Alle Stanze della Fotografia fino al 6 gennaio 2026
Robert Mapplethorpe, oltre lo scandalo

Robert Mapplethorpe, Isabella Rossellini,1988 courtesy © Robert Mapplethorpe Foundation.Used by permission | mostra "Robert Mapplethorpe. Le forme del classico", Le Stanze della Fotografia, Venezia 10 aprile 2025 - 6 gennaio 2026
Piero Muscarà
01/05/2025
Venezia - Mentre Venezia si prepara alla prossima grande Biennale di Architettura, c'è una mostra che gli art lovers devono mettere in agenda. Parlo dell'esposizione "Robert Mapplethorpe. Le forme del classico", allestita a Le Stanze della Fotografia nell'Isola di San Giorgio e che resterà aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2026. Questa mostra, curata da Denis Curti, rappresenta un'importante occasione per riscoprire l'opera del fotografo americano attraverso una prospettiva che privilegia l’estetica classica e la ricerca formale e che non scade nei più consueti cliché che hanno accompagnato negli ultimi decenni la narrazione dell'opera di questo artista. Prodotta da Marsilio Arte in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini e la Robert Mapplethorpe Foundation di New York, l’esposizione presenta oltre 200 fotografie originali, meravigliose stampe "vintage" realizzate dallo stesso Mapplethorpe e provenienti dalla collezioni della fondazione newyorkese, una selezione raffinata ed esteticamente impeccabile che consente ai visitatori di apprezzare la qualità e maniacalità geniale di Mapplethorpe come raramente abbiamo avuto modo di vedere in altre pur importanti mostre realizzate nel mondo.
Ancor più importante, se possibile è l'approccio curatoriale nuovo con cui Denis Curti si è avvicinato al racconto di Mapplethorpe che si discosta dalla narrazione tradizionale dell’artista come figura trasgressiva e provocatoria, spesso associata a contenuti erotici o pornografici. Invece, la mostra veneziana si concentra sulla ricerca di Mapplethorpe della bellezza ideale e della perfezione formale, elementi che lo avvicinano alla tradizione della scultura classica. Lo stesso artista affermava che, se fosse nato qualche secolo prima, sarebbe stato probabilmente uno scultore. È proprio a partire da questa riflessione che l’intero progetto si propone di ricollocare la sua figura in un più ampio contesto artistico, quello della rappresentazione dell’essere umano attraverso la fotografia intesa come arte primariamente figurativa.
Le fotografie in mostra spaziano tra nudi maschili e femminili, ritratti di celebrità come Patti Smith, Lisa Lyon, Andy Warhol e Susan Sontag, e nature morte floreali. In tutte le opere emerge l’uso sapiente della luce e della composizione, che trasforma i soggetti in icone di bellezza classica. La scelta di presentare esclusivamente stampe originali realizzate da Mapplethorpe stesso conferisce all’esposizione un valore aggiunto, permettendo di "vedere con i nostri occhi" la qualità tecnica e l’intento artistico originale dell’autore.
La mostra di Venezia si inserisce in un più ampio progetto espositivo dedicato a Mapplethorpe, che proseguirà nel 2026 con “Le forme del desiderio” a Milano a Palazzo Reale e “Le forme della bellezza” a Roma al Museo dell'Ara Pacis. L’obiettivo dichiarato è offrire una visione completa dell’opera del fotografo, esplorando le diverse sfaccettature della sua produzione artistica e la sua evoluzione nel tempo, evitando letture riduttive e preconfezionate.
Di recente, altre importanti esposizioni hanno affrontato il lavoro di Mapplethorpe da prospettive differenti. In questo senso ha aperto la strada a questa rilettura di Mapplethorpe in una chiave meno scontata sicuramente la mostra Canova tra innocenza e peccato, che venne allestita al MART di Rovereto a cavallo tra il 2021 e il 2022. Qui il centro era la scultura - l'esposizione presentava oltre 200 opere, tra cui otto fotografie di Mapplethorpe - ma era evidente come l'ideatore Vittorio Sgarbi (assieme ai curatori Beatrice Avanzi e Denis Isaia) volesse mettere in dialogo le sculture di Antonio Canova con le fotografie di Mapplethorpe, evidenziando la comune ricerca della bellezza ideale e della perfezione formale. Al contrario, la mostra Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra, allestita al Museo MADRE di Napoli (15 dicembre 2018 - 22 aprile 2019), adottava un approccio più provocatorio, concentrandosi sull’aspetto performativo e trasgressivo dell’opera dell’artista. Curata da Laura Valente e Andrea Viliani, l’esposizione includeva - ça va sans dire - una “dark room” in cui erano esposte fotografie esplicite (ricordo ancora con divertimento lo "shock" di un caro amico di Ravello che mi aveva accompagnato e che ammutolì pensieroso davanti ad alcuni "cazzi" mapplethorpiani), evidenziando il lato più controverso della produzione di Mapplethorpe. Era giusto e non scandaloso, per carità. E se si ricordano le polemiche censorie che emersero negli anni '80 ma anche nei decenni successivi da parte di molti polticanti perbenisti, aveva senso raccontare anche questo aspetto. Questa impostazione, seppur coerente con una parte importante del lavoro di Mapplethorpe, per molti anni ha confinato l’artista all’interno di una nicchia scandalistica - utile forse per fare qualche titolo à la page su giornali "illuminati" - ma che a mio avviso ha finito per oscurare la complessità e la raffinatezza della visione artistica di Robert Mapplethorpe, che invece nella mostra di Denis Curti finalmente ritroviamo.
In questo contesto, la mostra veneziana si distingue per il merito di aver superato le semplificazioni e di aver restituito all’opera di Mapplethorpe una dimensione più articolata, che mette in luce la tensione tra corpo e forma, carne e idealizzazione, materia ed eternità. Non è una mostra sullo scandalo, ma sull’arte.
Un'altra annotazione, forse non meno importante, questa alle Stanze della Fotografia è anche una straordinaria "operazione nostalgia" per riscoprire, attraverso i volti e i corpi illuminati da Mapplethorpe, molto di quello straordinario mondo che pulsava tra New York e Los Angeles negli anni '80 e i primi anni '90. Imperdibile davvero.
Per approfondire la ricerca su Robert Mapplethorpe:
Il Giornale dell’Arte https://www.ilgiornaledellarte.com/mostre/lapproccio-classico-dei-negativi-di-mapplethorpe/144122.html
ARTE.it https://www.arte.it/calendario-arte/venezia/mostra-robert-mapplethorpe-le-forme-del-classico-101193
Le Stanze della Fotografia – Fondazione Giorgio Cini https://www.lestanzedellafotografia.it/mostre/robert-mapplethorpe-le-forme-del-classico
Museo MADRE – Mostra “Coreografia per una mostra” https://www.madrenapoli.it/evento/robert-mapplethorpe-coreografia-per-una-mostra/
MART Rovereto – Mostra “Canova tra innocenza e peccato” https://www.mart.tn.it/mostre/mostra/canova-tra-innocenza-e-peccato/12933
Ancor più importante, se possibile è l'approccio curatoriale nuovo con cui Denis Curti si è avvicinato al racconto di Mapplethorpe che si discosta dalla narrazione tradizionale dell’artista come figura trasgressiva e provocatoria, spesso associata a contenuti erotici o pornografici. Invece, la mostra veneziana si concentra sulla ricerca di Mapplethorpe della bellezza ideale e della perfezione formale, elementi che lo avvicinano alla tradizione della scultura classica. Lo stesso artista affermava che, se fosse nato qualche secolo prima, sarebbe stato probabilmente uno scultore. È proprio a partire da questa riflessione che l’intero progetto si propone di ricollocare la sua figura in un più ampio contesto artistico, quello della rappresentazione dell’essere umano attraverso la fotografia intesa come arte primariamente figurativa.
Le fotografie in mostra spaziano tra nudi maschili e femminili, ritratti di celebrità come Patti Smith, Lisa Lyon, Andy Warhol e Susan Sontag, e nature morte floreali. In tutte le opere emerge l’uso sapiente della luce e della composizione, che trasforma i soggetti in icone di bellezza classica. La scelta di presentare esclusivamente stampe originali realizzate da Mapplethorpe stesso conferisce all’esposizione un valore aggiunto, permettendo di "vedere con i nostri occhi" la qualità tecnica e l’intento artistico originale dell’autore.
La mostra di Venezia si inserisce in un più ampio progetto espositivo dedicato a Mapplethorpe, che proseguirà nel 2026 con “Le forme del desiderio” a Milano a Palazzo Reale e “Le forme della bellezza” a Roma al Museo dell'Ara Pacis. L’obiettivo dichiarato è offrire una visione completa dell’opera del fotografo, esplorando le diverse sfaccettature della sua produzione artistica e la sua evoluzione nel tempo, evitando letture riduttive e preconfezionate.
Di recente, altre importanti esposizioni hanno affrontato il lavoro di Mapplethorpe da prospettive differenti. In questo senso ha aperto la strada a questa rilettura di Mapplethorpe in una chiave meno scontata sicuramente la mostra Canova tra innocenza e peccato, che venne allestita al MART di Rovereto a cavallo tra il 2021 e il 2022. Qui il centro era la scultura - l'esposizione presentava oltre 200 opere, tra cui otto fotografie di Mapplethorpe - ma era evidente come l'ideatore Vittorio Sgarbi (assieme ai curatori Beatrice Avanzi e Denis Isaia) volesse mettere in dialogo le sculture di Antonio Canova con le fotografie di Mapplethorpe, evidenziando la comune ricerca della bellezza ideale e della perfezione formale. Al contrario, la mostra Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra, allestita al Museo MADRE di Napoli (15 dicembre 2018 - 22 aprile 2019), adottava un approccio più provocatorio, concentrandosi sull’aspetto performativo e trasgressivo dell’opera dell’artista. Curata da Laura Valente e Andrea Viliani, l’esposizione includeva - ça va sans dire - una “dark room” in cui erano esposte fotografie esplicite (ricordo ancora con divertimento lo "shock" di un caro amico di Ravello che mi aveva accompagnato e che ammutolì pensieroso davanti ad alcuni "cazzi" mapplethorpiani), evidenziando il lato più controverso della produzione di Mapplethorpe. Era giusto e non scandaloso, per carità. E se si ricordano le polemiche censorie che emersero negli anni '80 ma anche nei decenni successivi da parte di molti polticanti perbenisti, aveva senso raccontare anche questo aspetto. Questa impostazione, seppur coerente con una parte importante del lavoro di Mapplethorpe, per molti anni ha confinato l’artista all’interno di una nicchia scandalistica - utile forse per fare qualche titolo à la page su giornali "illuminati" - ma che a mio avviso ha finito per oscurare la complessità e la raffinatezza della visione artistica di Robert Mapplethorpe, che invece nella mostra di Denis Curti finalmente ritroviamo.
In questo contesto, la mostra veneziana si distingue per il merito di aver superato le semplificazioni e di aver restituito all’opera di Mapplethorpe una dimensione più articolata, che mette in luce la tensione tra corpo e forma, carne e idealizzazione, materia ed eternità. Non è una mostra sullo scandalo, ma sull’arte.
Un'altra annotazione, forse non meno importante, questa alle Stanze della Fotografia è anche una straordinaria "operazione nostalgia" per riscoprire, attraverso i volti e i corpi illuminati da Mapplethorpe, molto di quello straordinario mondo che pulsava tra New York e Los Angeles negli anni '80 e i primi anni '90. Imperdibile davvero.
Per approfondire la ricerca su Robert Mapplethorpe:
Il Giornale dell’Arte https://www.ilgiornaledellarte.com/mostre/lapproccio-classico-dei-negativi-di-mapplethorpe/144122.html
ARTE.it https://www.arte.it/calendario-arte/venezia/mostra-robert-mapplethorpe-le-forme-del-classico-101193
Le Stanze della Fotografia – Fondazione Giorgio Cini https://www.lestanzedellafotografia.it/mostre/robert-mapplethorpe-le-forme-del-classico
Museo MADRE – Mostra “Coreografia per una mostra” https://www.madrenapoli.it/evento/robert-mapplethorpe-coreografia-per-una-mostra/
MART Rovereto – Mostra “Canova tra innocenza e peccato” https://www.mart.tn.it/mostre/mostra/canova-tra-innocenza-e-peccato/12933
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