Alla Corsini i dipinti dell'artista vicino a Michelangelo
In mostra a Roma due gioielli di Daniele da Volterra

Daniele da Volterra, Galleria Corsini, Collezione Pannocchieschi d'Elci |
Elia nel Deserto
Francesca Grego
15/02/2017
Roma - Saranno esposti da domani alla Galleria Corsini due capolavori del Rinascimento di solito lontani dagli occhi del pubblico, che appartengono all'antica collezione dei conti Pannocchieschi d'Elci di Siena. Si tratta di Elia nel Deserto e della Madonna col Bambino, San Giovannino e Santa Barbara di Daniele da Volterra.
Noto come “il Braghettone” per aver coperto con drappi e foglie di fico le nudità del Giudizio Universale dopo la stretta conservatrice del Concilio di Trento, l'artista fu in realtà il collaboratore più vicino di Michelangelo, con cui condivise vicende artistiche e umane.
Sono davvero poche le opere di Daniele da Volterra giunte fino a noi: fra queste la Discesa dalla Croce della chiesa di Trinità dei Monti a Roma e l'epica Strage degli Innocenti conservata agli Uffizi, entrambe intensamente influenzate dalla lezione del genio fiorentino.
Nei dipinti in mostra, realizzati all'epoca di papa Paolo III Farnese, l'impronta michelangiolesca si evidenzia in particolare nella tridimensionalità scultorea che la luce conferisce alle figure. Per renderne pienamente comprensibili la genesi e lo sviluppo progettuale, le due opere sono affiancate da alcune riflettografie.
Curata da Barbara Agosti e Vittoria Romani, la mostra sarà visitabile gratuitamente domani 16 febbraio dalle 18.30 alle 22, dopodiché resterà aperta fino al 7 maggio.
Noto come “il Braghettone” per aver coperto con drappi e foglie di fico le nudità del Giudizio Universale dopo la stretta conservatrice del Concilio di Trento, l'artista fu in realtà il collaboratore più vicino di Michelangelo, con cui condivise vicende artistiche e umane.
Sono davvero poche le opere di Daniele da Volterra giunte fino a noi: fra queste la Discesa dalla Croce della chiesa di Trinità dei Monti a Roma e l'epica Strage degli Innocenti conservata agli Uffizi, entrambe intensamente influenzate dalla lezione del genio fiorentino.
Nei dipinti in mostra, realizzati all'epoca di papa Paolo III Farnese, l'impronta michelangiolesca si evidenzia in particolare nella tridimensionalità scultorea che la luce conferisce alle figure. Per renderne pienamente comprensibili la genesi e lo sviluppo progettuale, le due opere sono affiancate da alcune riflettografie.
Curata da Barbara Agosti e Vittoria Romani, la mostra sarà visitabile gratuitamente domani 16 febbraio dalle 18.30 alle 22, dopodiché resterà aperta fino al 7 maggio.
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