Al Palazzo delle Esposizioni dal 30 maggio al 28 luglio

A Roma un viaggio in 50 anni di arte contemporanea tra mostre d'autore e storiche gallerie

Carlo Maria Mariani, La costellazione del Leone, 1981, su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività culturali. Courtesy Palaexpo
 

Samantha De Martin

30/05/2019

Roma - “La scelta del nome della galleria fu affidata alla sorte. Dai cinque bigliettini depositati nel cappello di Mario Mafai venne estratto quello di Mino Maccari e a lui toccò disegnare la tartaruga che diede il nome all’impresa”.
Questa parte di testo che descrive la nascita della celebre galleria La Tartaruga è uno dei tanti, dettagliati, interessanti commenti che accompagnano “Mostre in mostra”, una passeggiata attraverso 50 anni di arte contemporanea a Roma, un viaggio cucito tra slittamenti, metamorfosi, assenze, ricostruzioni, più che un semplice déjà vu in chiave amarcord.
Per la prima volta Palazzo delle Esposizioni racconta l’identità delle gallerie e dei personaggi che hanno scritto la storia artistica della capitale, e che dalla metà del secolo scorso al 2000 hanno fatto di Roma, ogni volta in maniera diversa, una città dalla forte vocazione contemporanea.
Per la prima edizione del progetto “Mostre in mostra”, in programma fino al 28 luglio - ma che ogni anno verrà allestito al Palazzo delle Esposizioni con approfondimenti su protagonisti e spazi espositivi diversi - la curatrice Daniela Lancioni ha scelto di riproporre sei mostre di rilievo tenutesi nella capitale tra gli anni Cinquanta e Duemila.

Protagoniste sono le storiche gallerie che, da La Salita a La Tartaruga, hanno scritto 50 anni di storia dell’arte nella capitale. Le oltre sessanta opere del percorso offrono ai visitatori la possibilità di riscoprire, tra dipinti, sculture e installazioni, le poderose immagini di New York dipinte da Titina Maselli e mostrate da Plinio De Martiis e Ninì Pirandello alla galleria La Tartaruga nel 1955.

Accanto a queste, grazie alla collaborazione della Fondazione Giulio e Anna Paolini e ai prestiti provenienti da importanti collezioni, sarà riproposta la prima mostra personale di Giulio Paolini che ebbe luogo nel 1964 presso la celebre galleria La Salita, fedelmente riallestita per l’occasione dallo stesso artista.

Dello scultore torinese Luciano Fabro sono state riunite le opere con le quali l’artista rispose nel 1971 ad Achille Bonito Oliva che lo invitava a esporre alla settima Biennale di Parigi e poi nella appena nata associazione Incontri Internazionali d’Arte.
Il grande quadro di Carlo Maria Mariani, conservato alla Galleria Nazionale e in origine esposto da Gian Enzo Sperone nel 1981, introduce invece il pubblico a un nuovo modo di intendere la pittura e la storia, invitandolo a condividere l’elogio di critici, artisti, galleristi allora protagonisti della scena romana, ritratti nel dipinto.

I Tombeaux di Jan Vercruysse, severi simulacri di memorie segrete, esposti nel 1990 nella Galleria Pieroni e oggi ripresentati con la collaborazione della Fondazione intitolata all’artista scomparso, sfoderano l’inizio una sensibilità artistica diversa, mentre la mostra di Myriam Laplante, “Elisir” del 2004, promossa dalla The Gallery Apart e dalla Fondazione Volume!, conclude il percorso regalando un’immersione nell’immaginazione dell’artista, fiabesca e mordente al tempo stesso.

A consentire la ricostruzione delle sei mostre, gli strumenti della filologia - tra documenti, testimonianze, repertori fotografici - proposte non perfettamente sovrapponibili all'esposizione di origine per motivi diversi. La mancanza di documenti che permettano di identificare con esattezza cosa fosse esposto, i lavori distrutti o irreperibili, i costi, ma anche le metamorfosi che alcune opere hanno subito nel tempo, hanno determinato una serie di slittamenti, aggiunte, metamorfosi, che rendono il percorso vivo, pur attenendosi fedelmente alla ricostruzione storica.

“Roma - ha commentato Cesare Maria Pietroiusti, presidente dell’Azienda Speciale Palaexpo - è una città che ha avuto nella storia dell’arte contemporanea internazionale un posto di grande rilievo e vedere le opere dal vero, tutte insieme e nella loro fisicità, offre un nuovo e decisivo modo di comprendere la storia dell’arte".

 A questi autori è stato aggiunto il fotografo Sergio Pucci, che, dalla metà degli anni Cinquanta, ha dedicato parte della propria vita a documentare le opere d’arte presso gli studi degli artisti o in mostra, lavorando per amici o gallerie.

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