Fino al 21 settembre 2025 nello spazio Conciliazione 5
No man is an Island. Adrian Paci a Roma con un progetto dedicato alla migrazione e all’accoglienza

Adrian Paci, No Man is an Island, Allestimento
Samantha De Martin
11/06/2025
Roma - Una figura maschile, calco del corpo dell’artista, sorregge sulle spalle un tetto capovolto a forma di ali, evocando l’idea di un’umanità sospesa tra trascendenza e precarietà.
L’essere umano diventa viandante, protagonista di un viaggio obbligato e drammatico di chi è costretto ad abbandonare la propria terra.
Per il secondo appuntamento nello spazio Conciliazione 5 - il progetto di arte contemporanea promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione del Vaticano, ideato in occasione del Giubileo 2025 e affidato alla curatela di Cristiana Perrella per il primo anno di attività - Adrian Paci sceglie la scultura Home to Go (2001), concentrando la sua ricerca sulla potenza trasformativa del viaggio, capace di produrre immaginari suggestivi.
Incorniciata in una window gallery visibile 24 ore su 24 su via della Conciliazione, a pochi passi da Piazza san Pietro, con i suoi riferimenti all’iconografia cristiana della Passione, spesso ricorrenti nel percorso dell’artista - da Cappella Pasolini (2005) a Via Crucis (2011) per la chiesa di San Bartolomeo a Milano - Home to Go dialoga con la sacralità del luogo.
Incrocia il percorso che conduce i pellegrini a San Pietro e alla Porta Santa, oltre ad ammiccare alla storia dell’arte antica, che l’artista ha appreso sin dalla sua prima formazione.

Adrian Paci, No Man is an Island, Allestimento
No Man is an Island è il titolo del progetto che abbraccia la scultura Home to Go, e, a pochi metri di distanza da via della Conciliazione, anche The bell tolls upon the waves (2024), una video installazione allestita dall’artista nelle storiche Corsie Sistine del Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia.
Questo antico luogo di cura e accoglienza risale al 727 d.C., quando il re sassone Ina fondò la Schola Saxonum per i pellegrini diretti alla Tomba di San Pietro.
Prodotta dalla Fondazione Giorgio Pace ed esposta per la prima volta in Italia, l’opera è ispirata a un episodio realmente accaduto: nel 1566 a Termoli, durante un attacco turco, i saccheggiatori tentarono di trafugare la Campana di Santa Caterina, utilizzata per avvisare i marinai in caso di pericolo. Un tentativo inutile dal momento che, durante il trasporto, la campana finisce in mare affondando l’imbarcazione sulla quale viaggiava. Rievocando questa storia, Paci ha progettato una campana per una piattaforma galleggiante sul mare di fronte a Termoli, facendo in modo che, almeno idealmente, quella storica riemergesse dai fondali. L’artista albanese ha documentato l’intera l’operazione con un video in cui i rintocchi della campana sono generati dal movimento delle onde, a volte dolce, a volte violento.
Caratterizzata da un forte valore simbolico, The bell tolls upon the waves rimanda a una perdita, ma anche a una presenza evocativa, la cui risonanza viene amplificata dal contesto carico di storia in cui viene installata. Il dialogo tra un’opera già nota, tra le prime a far conoscere l’artista all’inizio del suo percorso, e una nuova produzione, mette in luce la coerenza con cui Adrian Paci da sempre riflette su questi temi, offrendoci una narrazione che intreccia memoria personale, spiritualità e attenzione alle grandi questioni del nostro tempo.
Adrian Paci, No Man is an Island, Allestimento
Il titolo della mostra - No man is an Island - è una citazione del poeta inglese cinquecentesco John Donne, tratta da Meditation XVII (Devotions Upon Emergent Occasions, 1624), che recita “Nessun uomo è un’isola, intero in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto (...) la morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché sono coinvolto nell’umanità, e quindi non chiedere mai per chi suona la campana; suona per te”. Un invito a riconoscere la comune appartenenza e la responsabilità reciproca, valori fondanti per il Giubileo e per l’intera programmazione di Conciliazione 5, che vuole essere – come auspicato dal Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero – uno spazio aperto alla spiritualità, al pensiero critico e alla potenza trasformativa dell’arte.
La programmazione continuerà in autunno con le commissioni ad altri due artisti internazionali, che continueranno l’indagine sui grandi temi del nostro tempo attraverso l’arte.
L’essere umano diventa viandante, protagonista di un viaggio obbligato e drammatico di chi è costretto ad abbandonare la propria terra.
Per il secondo appuntamento nello spazio Conciliazione 5 - il progetto di arte contemporanea promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione del Vaticano, ideato in occasione del Giubileo 2025 e affidato alla curatela di Cristiana Perrella per il primo anno di attività - Adrian Paci sceglie la scultura Home to Go (2001), concentrando la sua ricerca sulla potenza trasformativa del viaggio, capace di produrre immaginari suggestivi.
Incorniciata in una window gallery visibile 24 ore su 24 su via della Conciliazione, a pochi passi da Piazza san Pietro, con i suoi riferimenti all’iconografia cristiana della Passione, spesso ricorrenti nel percorso dell’artista - da Cappella Pasolini (2005) a Via Crucis (2011) per la chiesa di San Bartolomeo a Milano - Home to Go dialoga con la sacralità del luogo.
Incrocia il percorso che conduce i pellegrini a San Pietro e alla Porta Santa, oltre ad ammiccare alla storia dell’arte antica, che l’artista ha appreso sin dalla sua prima formazione.

Adrian Paci, No Man is an Island, Allestimento
No Man is an Island è il titolo del progetto che abbraccia la scultura Home to Go, e, a pochi metri di distanza da via della Conciliazione, anche The bell tolls upon the waves (2024), una video installazione allestita dall’artista nelle storiche Corsie Sistine del Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia.
Questo antico luogo di cura e accoglienza risale al 727 d.C., quando il re sassone Ina fondò la Schola Saxonum per i pellegrini diretti alla Tomba di San Pietro.
Prodotta dalla Fondazione Giorgio Pace ed esposta per la prima volta in Italia, l’opera è ispirata a un episodio realmente accaduto: nel 1566 a Termoli, durante un attacco turco, i saccheggiatori tentarono di trafugare la Campana di Santa Caterina, utilizzata per avvisare i marinai in caso di pericolo. Un tentativo inutile dal momento che, durante il trasporto, la campana finisce in mare affondando l’imbarcazione sulla quale viaggiava. Rievocando questa storia, Paci ha progettato una campana per una piattaforma galleggiante sul mare di fronte a Termoli, facendo in modo che, almeno idealmente, quella storica riemergesse dai fondali. L’artista albanese ha documentato l’intera l’operazione con un video in cui i rintocchi della campana sono generati dal movimento delle onde, a volte dolce, a volte violento.
Caratterizzata da un forte valore simbolico, The bell tolls upon the waves rimanda a una perdita, ma anche a una presenza evocativa, la cui risonanza viene amplificata dal contesto carico di storia in cui viene installata. Il dialogo tra un’opera già nota, tra le prime a far conoscere l’artista all’inizio del suo percorso, e una nuova produzione, mette in luce la coerenza con cui Adrian Paci da sempre riflette su questi temi, offrendoci una narrazione che intreccia memoria personale, spiritualità e attenzione alle grandi questioni del nostro tempo.

Adrian Paci, No Man is an Island, Allestimento
Il titolo della mostra - No man is an Island - è una citazione del poeta inglese cinquecentesco John Donne, tratta da Meditation XVII (Devotions Upon Emergent Occasions, 1624), che recita “Nessun uomo è un’isola, intero in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto (...) la morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché sono coinvolto nell’umanità, e quindi non chiedere mai per chi suona la campana; suona per te”. Un invito a riconoscere la comune appartenenza e la responsabilità reciproca, valori fondanti per il Giubileo e per l’intera programmazione di Conciliazione 5, che vuole essere – come auspicato dal Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero – uno spazio aperto alla spiritualità, al pensiero critico e alla potenza trasformativa dell’arte.
La programmazione continuerà in autunno con le commissioni ad altri due artisti internazionali, che continueranno l’indagine sui grandi temi del nostro tempo attraverso l’arte.
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