Da Magazzino Italian Art dall’8 settembre al 23 marzo

Total Space. Due installazioni di Piero Manzoni in mostra a New York

Piero Manzoni. Materials of His Time, Allestimento, Hauser & Wirth Los Angeles, 2019 © Fondazione Piero Manzoni, Milano | Courtesy Fondazione Piero Manzoni, Milan and Hauser & Wirth | Foto: © Mario de Lopez
 

Samantha De Martin

21/08/2025

Mondo - Nel 1961 Piero Manzoni concepì due installazioni visionarie. Si trattava di due ambienti immersivi a grandezza naturale, messi a punto in un'epoca in cui il concettualismo e le installazioni artistiche iniziavano ad affacciarsi all'orizzonte del mondo dell'arte.
Quattro anni dopo la realizzazione degli Achrome - opere realizzate in gesso su tela, in cui il bianco non aveva alcun valore allusivo o simbolico, ma era una superficie incolore - Manzoni scriveva all’amico Henk Peeters, artista olandese del gruppo Zero, esprimendo il desiderio di dare vita a un'opera d'arte che fosse composta da due stanze, delle quali una ricoperta di pelliccia bianca e l’altra di vernice fosforescente.
Tuttavia nel 1963, a soli 29 anni, Manzoni scomparve e La Stanza pelosa e la Stanza fosforescente - questi i nomi che le due creazioni avrebbero dovuto avere - rimasero irrealizzate. Nel 2019 Rosalia Pasqualino di Marineo, direttrice della Fondazione Piero Manzoni, curò la mostra Piero Manzoni: Materials of His Time presso Hauser & Wirth Los Angeles. In quell’occasione Hauser & Wirth e la Fondazione Piero Manzoni commissionarono all'architetto newyorkese Stephanie Goto la realizzazione delle due “stanze” che Manzoni aveva immaginato oltre mezzo secolo prima, ma che erano rimaste irrealizzate. Successivamente furono esposte, sempre nello stesso anno, nella mostra Piero Manzoni: Lines, Materials of His Time presso Hauser & Wirth New York.
A 64 anni di distanza da quell’idea Magazzino Italian Art annuncia di aver ricevuto in dono, grazie alla generosità della Fondazione Piero Manzoni e di Hauser & Wirth, i due ambienti immersivi di dimensioni a grandezza naturale, concepiti da Manzoni nel 1961. Dall’8 settembre al 23 marzo nell’ambito della mostra Piero Manzoni: Total Space, a cura di Nicola Lucchi (direttore della Didattica e del Centro di Ricerca di Magazzino Italian Art) Magazzino presenterà le due installazioni accompagnate da una selezione di opere dell’artista, in prestito da collezioni americane.
Questi due ambienti spingono il lavoro di Manzoni in una direzione inedita e sorprendente. Da un lato portano avanti la logica degli Achrome, che escono dai confini della cornice per espandersi nello spazio tridimensionale e abitato, avvolgendo lo spettatore in un'opera da vivere fisicamente, dall'altro si connettono con la vena ironica e concettuale di lavori come le Linee, i palloncini gonfiati con il fiato dell'artista, o la Merda d'artista.


Piero Manzoni. Materials of His Time, Allestimento, Hauser & Wirth Los Angeles, 2019  © Fondazione Piero Manzoni, Milano | Courtesy Fondazione Piero Manzoni, Milan and Hauser & Wirth | Foto: © Mario de Lopez

Espandendo il gesto dell'achrome nello spazio e inglobando il visitatore, la Stanza pelosa e la Stanza fosforescente accompagnano il pubblico all’interno di due opere, in un'esperienza che coinvolge i sensi in modo tattile, ottico ed epidermico. Se i futuristi nel 1910 si proponevano di porre "lo spettatore nel centro del quadro", il concetto di Manzoni mette in pratica questa intuizione, dando forma a un'esperienza artistica che resta effimera e immateriale, pur attivandosi nel corpo dello spettatore. "Nonostante la sua breve carriera - spiega Adam Sheffer, direttore di Magazzino - Piero Manzoni è stato uno degli artisti italiani, se non del mondo, più innovativi, ironici e instancabilmente inventivi. Siamo orgogliosi di esporre l’importante dono di questi due ambienti insieme a diverse opere Achrome, nelle quali Manzoni ha rotto con la tradizione della pittura a favore di un'arte dello “spazio totale”, dove materiali, forma e presenza eclissano il superficiale e aprono nuove dimensioni concettuali".

Tra gli Achrome sarà in mostra un grande esemplare del 1958, realizzato con caolino su tela, una delle tecniche che per prime hanno permesso a Manzoni di perseguire una riduzione radicale del linguaggio pittorico, lasciando il materiale inerte a creare una superficie neutra. Con questo espediente l’artista evita i preziosismi dell’astrattismo di matrice formalista, ma anche gli eccessi emotivi dell’informale, avviando una critica più radicale e al tempo stesso più silenziosa, da declinare e sperimentare attraverso materiali e configurazioni differenti.

“Piero Manzoni - spiega il curatore Nicola Lucchi - è stato un anticipatore di molti dei temi che sarebbero poi diventati centrali per gli artisti di Arte Povera: la radicale sperimentazione sui materiali, il superamento delle forme tradizionali di pittura e scultura, l’idea dell’opera come esperienza talvolta totalizzante, talvolta intangibile.
Presentare a Magazzino questa selezione di opere visionarie e sovversive significa valorizzarne l’eredità, in dialogo con la nostra collezione di arte italiana del dopoguerra”.

La mostra ospitata dal museo di Cold Spring, fondato da Nancy Olnick e Giorgio Spanu e inaugurato nel 2017, riflette proprio su questo ribaltamento di ogni prospettiva e sulle sue conseguenze nell'arte italiana del dopoguerra. Con ironia Manzoni anticipa infatti molte delle tensioni che attraverseranno negli anni a seguire l'Arte Povera: la smaterializzazione dell'oggetto, la centralità dell'idea, l'opera come atto critico.