Dal 22 febbraio al 30 giugno
Van Gogh approda a Trieste con 50 capolavori

Vincent van Gogh, L'arlesiana (Madame Ginoux), 1890, olio su tela, 50 x 60 cm, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea © Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo
Francesca Grego
22/02/2024
Trieste - Dalla collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo, un viaggio completo nella vita e nell’opera di uno degli artisti più amati di sempre. Apre i battenti oggi al Museo Revoltella la grande mostra Van Gogh, a cura di Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, che a Roma ha totalizzato 600 mila visitatori in cinque mesi. Animata da oltre 50 opere, la tappa triestina offre al pubblico una sorpresa speciale: il ricongiungimento in via eccezionale dei ritratti di Monsieur e Madame Ginoux, i proprietari del Café de la Gare di Arles e della celebre Casa Gialla, che conosciamo proprio grazie ai dipinti di Van Gogh.

Vincent van Gogh, Portrait of Joseph-Michel Ginoux, 1888. Olio su tela, cm 65,3x54,4. Kröller-Müller Museum © Kröller-Müller Museum I Courtesy Arthemisia
Arriva da Otterlo, come quasi tutte le opere esposte, il Ritratto di Joseph Michel Ginoux (1888), per mostrarsi in compagnia dell’Arlesiana (1890), conservata presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Un quadro oggi iconico, ma anche di particolare valore affettivo per l’artista: durante la permanenza ad Arles, Marie Ginoux lo aveva infatti assistito amorevolmente e gli aveva prestato soccorso dopo il violento taglio dell’orecchio. Più tardi, nel tormentato soggiorno a Saint-Remy, Van Gogh avrebbe elaborato una serie di ritratti della donna ispirandosi a un disegno di Gauguin: immagini di una figura materna malinconica con le labbra atteggiate a un leggero sorriso (anche Marie, come Vincent, soffriva di crisi nervose).
“Quello che nel mio mestiere mi appassiona di più, molto, molto più di tutto il resto, è il ritratto, il ritratto moderno”, scriveva l’artista: “Vorrei fare ritratti che tra un secolo alla gente di quell’epoca sembrino delle apparizioni. Dunque, non cerco di ritrarre la somiglianza fotografica, bensì le nostre espressioni appassionate”.

Vincent Van Gogh, Il giardiniere, Saint-Rémy, settembre 1889. Olio su tela. Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma
Madame e Monsieur Ginoux non sono soli in un percorso ricco di dipinti celebri. Come Il giardiniere, realizzato a Saint-Remy e anch’esso proveniente dalla GNAM di Roma, il Seminatore o il Paesaggio con covoni e luna nascente, per citarne alcuni. Il racconto della mostra ricostruisce passo dopo passo la parabola del maestro, seguendolo nei luoghi della sua vita errabonda ed evidenziandone le evoluzioni: dall’Olanda, dove il pittore nacque e iniziò a sviluppare i suoi talenti, a Parigi, dove il contatto con la rivoluzione impressionista cambiò profondamente il suo modo di dipingere. Fino all’assolato Midi con i soggiorni ad Arles, Saint-Rémy e Auvers-Sur-Oise, dove la febbre creativa si intrecciò al tormento esistenziale mentre un numero impressionante di capolavori vedeva la luce.

Van Gogh, Trieste, Museo Revoltella I Courtesy Arthemisia
Punto di partenza del viaggio è l’interesse di Van Gogh per il disegno, “l’origine di tutto”, come lui stesso afferma, che lo terrà impegnato durante gli anni olandesi. Scopriamo così i paesaggi scuri della giovinezza e lo studio quasi sacrale riservato al lavoro della terra del Nord, con figure come i raccoglitori di patate, i boscaioli, le contadine e le loro famiglie, per poi passare alle dirompenti ricerche sul colore e allo studio della fisionomia umana, culminato in una lunga serie di ritratti e autoritratti.

Vincent Van Gogh, Il seminatore, Arles, 17 – 28 giugno 1888 ca. Olio su tela, 80.3 x 64.2 cm © Kröller-Müller Museum, Otterlo
Infine, l’immersione nella luce e nel calore del Sud porterà al culmine la forza del tratto e del colore, riflettendosi in una resa della natura sempre più potente ed espressiva: dal Seminatore di Arles, con un cromatismo sfiora la metafisica, ai Pini al tramonto o al Giardino dell’ospedale di Saint-Remy, dove le linee sinuose della vegetazione sembrano riflettere un intricato tumulto interiore, fino al Burrone pronto a inghiottire ogni speranza e al Vecchio disperato, dove è difficile non cogliere un rimando alla condizione dell’autore.

Vincent van Gogh, Pini al tramonto, 1889, Olio su tela, 91.5 x 72 cm, Otterlo, Kröller-Müller Museum
In programma dal 22 febbraio al 30 giugno 2024, la mostra è accompagnata da una serie di iniziative volte a promuove la conoscenza del patrimonio artistico di Trieste e dintorni: con un unico biglietto si potrà visitare il Museo Revoltella, ovvero la Galleria d’Arte Moderna di Trieste, mentre chi pernotterà in città per almeno due notti riceverà la FVG Card, un pass per scoprire il Friuli Venezia Giulia e accedere gratuitamente a mostre come quelle su Van Gogh e Antonio Ligabue (al Revoltella fino al 30 giugno).

Van Gogh, Trieste, Museo Revoltella I Courtesy Arthemisia

Vincent van Gogh, Portrait of Joseph-Michel Ginoux, 1888. Olio su tela, cm 65,3x54,4. Kröller-Müller Museum © Kröller-Müller Museum I Courtesy Arthemisia
Arriva da Otterlo, come quasi tutte le opere esposte, il Ritratto di Joseph Michel Ginoux (1888), per mostrarsi in compagnia dell’Arlesiana (1890), conservata presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Un quadro oggi iconico, ma anche di particolare valore affettivo per l’artista: durante la permanenza ad Arles, Marie Ginoux lo aveva infatti assistito amorevolmente e gli aveva prestato soccorso dopo il violento taglio dell’orecchio. Più tardi, nel tormentato soggiorno a Saint-Remy, Van Gogh avrebbe elaborato una serie di ritratti della donna ispirandosi a un disegno di Gauguin: immagini di una figura materna malinconica con le labbra atteggiate a un leggero sorriso (anche Marie, come Vincent, soffriva di crisi nervose).
“Quello che nel mio mestiere mi appassiona di più, molto, molto più di tutto il resto, è il ritratto, il ritratto moderno”, scriveva l’artista: “Vorrei fare ritratti che tra un secolo alla gente di quell’epoca sembrino delle apparizioni. Dunque, non cerco di ritrarre la somiglianza fotografica, bensì le nostre espressioni appassionate”.

Vincent Van Gogh, Il giardiniere, Saint-Rémy, settembre 1889. Olio su tela. Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma
Madame e Monsieur Ginoux non sono soli in un percorso ricco di dipinti celebri. Come Il giardiniere, realizzato a Saint-Remy e anch’esso proveniente dalla GNAM di Roma, il Seminatore o il Paesaggio con covoni e luna nascente, per citarne alcuni. Il racconto della mostra ricostruisce passo dopo passo la parabola del maestro, seguendolo nei luoghi della sua vita errabonda ed evidenziandone le evoluzioni: dall’Olanda, dove il pittore nacque e iniziò a sviluppare i suoi talenti, a Parigi, dove il contatto con la rivoluzione impressionista cambiò profondamente il suo modo di dipingere. Fino all’assolato Midi con i soggiorni ad Arles, Saint-Rémy e Auvers-Sur-Oise, dove la febbre creativa si intrecciò al tormento esistenziale mentre un numero impressionante di capolavori vedeva la luce.

Van Gogh, Trieste, Museo Revoltella I Courtesy Arthemisia
Punto di partenza del viaggio è l’interesse di Van Gogh per il disegno, “l’origine di tutto”, come lui stesso afferma, che lo terrà impegnato durante gli anni olandesi. Scopriamo così i paesaggi scuri della giovinezza e lo studio quasi sacrale riservato al lavoro della terra del Nord, con figure come i raccoglitori di patate, i boscaioli, le contadine e le loro famiglie, per poi passare alle dirompenti ricerche sul colore e allo studio della fisionomia umana, culminato in una lunga serie di ritratti e autoritratti.

Vincent Van Gogh, Il seminatore, Arles, 17 – 28 giugno 1888 ca. Olio su tela, 80.3 x 64.2 cm © Kröller-Müller Museum, Otterlo
Infine, l’immersione nella luce e nel calore del Sud porterà al culmine la forza del tratto e del colore, riflettendosi in una resa della natura sempre più potente ed espressiva: dal Seminatore di Arles, con un cromatismo sfiora la metafisica, ai Pini al tramonto o al Giardino dell’ospedale di Saint-Remy, dove le linee sinuose della vegetazione sembrano riflettere un intricato tumulto interiore, fino al Burrone pronto a inghiottire ogni speranza e al Vecchio disperato, dove è difficile non cogliere un rimando alla condizione dell’autore.

Vincent van Gogh, Pini al tramonto, 1889, Olio su tela, 91.5 x 72 cm, Otterlo, Kröller-Müller Museum
In programma dal 22 febbraio al 30 giugno 2024, la mostra è accompagnata da una serie di iniziative volte a promuove la conoscenza del patrimonio artistico di Trieste e dintorni: con un unico biglietto si potrà visitare il Museo Revoltella, ovvero la Galleria d’Arte Moderna di Trieste, mentre chi pernotterà in città per almeno due notti riceverà la FVG Card, un pass per scoprire il Friuli Venezia Giulia e accedere gratuitamente a mostre come quelle su Van Gogh e Antonio Ligabue (al Revoltella fino al 30 giugno).

Van Gogh, Trieste, Museo Revoltella I Courtesy Arthemisia
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