La prigionia dei militari italiani deportati dopo l’armistizio
L’8 settembre in mostra al Mart

L.S.
03/09/2013
Trento - Nel settantesimo anniversario dell’8 settembre 1943, data dell'annuncio dell'armistizio con gli Alleati e dello scioglimento dell'alleanza militare con la Germania, il Mart di Trento e Rovereto presenta una mostra che rimarrà aperta al pubblico dal 6 al 29 settembre, nel foyer dell’Archivio del Novecento.
L’esposizione racconta come quel fatidico giorno in cui lo Stato Maggiore fu dissolto lasciando l’esercito italiano allo sbando, migliaia di militari vennero catturati dai tedeschi e deportati nei campi di concentramento del Reich. Tra loro: Vittorio Vialli, tenente di fanteria di Cles, che nel cappotto nascondeva una macchina fotografica con cui realizzò uno dei più importanti diari di prigionia.
La mostra, realizzata interamente con materiali dell’epoca, combina le immagini alla forza documentaria di biglietti gettati dai treni diretti ai lager nella remota speranza che qualcuno li raccogliesse e li consegnasse; delle pagine di diari compilate nel freddo delle baracche; di frammenti di lettere inviate dai prigionieri ai loro cari; di disegni e altre reliquie raccolte in quella stagione di abbandono e sofferenza in cui si consumò il castigo che Hitler aveva promesso agli italiani "traditori".
L’esposizione racconta come quel fatidico giorno in cui lo Stato Maggiore fu dissolto lasciando l’esercito italiano allo sbando, migliaia di militari vennero catturati dai tedeschi e deportati nei campi di concentramento del Reich. Tra loro: Vittorio Vialli, tenente di fanteria di Cles, che nel cappotto nascondeva una macchina fotografica con cui realizzò uno dei più importanti diari di prigionia.
La mostra, realizzata interamente con materiali dell’epoca, combina le immagini alla forza documentaria di biglietti gettati dai treni diretti ai lager nella remota speranza che qualcuno li raccogliesse e li consegnasse; delle pagine di diari compilate nel freddo delle baracche; di frammenti di lettere inviate dai prigionieri ai loro cari; di disegni e altre reliquie raccolte in quella stagione di abbandono e sofferenza in cui si consumò il castigo che Hitler aveva promesso agli italiani "traditori".
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