Un importante restauro nel parco archeologico

Domus, magazzini e tabernae. A Ostia Antica rinasce il Decumano

Strutture urbane restaurate a Ostia Antica. Courtesy of Parco archeologico di Ostia Antica
 

Samantha De Martin

06/11/2017

Dove adesso regna un silenzio surreale, tra turisti che scivolano estasiati lungo il Decumano e gatti che sonnecchiano tra i resti delle antiche terme, delle tabernae, tra le domus che conservano ancora intatte le scale che si innalzano verso i piani superiori, un tempo era un brulicante viavai di carri e uomini affaccendati nelle loro attività, lungo l’arteria principale dell’antico porto di Roma.
Ostia Antica continua a regalare meraviglie e adesso immaginare come doveva essere la vita in questa prima colonia romana, a circa sedici miglia da Roma, è ancora più semplice. Sono infatti oltre 180 gli ambienti restaurati, sottratti alla vegetazione dopo quattro anni di lavori. Per ammirarli e perdersi tra gli antichi magazzini, le terme, i monumenti pubblici e privati, basta guardare a sinistra del Decumano che, prolungando il percorso della via Ostiense, attraversava l’interna Ostia, per due chilometri. Per non tralasciare nemmeno uno spazio di questo affascinante percorso, adesso accresciuto di nuovi ambienti, è preferibile iniziare il giro in mattinata (il Parco apre alle 8.30 e chiude alle 6.30 con ultimo ingresso alle 15.30).

«Questo imponente restauro - ha spiegato il direttore del Parco archeologico, Mariarosaria Barbera - ha consolidato e pulito gli edifici alla sinistra del Decumano per 670 metri lineari, su un percorso molto ricco di monumenti, magazzini e locali commerciali. Tra portici, tabernae e domus ( immaginiamole di due o più piani come indicano le scale ancora conservate) si aprono il cosiddetto Monumento Repubblicano, il Tempio Collegiale e la sede degli Augustali».

Giunti alla prima traversa del Decumano, detta via del Sabazeo, si incontrano sei tabernae, ciascuna con un retrobottega, che possono essere facilmente riconosciute grazie alla caratteristica soglia di travertino scanalato che ospitava i pannelli mobili di chiusura per i locali commerciali affacciati sulla strada. Di fronte al Teatro ci si imbatte in altre tabernae tutte visitabili e con, alle spalle, gli Horrea dell’Artemide e di Hortensius.

Altra meraviglia è il Tempio Collegiale, dedicato all’imperatore Pertinace - divinizzato dopo la morte - e dove è possibile intravedere i resti del pavimento marmoreo che decorava il vestibolo d’accesso e il cortile che racchiude l’ara collocata di fronte a una scalinata. Bellissimi il Caseggiato del Sole - esempio di edilizia residenziale e commerciale, con diverse unità abitative composte da tabernae e abitazioni sovrapposte - e il Mitreo dei Serpenti, dove sono ancora visibili i due preziosi affreschi raffiguranti serpenti variopinti tra festoni e arboscelli, protetti da una nuova copertura. Tra i 13mila metri quadrati di edifici, restaurati con 1,8 milioni di euro, si inseriscono anche i 31 ambienti nei quali si articolavano le Terme dell’Invidioso. Nell’angolo meridionale, l’area identificata come l’Insula dell’Invidioso ospitava una sorta di pescheria della quale oggi è visibile un ampio mosaico con riprodotte alcune figure marine, e che reca la scritta inbidiosus.

«Nuove opportunità di ricerca - prosegue Mariarosaria Barbera - emergerebbero dalla prosecuzione degli scavi appena oltre Porta Romana. A sinistra del Decumano si notano strutture possenti che si inoltrano nel terrapieno e, se dovessero rendersi disponibili risorse adeguate, suggeriscono la possibilità di svolgere ricerche stratigrafiche destinate a raccogliere informazioni sulle fasi storiche di Ostia successive al II secolo. È questo il periodo messo in luce dagli sterri di gran parte del Decumano, effettuati in gran fretta in vista dell’Esposizione universale del 1942 e poi interrotti e la cui tecnica, tutt’altro che scientifica, sacrificò gli strati tardo-antichi e medievali, per giungere alla fase di II secolo che oggi vediamo». Insomma la ridente colonia romana potrebbe continuare a rivelare sorprese, risorse economiche permettendo. Ed è per questo che il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha lanciato un appello alle aziende italiane. «Abbiamo una normativa di vantaggio fiscale, l’Artbonus, e penso che se una grande azienda italiana decidesse di legare il suo nome a Ostia Antica farebbe del bene a se stessa e al Paese» ha detto il ministro che ha anche auspicato la possibilità «di impostare insieme all’Unione Europea un piano che, sul modello di Pompei, consenta permanentemente di fare la manutenzione e la valorizzazione del Parco archeologico di Ostia antica».

Ma le novità non sono finite. Presto, oltre al raccordo via treno, potrebbe essere disponibile anche un collegamento via fiume, come ha anticipato il direttore del Parco archeologico Mariarosaria Barbera: «Abbiamo intenzione di portare i turisti a Ostia Antica da Roma via fiume, recuperando quella dimensione che la città ha perso, ma che è stata alla base della sua nascita». La partenza sarà da ponte Marconi, a metà del 2019.
E Ostia Antica tornerà a sorprendere.


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