Roma e l'arte dai Sessanta al Duemila: il Macro ci accompagna indietro nel tempo
courtesy Elisabetta Catalano |
Elisabetta Catalano - D. Maraini, M. Vitti, A. Warhol - 1973
29/11/2012
Roma - Sculture, installazioni, dipinti ma anche foto, video, manifesti e documenti vari. Passa in rassegna tutta un’epoca il nuovo progetto espositivo del Macro (Museo d’Arte Contemporanea Roma) intitolato Ritratto di una città. Arte a Roma 1960-2001. E contemporaneamente offre uno sguardo sul collezionismo privato: le opere in esposizione da oggi al 26 maggio 2013 provengono infatti quasi tutte da prestiti di appassionati d’arte, gallerie, critici, curatori e, in qualche caso, degli stessi artisti. L’epoca di cui si parla è quella dei quarant’anni che vanno dai Sessanta al Duemila.
Gli scatti in bianco e nero di Elisabetta Catalano ci restituiscono, per esempio, l’immagine di Monica Vitti e Dacia Maraini insieme ad Andy Warhol, fotografati nel ’73 davanti alle stampe con i famosi barattoli di Zuppa Campbell’s, e ancora della scenografa Titina Maselli e Angelica De Chirico, figlia di Alberto Savinio, nel 1965. E poi, come in un gioco di specchi e di rimandi, ancora uno scatto di Elisabetta Catalano che immortala Giosetta Fioroni che a sua volta solleva la macchina fotografica per riprendere la bellezza dolce e moderna di Talita che guarda ad occhi sgranati, e in penombra, verso lo spettatore.
E ancora le foto di artisti in posa nei loro studi, da Renato Mambor (1971) a Piero Pizzi Cannella (1985) e Mimmo Paladino (1986) o al lavoro, come Keith Haring ripreso da Stefano Fontebasso de Martino durante l’allestimento di una mostra al Palazzo delle Esposizioni (1984).
Dipinti (per es. Mimmo Rotella, A strappo deciso, 1960 conservato nello stesso Macro) e sculture (come quella di Eliseo Mattiacci, Sette corpi di energia, 1973 proveniente dalla collezione privata di Luisa Laureati).
In tutto ci sono circa 50 opere che ricreano l’allure di un periodo tra i più vivaci e prolifici per l’arte e la cultura a Roma. Inevitabile e ampiamente previsto, anche per motivi di spazio, che ci fossero lacune.
E infatti riguardo alle polemiche rimbalzate sui media a poche ore dalla inaugurazione della mostra, Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Macro, risponde: “Ritratto di una città. Arte a Roma 1960-2001 non vuole essere una mostra esaustiva… Abbiamo detto molto chiaramente che si tratta di un primo allestimento che prevederà una rotazione di opere. E' un’esposizione pensata per essere uno strumento di ricerca e di approfondimento, l’inizio di un percorso che avrà altre tappe, con nuovi focus, nuove opere in mostra, incontri, workshop, dibattiti ... Ovviamente non è un censimento, ma una scelta storico-critico, aperta però al confronto e alla discussione”.
Nicoletta Speltra
Gli scatti in bianco e nero di Elisabetta Catalano ci restituiscono, per esempio, l’immagine di Monica Vitti e Dacia Maraini insieme ad Andy Warhol, fotografati nel ’73 davanti alle stampe con i famosi barattoli di Zuppa Campbell’s, e ancora della scenografa Titina Maselli e Angelica De Chirico, figlia di Alberto Savinio, nel 1965. E poi, come in un gioco di specchi e di rimandi, ancora uno scatto di Elisabetta Catalano che immortala Giosetta Fioroni che a sua volta solleva la macchina fotografica per riprendere la bellezza dolce e moderna di Talita che guarda ad occhi sgranati, e in penombra, verso lo spettatore.
E ancora le foto di artisti in posa nei loro studi, da Renato Mambor (1971) a Piero Pizzi Cannella (1985) e Mimmo Paladino (1986) o al lavoro, come Keith Haring ripreso da Stefano Fontebasso de Martino durante l’allestimento di una mostra al Palazzo delle Esposizioni (1984).
Dipinti (per es. Mimmo Rotella, A strappo deciso, 1960 conservato nello stesso Macro) e sculture (come quella di Eliseo Mattiacci, Sette corpi di energia, 1973 proveniente dalla collezione privata di Luisa Laureati).
In tutto ci sono circa 50 opere che ricreano l’allure di un periodo tra i più vivaci e prolifici per l’arte e la cultura a Roma. Inevitabile e ampiamente previsto, anche per motivi di spazio, che ci fossero lacune.
E infatti riguardo alle polemiche rimbalzate sui media a poche ore dalla inaugurazione della mostra, Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Macro, risponde: “Ritratto di una città. Arte a Roma 1960-2001 non vuole essere una mostra esaustiva… Abbiamo detto molto chiaramente che si tratta di un primo allestimento che prevederà una rotazione di opere. E' un’esposizione pensata per essere uno strumento di ricerca e di approfondimento, l’inizio di un percorso che avrà altre tappe, con nuovi focus, nuove opere in mostra, incontri, workshop, dibattiti ... Ovviamente non è un censimento, ma una scelta storico-critico, aperta però al confronto e alla discussione”.
Nicoletta Speltra
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