere l’ospedale un luogo efficiente e bello. L’arte in questo senso è fondamentale. Sempre più ci sarà bisogno nel futuro che musei e ospedali siano nodi del pensiero e non mere cattedrali”.
"Brera in Humanitas": Sala check up, Raffaello, Sposalizio della Vergine (dettaglio)
A Milano lo spirito è lo stesso: i dettagli selezionati per “Brera in Humanitas” evocano il parallelo tra l’arte come cura e la cura come arte, in un ospedale frequentato ogni giorno da 12 mila persone. I pazienti e il personale dell’Istituto, inoltre, avranno il privilegio di ammirare dipinti che in questo momento non sono visibili nel normale percorso di visita al museo. A coordinare la scelta dei soggetti è stata Alessandra Quarto, oggi alla guida del Museo Poldi Pezzoli, che ha avviato il progetto nel 2021, quando era vice direttore della Pinacoteca di Brera.
“L’intento era di cambiare la qualità del tempo di attesa e di rendere diversa l’accoglienza, consapevoli che l’umanizzazione degli spazi di cura fa sì che l’ambiente abbia un impatto positivo sulle persone”, spiega. “Abbiamo preso dettagli di opere d’arte, particolari di gesti, sguardi, paesaggi e anche dettagli di opere non esposte al museo. Ad esempio nel corridoio che conduce agli spogliatoi degli infermieri, privo di finestre, abbiamo messo due particolari da Veduta di Gazzada, un paesaggio lombardo dipinto da Bernardo Bellotto per offrire una nuova visione a chi passa. Nell’area di radiologia e check up abbiamo scelto un dettaglio del tempio raffigurato da Raffaello nello Sposalizio della Vergine per offrire un orizzonte oltre le mura e nella sala di attesa dell’ambulatorio di senologia il dettaglio delle mani della ragazza che sorregge il Vaso di fiori di Francesco Hayez”, un capolavoro da cui spirano grazia e femminilità.
"Brera in Humanitas": ambulatorio di senologia, Francesco Hayez, Vaso di Fiori (dettaglio)
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