Terribilita' e Vaghezza

Terribilita' e Vaghezza, Villa Bertelli, Forte dei Marmi

Terribilita' e Vaghezza, Villa Bertelli, Forte dei Marmi

 

Dal 10 Giugno 2012 al 08 Luglio 2012

Forte dei Marmi | Lucca

Luogo: Villa Bertelli

Indirizzo: via Giuseppe Mazzini 200

Orari: tutti i giorni 17-23

Curatori: Lucia Giardino

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0584 280292

E-Mail info: ufficio.stampa@plazziflorence.com

Sito ufficiale: http://www.villabertelli.it


Dal 10 giugno all’8 luglio Villa Bertelli si trasforma nel cantiere dei nuovi linguaggi contemporanei con la mostra collettiva di 13 artisti emergenti che con diverse sensibilità, esperienze e stili sviluppano quotidianamente un percorso di ricerca e sperimentazione. La FUA - Florence University of the Arts di Firenze, diretta dal Presidente Gabriella Ganugi, propone per Forte012 una particolare mostra imperniata principalmente sulla fotografia, ma supportata da altri linguaggi, come il disegno, l’incisione e la scultura.

In esposizione una vera e propria galleria di esperienze professionali, creative ed umane: Eleonora Accorsi, Jerry Lee Ingram, Fumitaka Kudo, Virginia Lopez, Antonella Mercati, Pietro Paolini, Simone Pierotti, Robert Pettena, Enrica Quaranta, Alessandra Ragionieri, Maria Raponi, Eva Sauer, David Andre Weiss. La mostra è curata da Lucia Giardino.

L’inaugurazione, in programma domenica 10 giugno alle ore 17, sarà seguita dalla presentazione del libro Italian French Riviera della collana Cinque Sensi a cura di Ingorda per Florence Campus Editore e Nardini Editore.

Il progetto prima, la mostra Terribilità e Vaghezza – Solidità e Impalpabilità poi, nasce dalla volontà di riflettere su i due termini antagonisti, di terribilità e vaghezza, e i loro sinonimi di solidità e impalpabilità, nella convinzione che essi siano caratterizzanti non solo della cifra stilistica personale di certi artisti, ma, in campo allargato, anche di diverse epoche storiche.

La vaghezza era, nel linguaggio di Giorgio Vasari, un certo desiderio che spingeva all’amore e all’arte. Vasari non usò mai per Michelangelo quell’espressione, perché ciò che alimentava il Maestro del Cinquecento era, al contrario, la terribilità, con la quale egli teneva testa ai suoi committenti e affrontava la durezza del marmo.
Vaghezza era termine appropriato per i più gentili Desiderio e Rossellino e vaghezza, intesa come impalpabilità, trasparenza, bassa definizione, è forse un termine che oggi, nell’era 2.0 sarebbe più appropriato per certe manifestazioni dell’arte scultorea (vedi ad es. la mostra Suspance: sculture sospese, tenutasi all’Ex3 di Firenze durante la primavera del 2011).

Nell’era moderna del Cinquecento, il consolidarsi di grandi poteri assoluti, dal papato alle grandi monarchie europee, si visualizza nell’arte con opere possenti, eterne, radicate, assertive e propagandistiche – per quanto impregnate d’arte e bellezza. Il Davide del 1504, la controversa tomba di Giulio II, la mastodontica cupola per la basilica di San Pietro, sono tutte manifestazioni di una presenza che non ammette replica: la durezza e l’inappuntabilità del marmo carrarese, dà forza ed efficacia al loro essere e al messaggio che le sottende.

L’era contemporanea è invece instabile: i principi fondanti dell’uomo e degli apparati politici attuali sembrano essere fondati sulla vacuità (qui sinonimo di vaghezza, appunto) delle bolle economiche. Le certezze date da un credo forte e condiviso, e da sistemi politici oligarchici schiaccianti, hanno ceduto il passo ad una forte democratizzazione, che lascia senza guida, se male amministrata. Il corrodersi dei grandi stati e dei grandi sistemi, ha portato alla trasparenza dei tessuti lisi (da cui si percepisce lo scheletro delle forme), e all’instabilità dei piedistalli delle statue dei dittatori, abbattute, come quelle dell’area del blocco comunista e, più di recente, dei paesi di area magrebina.

Gli artisti invitati a partecipare in mostra, tutti rappresentanti della FUA, interpreteranno i due termini opposti, assecondando le loro tensioni creative, con il linguaggio artistico che meglio li rappresenta.

ELEONORA ACCORSI / ENRICA QUARANTA
Nata nel 1984, Eleonora Accorsi sviluppa e coltiva il suo interesse per la fotografia a Firenze già dall'adolescenza. Nel 2006 termina il suo corso di studi alla Fondazione Studio Marangoni, dove ha modo di conoscere la fotografia in tutti i suoi aspetti. Eleonora vive e lavora a Firenze, dove al momento è assistant coordinator di DIVA il dipartimento di fotografia della Florence University of the Arts e continua la sua attività come fotografo free lance, dedicandosi a “ciò che più la interessa e l'appassiona”. Il costante aggiornamento è dato dalle ricerche personali che rendono profondo, ma quanto mai libero, il rapporto con la camera con la quale sperimenta fasi differenti della realizzazione fotografica, includendo linguaggi che vanno dall'analogico al digitale e tecniche alternative quali la cianotipia e il foro stenopeico.

Enrica Quaranta nasce nella provincia di Taranto nel 1979. All’Accademia di Belle Arti di Firenze matura una predilezione per il reportage e la fotografia documentaria, che concretizza in una tesi in fotografia nel 2004 e in una specializzazione al Centro di Formazione Professionale Riccardo Bauer, a Milano nel 2007. E’ in Kosovo nel 2003, per documentare la difficile coabitazione tra i gruppi serbi e alaniani. Al suo ritorno a Firenze inizia la collaborazione freelance con l’agenzia Photoban che presto interrompe per sviluppare la sua ricerca personale, che la porta fino a Londra, dove approfondisce il linguaggi fotografici tipici dello stile di Sander, Frank, Arbus, Lee Friedlander, Sontag, Graham, Parr and Nan Goldin, Nel 2008 è parte di un gruppo di ricerca per la documentazione fotografica del paesaggio montano, curato da Luca Andreoni e lavora come assistente di Giorgio Barrera. Nel 2009 espone il progetto Transexual and Transgender all’Università di Scienze Politiche a Pavia. Nel 2010 partecipa a “Gate 10”, mostra per Giovani Fotografi di Talento, curata dalla fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Al momento lavora come freelance e insegna fotografia alla Florence University of the Arts. La sua visione si concentra sulla condizione umana, intimamente indagata, e le sue dinamiche comportamentali nei contesti socioculturali di appartenenza. L’opera fotografica Senza Polvere, Senza Peso è una collaborazione di Eleonora Accorsi ed Enrica Quaranta. Le due artiste hanno incrociato i loro destini alla Florence University of the Arts, dove hanno avuto modo di trovarsi per affinità elettive. Lo sviluppo di un progetto comune è il naturale evolversi di un rapporto nato lavorativo e trasformatosi in profonda amicizia. Senza Polvere, Senza Peso parte a una riflessione sulle relazioni personali e su come queste possano basarsi su valori contrastanti, ma impalpabili, quali appunto la terribilità e la vaghezza. L’uso della tecnica analogica e la preferenza del bianco e nero, capace di rendere una infinita “scala di grigi”, sembrano all’artista i più adatti per evocare tali sensazioni e rapporti

JERRY LEE INGRAM
Proveniente da Chicago, Jerry Lee Ingram è fotografo e direttore creativo e si forma al Kent State University, all’Istituto Lorenzo de Medici di Firenze e al MacMurray College in Illinois, USA. Stanziato in Italia, lavora a livello internazionale in tutti i campi della moda con la fotografia – lookbook, campagne complete, ritratti di celebrità – e il video. Il lavoro di Ingram ha ricevuto premi fotografici ed è costantemente in mostra in Italia e negli Stati Uniti
La bellezza della giovinezza, la perfezione dei corpi che, senza peso, fluttuano a mezz’aria a scorno della gravità della condizione umana, sembrano tradurre perfettamente il termine “vaghezza”, adottato per i bei marmi di Luca della Robbia, Rossellino, Desiderio da Settignano. Qui In Jumping Boys, insieme alla tessitura celestiale e opalescente della fotografia, abbiamo il movimento della Cantoria per Santa Maria del Fiore di Donatello, senza però quel tocco demoniaco, così caro al più celebrato scultore fiorentino dopo Michelangelo. Gli scatti nascono come campagna fotografica per una casa di moda, ma vengono presi in prestito dalla mostra, per i motivi su citati e perché, cosa oggi, più della moda, ispira vaghezza?

FUMITAKA KUDO
Il giovane artista giapponese, Fumitaka Kudo studia scultura, graphic design e disegno all’Accademie di Carrara e di Firenze. E’ vincitore di molti premi, tra i quali quello per la celebrazione del 50° anniversario di NATO, Centro per le Ricerche Sottomarine, con una scultura monumentale in marmo per la città di La Spezia. Nel 2010 è invitato da Francesca Montrasio e Raffaele Bedarida a partecipare al programma di residenza d’artista Harlem Studio Fellowship by Montrasio Arte a New York, a conclusione del quale partecipa ad una doppia personale insieme ad Avital Cnaani. Nello stesso anno è selezionato per il Premio San Fedele 2010, curato da Chiara Gatti; Montrasio Arte presenta la personale Living Fossils a Milano; partecipa a varie mostre in Israele, Giappone e in Italia. Dal 2011 vive e lavora a Firenze, dove partecipa, tra le altre, alla mostra The Summer Issue, tenutasi a F_AIR Florenece Artist in Residence, curata da Lucia Giardino. La sua ricerca si concentra al momento sul disegno, l’incisione e la scultura. I tempi moderni ci rendono liberi, ma ci investono anche di responsabilità verso i nostri posteri. Il tempo però riassorbirà le nostre mancanze e se il disastro atomico seguito allo tzunami in Giappone, sembra all’inizio insormontabile, verrà poi, alla fine riassorbito e poi la vita rinizierà, come è sempre successo. E’ quello che sembra suggerirci il presente è passato il passato è il presente di Fumitaka Kudo, qui accoppiato con un pesce-fossile, che ha riacquistato vita, dopo essere stato trasformato in pietra per millenni.

VIRGINIA LOPEZ
Laureata in Storia dell’Arte a Oviedo, in Spagna, studia Belle Arti a Taik, ad Helsinki e a Firenze, città in cui al momento vive e lavora. La pratica di Virginia Lopez deriva da una necessità concettuale, incentrata sulla dimensione temporanea della vita, sulla memoria e sulla transitorietà. Virginia lavora a progetti individuali e collettivi con istallazioni, sculture, dipinti e fotografie. Il ricorso a materiali capaci di registrare il il tempo quali la cera, materiale organico e metamorfico, costantemente soggetto a trasformazioni e il metodo tradizionale di stampa fotografica, usata per una riflessione sull’arte, il tempo e la memoria, sono fondamentali per la sua arte. Il suo curriculum espositivo e ricchissimo e le sue opere sono in collezioni pubbliche e private d’Europa (Museo d’Arte Contemporanea Giovanni da Gaeta, Ambasciata Spagnola Roma, Hotel Tuscany Inn, Montecatini Terme, Principado de Asturias Government, Spagna, Unicaja Foundation-Spagna) e degli Stati Uniti. L’istallazione di Virginia Lopez è una ricomposizione di elementi già presentati in recenti mostre: i fiori sotto campane di vetro cercano di fermare una transitorietà che è propria della condizione umana, ma la loro consistenza materia (cera), registra comunque la più impercettibile variazione climatica, cromatica, atmosferica. Allo stesso tempo la fotografia cerca di fermare i ricordi di un viso, una traccia, ma il simulacro si sta già perdendo nel suo campo pastoso.
ANTONELLA MERCATI
Antonella Mercati studia all’Accademia di Belle Arti di Firenze, specializzandosi in arti visive e performative. Vive e lavora tra Firenze e San Sepolcro, suo luogo natio, col quale mantiene un forte legame percepibile in molti dei suoi lavori dedicati al tema del nido – espresso tramite forme abitative e animali domestici – e dell’incrinazione dei rapporti familiari. Il suo mezzo preferito è la pittura, che rende spuria con l’inserzione di memorie di carta stampata e elementi di testo. Ha partecipato ad importanti mostre personali e collettive in Italia e all’estero ed il suo lavoro è presente in collezioni nazionali e internazionali. Tra le principali attività di Antonella Mercati si ricordano: Symposio Internazionale di Arte Contemporanea TRART, Villa Jandaia, Montale, Pistoia; Symposio Internazionale di Arte Contemporanea Medulin, Croazia. Nel 2007 il suo lavoro viene incluso in BAU/ Rivista di Cultura Contemporanea, di Antonio Bove e nella pubblicazione di Philippe Daverio, Catalogo d’Arte Contemporanea “13x17”. Nel 2008 inaugura una mostra personale per il centenario del Lyceum Club di Firenze. Nel 2009 vince il Premio Mercudo, la Biennale dell’Assurdo, diretta da Chris Cunning a Castelvetro di Modena.
In Ubi Consistam di Antonella Mercati, piccoli uccelli vagano instabili in un mondo che sta per essere cancellato da un creatore a loro distanti – l’artista stesso, che strappa i riferimenti spaziali del campo del dipinto. Il loro corpo, si fonde e nello stesso tempo, disgrega con esso e, come in una ricezione disturbata, i teneri volatili, sono pronti a sparire,

PIETRO PAOLINI
Nato a Firenze nel 1981, Pietro Paolini si diploma al corso triennale della Fondazione Studio Marangoni nel 2005. Dal 2004 inizia ad interessarsi alle realtà sudamericane, concentrandosi sui paesi della nuova area comunista, Venezuela, Bolivia ed Ecuador. Nel 2006 fonda con altri quattro fotografi il gruppo TerraProject, che si occupa di problematicità sociali e geografiche in Italia, tramite progetti collettivi di fotografia documentaria. Le sue fotografie sono state mostrate in Italia e all’estero. E’ reporter freelance per giornali nazionali e internazionali. Nel 2009 vince il Premio Canon per giovani fotografi. Dal 2010 è parte di “Reflexion Masterclass” di Giorgia Fiorio e Gabriel Bauret. Nel 2012 il suo lavoro “Bolivians” vince il secondo premio del World Press Photo – per la sezione Daily Life.
No Noise è un lavoro sulla cancellazione, sulla repressione, più che sulla proposizione, sulla vacuità, che comunque lascia traccia dell’essere stata, quindi creando confusione perché rende coscienti della cancellazione di un originale atto di sovversione. Crea instabilità a causa delle voci messe a tacere, che, come in alcune fotografie di questa serie, riemergeranno per essere, di nuovo cancellate.

SIMONE PIEROTTI
Nato nel 1980, Simone Pierotti si laurea nel 2001 in Arti Visive all’Accademia Internazionale dell’Immagine a L’Aquila e nel 2006 in Antropologia all’Università degli studi di Siena. Dopo aver ottenuto un certificate in fotogiornalismo e fotografia documentaria all’International Center of Photography di New York, lavora come assitente di Chris Anderson (Magnum Photos), Donna Ferrato e Stanley Greene. Dal 2007 si dedica a progetti personali. Il suo lavoro è stato pubblicato su Newsweek, L’Espresso, e vari giornali nazionali. Insegna fotogiornalismo alla Florence University of the Arts, Firenze. L’affinità tematica tra il progetto fotografico di North of No South di Simone Pierotti e l’opera grafico-pittorica di Alessandra Ragionieri qui in mostra, ci porta ad unire il lavoro dei due artisti, altrimenti quanto mai diversi. I progetti di entrambi parlano di vaganti e migranti, ma, se il tono allusivo e poetico della Ragionieri al massimo tinge di tinte più fosche una naturale malinconia e instabilità dell’uomo, le opere di Paolini sono impietose e ci restituiscono tutto il dramma di coloro che si abbandonano la loro terra, loro malgrado.
ROBERT PETTENA
I progetti artistici di Robert Pettena (Penbury, GB, 1970) fanno uso di linguaggi variegati, dalla performance all’istallazione, con una predilezione per la fotografia e il video restando ai margini di un’inquadratura in un genere definito. I luoghi della sua educazione artistica – l’Istituto di Porta Romana e l’Accademia di Belle Arti di Firenze –, rientrano poi nella sua carriera lavorativa, diventando professore di pittura, fotografia e istallazione, discipline che anche insegna in altre accademie (Carrara) e scuole americane. Conosce bene il valore del viaggio per la sua ricerca e ne trae vantaggio con residenze artistiche (2002 a Fullerton, in California; 2011, Rhizomatic, Amsterdam, NL). Gli vengono assegnati molteplici premi ed è protagonista di importantissime mostre personali e collettive, tra cui ricordiamo Under Observation alla Fondazione SoutHeritage per l’Arte Contemporanea a Matera in 2006; The Food Show: The Hungry Eye al Chelsea Art Museum di New York; la personale Alla conquista dell’inutile, al Museo Marini Marini, Firenze 2009 e la recente, altrettanto importante lezione scenica tenuta al Teatro Studio di Scandicci, 2012.
Le fotografie in mostra di Robert Pettena ritraggono statue di dittatori deposti dall’ordine delle cose, abbandonate, inservibili e offese. Solo le teste, prive di nasi, rimangono di un monumento ben più glorioso di Evita e di Juan. Il busto di Tito, attaccato dai muschi, ci ricorda quanto è effimera non solo la vita, ma anche il potere dell’uomo. La nobile pietra del Forte, usata per durare in eterno, come coloro che era chiamata a celebrare, è qui offesa, per offendere l’idolo. Del marmo rimane la polvere, dell’uomo un vago ricordo.
ALESSANDRA RAGIONIERI
Nel 1985 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze e nella stessa città si specializza in grafica d’arte presso Il Bisonte, prima di seguire i corsi della Sommerakademie di Salisburgo. Dal 1994 espone regolarmente in mostre collettive e personali, in Italia e all’estero, con opere relative prevalentemente alla ricostruzione dell’identità tramite tecniche che spaziano dal ricamo all’incisione, al disegno, alla scultura e all’installazione. Suoi lavori si trovano nella Collezione Disegni e Stampe del Metropolitan Museum di New York. La carriera artistica di Alessandra Ragionieri si integra a quella come insegnante d’incisione e tecniche pittoriche alla Florence University of the Arts. Alessandra Ragionieri ha al momento in corso due mostre personali in Toscana, a Forte dei Marmi e al Museo Marino Marini di Pistoia.
Le mappe di Alessandra Ragionieri ci ricordano le rotte di tanti emigranti che prendono il largo verso una fatidica terra del riscatto, che raramente è pronta ad accogliere. Nell’area del Maghreb abbiamo di recente assistito a moti per la libertà civile, ma a che prezzo della libertà individuale questa verrà mai ottenuta? Chi guiderà le rotte personali del singolo uomo allo sbando?


MARIA RAPONI
Maria Raponi è un’artista italo-canadese residente a Toronto che lavora utilizzando più piattaforme che spaziano dal video alla fotografia, dai media digitali alle installazioni e alla scultura. Dopo la laurea alla School of Image Arts presso la Ryerson University (Toronto, Canada), ha conseguito il Master of Fine Arts tramite un programma congiunto della Scuola del Museum of Fine Arts, Boston e Tufts University (Boston, USA). Le sue opere sono state esposte in Nord America, Europa ed Asia e suoi specifici progetti in situ sono stati presentati in Canada a Toronto e Montréal, e in Germania a Dortmund. Nel 2011 è stata residente presso F_AIR Florence Artist in Residence, il programma di residenza d’artista offerto dalla Florence University of the Arts a Firenze.
Maria Raponi cancella le informazioni contenute sulle maggiori testate italiane così che non possano più interferire con un’informazione alternativa del tutto privata ed individuale. Sui cinque fragili tavolini di carta riposano i giornali ormai muti: l’artista ha fatto rimanere soltanto il tracciato d’immagini, una volta assordanti. Un atto di forza e di ribellione, una cancellazione volutamente attuata, al contrario di molte subite.

EVA SAUER
Artista e fotografa free lance, formatasi tra Dusseldorf e Amburgo, le partecipazioni di Eva Sauer a mostre collettive e personali si intensificano dal 2008. Espone progetti di varia natura, in cui prevale il mezzo fotografico. Le sue recenti mostre personali includono: Ins Blaue Hinein, curata da Emily Barsi a Monaco, 2011; Noble Explosion, con Robert Pettena, curata da P. E. Antognoli ed Emily Barsi (P38), Villa Bottini, Lucca, 2010; Last night a blue thing drifted down the valley, curata da Nils Emde, Gallery “Genscher”, Amburgo, Germania, 2009 e da Lara Vinca Masini, “Foto Archivio Toscano”, Prato, 2009. Eva Sauer vive e lavora tra Firenze e Dusseldorf, Germania.
Operaie è una serie dolorosa perché rispecchia il presente: donne che perdono il lavoro, certezze infrante in nome di un bene virtuale più alto, che, se una volta era identificato col progresso, ora è pura convenienza economica per pochi. Eva Sauer però ha un afflato romantico: rimettendo le donne sulla scena dei loro mestieri persi da poco, auspica una sorta di riscatto, come se l’arte, come nei tempi passati, potesse fare da esempio e da monito.

DAVID ANDRE WEISS
David Andre Weiss è nato nel 1962 a Chicago e ha studiato Storia dell’Arte con Joel Snyder all’Università di Chicago. Nel 1987 si è laureato all’International Center of Photography di New York ed ha intrapreso una fortunate carriera come fotografo di scena sui set cinematografici. Le sue fotografie sono apparse su numerosi quotidiani e riviste internazionali. Vive e lavora a Firenze ed è presidentedi DIVA, il dipartimento di Fotografia e Arti Visive della Florence University of the Arts, del quale promuove importanti progetti artistici ed editoriali, basati sulla fotografia.

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