Appuntamento inaugurale con Fortunato Depero
L’arte moderna italiana nella Grande Mela
										
										 
										
										
																		
																									Portrait of Gilbert Clavel (Ritratto di Gilbert Clavel), 1917 Oil on canvas, 70 x 75 cm Gianni Mattioli Collection Long-term loan to the Peggy Guggenheim Collection, Venice © Fortunato Depero
															
							L.Sanfelice
20/12/2013
							 Si chiama CIMA (Center for Italian Modern Art) e il prossimo febbraio spalancherà gli occhi a Soho, nel cuore di Manhattan, dove andrà ad occupare il quarto piano di una palazzina di Broome Street. E’ la prima Fondazione statunitense votata alla promozione e alla valorizzazione degli artisti e delle opere del Novecento italiano, e ai suoi vertici siede Laura Mattioli Rossi, figlia del grande collezionista di arte futurista Gianni.
Ad inaugurare le danze del nuovo spazio, che mira a propagare l’eco delle avanguardie tricolori fino a raggiungere nuova audience, sarà Fortunato Depero (in programma dal 22 febbraio al 30 giugno), con un appuntamento che si contraddistingue come la prima mostra in suolo newyorkese a 86 anni di distanza dalla permanenza dell’artista in città, dove alla fine degli anni Venti produsse celebri copertine per “Vogue” e “The New Yorker”.
A scortare l’ingresso del CIMA sulla scena ci penserà poi “Italian Futurism 1909-1944: Reconstructing the Universe”, in cartellone negli stessi giorni al Guggenheim Museum: una ricca esposizione che si avvarrà proprio di molte opere appartenenti alla collezione Mattioli.
Le mostre saranno però solo parte di un programma di convegni, incontri, e borse di studio che serviranno da incubatrice per un nuovo dibattito accademico che accresca l’attenzione e l’apprezzamento verso l’arte italiana del XX secolo in tutta la sua complessa varietà.
						
						
					Ad inaugurare le danze del nuovo spazio, che mira a propagare l’eco delle avanguardie tricolori fino a raggiungere nuova audience, sarà Fortunato Depero (in programma dal 22 febbraio al 30 giugno), con un appuntamento che si contraddistingue come la prima mostra in suolo newyorkese a 86 anni di distanza dalla permanenza dell’artista in città, dove alla fine degli anni Venti produsse celebri copertine per “Vogue” e “The New Yorker”.
A scortare l’ingresso del CIMA sulla scena ci penserà poi “Italian Futurism 1909-1944: Reconstructing the Universe”, in cartellone negli stessi giorni al Guggenheim Museum: una ricca esposizione che si avvarrà proprio di molte opere appartenenti alla collezione Mattioli.
Le mostre saranno però solo parte di un programma di convegni, incontri, e borse di studio che serviranno da incubatrice per un nuovo dibattito accademico che accresca l’attenzione e l’apprezzamento verso l’arte italiana del XX secolo in tutta la sua complessa varietà.
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