Dal 31 ottobre al 1° aprile a Palazzo Bonaparte

A Roma il grande ritorno di Escher

Maurits Cornelis Escher, San Michele dei Frisoni, Roma (Decimo secolo), 1932 Litografia, 435x491 mm Collezione M.C. Escher Foundation, Paesi Bassi All M.C. Escher works © 2023 The M.C. Escher Company. All rights reserved
 

Samantha De Martin

30/10/2023

Roma - “Il mio cuore non potrebbe assorbire con maggior gratitudine, né il mio animo con maggiore sensibilità, l’atmosfera assolutamente nuova nella quale mi trovo a vivere, gli incontri sorprendenti e inattesi...che mi offrono ogni giorno in questo posto benedetto”.
Il posto in questione del quale Maurits Cornelis Escher parla in una lettera scritta a Siena nel dicembre del 1922 è l’Italia, il cantuccio dei suoi giorni felici dove ogni anno ha disegnato colline, costiere, paesaggi, lasciandosi ispirare dalla natura rigogliosa, concentrandosi sulle strutture geometriche alla base di panorami ed elementi della natura.
L’anno dopo, nel 1923, l’artista olandese si stabilirà definitivamente a Roma, dove vivrà per dodici anni, fino al 1935, e dove sarebbero nati i suoi due figli.
Durante i suoi viaggi alla scoperta del belpaese Escher ha raccolto i semi del suo inconfondibile linguaggio. “Ero incredibilmente interessato al paesaggio del Sud Italia, alle influenze dei Mori, come ad esempio quei tetti tondeggianti. L’ho trovato affascinante” scriveva. Ed è forse questo rapporto intenso, d’amore con il belpaese e in particolare con la Roma dei notturni l’aspetto più interessante della poderosa mostra che dal 31 ottobre al 1° aprile - a cento anni esatti dalla sua prima visita nella capitale avvenuta nel 1923 - Palazzo Bonaparte dedica al maestro dei mondi impossibili, al mago delle scale, dei pesci e dei serpenti, amato dai matematici e dagli hippie.


Maurits Cornelis Escher, Tra San Pietro e la Cappella Sistina, 1936, Pastello e gessetto, 317x238 Collezione Maurits, Italia All M.C. Escher works © 2023 The M.C. Escher Company. All rights reserved

Il percorso, a cura di Federico Giudiceandrea e Mark Veldhuysen, ceo della M.C. Escher Company, con il patrocinio della Regione Lazio, del comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, è prodotto e organizzato da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits.

Il periodo romano, in particolare, ebbe una forte influenza su tutto il suo lavoro successivo che vide Escher prolifico nella produzione di litografie e incisioni soprattutto di paesaggi, scorci, architetture e vedute di quella Roma antica e barocca che l’olandese inquieto, riservato amava indagare nella sua dimensione più intima, alla luce fioca di una lanterna.
“La sera (…) disegnavo la meravigliosa, bellissima architettura di Roma di notte, che mi piaceva di più di quella alla luce del giorno. Le passeggiate notturne sono il più meraviglioso ricordo che ho di Roma” scriveva Escher mentre lo immaginiamo disegnare al chiaro di luna, seduto su una sedia pieghevole e con una piccola torcia appesa alla giacca.

In un allestimento lineare, ben pensato, tra superfici specchianti che accolgono in perfetta armonia i 300 lavori esposti, colpisce la serie completa dei 12 “notturni romani” prodotta nel 1934 - tra cui “Colonnato di San Pietro”, “San Nicola in Carcere”, “Piccole chiese, Piazza Venezia”, “Santa Francesca Romana”, “Il dioscuro Polluce” - accanto ad altri lavori come Roma (e il Grifone dei Borghese) del 1927, San Michele dei Frisoni, Roma (1932) e Tra San Pietro e la Cappella Sistina (1936) che rappresentano i fasti dell’antica Urbe.

Escher era stato introdotto nell’ambiente romano dal suo amico ed estimatore Godefridus Johannes Hoogewerff, direttore dell’allora Istituto Storico Olandese. La città eterna ha ispirato molte delle sue opere, tra le quali la serie di dodici xilografie del 1934 e la celebre opera Mano con sfera riflettente dove viene riprodotto fedelmente il suo studio di via Alessandro Poerio 122, nel quartiere di Monteverde Vecchio, dove il maestro abitava.

Ogni anno Escher era solito intraprendere un viaggio attraverso l’Italia e nel Mediterraneo per riprodurne i magnifici paesaggi. Ed eccoli in mostra i luoghi incontrati, dalla Campania alla Calabria, dalla Sicilia all’Abruzzo, spesso in compagnia dell’amico ed artista svizzero Giuseppe Haas Triverio. Non mancano gli esordi di Mauk, come lo chiamavano in famiglia. Fu Samuel Jessurun de Mesquita, esponente del movimento Art Nouveau olandese e suo insegnante alla Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem, a incoraggiarlo a diventare un grafico. Per questo i suoi primi lavori risentono dell’influenza delle forme sinuose ed eleganti e degli ornamenti decorativi ispirati ai soggetti naturali dell’Art Nouveau. Nelle opere degli inizi, per lo più caratterizzate da prospettive insolite, una meticolosa osservazione della natura si fonde già con vedute che spaziano verso orizzonti lontani, anticipando i paradossi prospettici e le illusioni ottiche della maturità.

Ma è sempre il viaggio a far maturare la sua arte. L’uso delle tassellature, divenuto presto un tratto distintivo in cui fantasia, geometria e soggetti figurativi sono sapientemente combinati, risentono dell’influenza del soggiorno di Escher a Granada, nel 1936, dove visita l’Alhambra, un complesso palaziale fortificato, costruito fra il secolo XIII e il XIV sul colle che domina la città dagli emiri nasridi, famoso per l’elaborata decorazione degli edifici. Questa visita diventa un punto di svolta nella sua carriera, complici le decorazioni geometriche in stile moresco che affascinano l’artista a tal punto da indurlo a interessarsi alle tassellature.



Maurits Cornelis Escher, Relatività, 1953, Litografia, 277x292 mm Collezione M.C. Escher Foundation, Paesi Bassi All M.C. Escher works © 2023 The M.C. Escher Company. All rights reserved

In mostra - un caleidoscopio di sfere, solidi geometrici, superfici riflettenti, superfici topologiche come il nastro di Möbius - i paradossi, le distorsioni prospettiche e le illusioni ottiche frastornano il visitatore inducendolo, al tempo stesso, a trovare nel caos una forma di equilibrio perfetto.
Da quando, nel 1954, alcune stampe di Escher vennero esposte durante il Congresso Internazionale dei Matematici ad Amsterdam, il suo lavoro fu sempre più apprezzato dalla comunità scientifica e l’artista iniziò un dialogo serrato con matematici e cristallografi, presto rivelatosi una fonte di ispirazione per la ricerca sulle strutture impossibili, le illusioni ottiche, la rappresentazione dell’infinito.

Escher cerca di forzare oltre ogni limite la rappresentazione di situazioni impossibili, coerenti all’apparenza, attraverso una selezione di alcune delle sue opere più celebri, esposte in mostra, come Salire e Scendere, Belvedere, Cascata, Galleria di stampe, o ancora Relatività. Lavori che riflettono il suo complesso rapporto con la matematica, la geometria e il tema della riproduzione grafica dell’infinito.

Il percorso dà anche conto delle commissioni ricevute in qualità di grafico, dai biglietti di auguri al design per loghi, francobolli, articoli pubblicitari, ex libris (contrassegni da inserire in libri di collezioni o biblioteche private per attestarne la proprietà). La mostra a Palazzo Bonaparte è anche l'occasione per ammirare una ricostruzione dello studio dell'artista a Baarn, in Olanda, che espone gli strumenti originali con i quali il maestro produceva le sue opere e il cavalletto portatile che portò con sé nel suo peregrinare per l’Italia. Ma l'appuntamento romano diventa anche un pretesto per divertirsi giocando con l’arte grazie al ricco apparato multimediale. Provate a trasformarvi nei protagonisti di Legame di Unione o a sostituirvi al volto di Escher nell’Autoritratto allo specchio. O ancora a perdervi, senza incertezze, nella sala immersiva presentata a Roma in anteprima mondiale. Il percorso romano, che rappresenta la più grande e completa mostra mai dedicata all'incisore olandese, è un’avventura da non perdere dove si mescolano arte, matematica, scienza, fisica, design.

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