Un soggetto ricorrente, dall'antichità alla fotografia contemporanea

Dal Palazzo di Cnosso a Klimt, il pesce d'aprile nella storia del'arte

Dettaglio dei pesci nel mosaico dell'Aula Teodoriana Sud della Basilica di Aquileia | Foto: © Elio Ciol
 

Samantha De Martin

31/03/2020

Qualcuno ne attribuisce l'invenzione ai fiorentini che, il primo di aprile, erano soliti spedire i semplicioni in una piazza a comperare del pesce, in realtà dipinto su una tela, per giunta di pessima fattura. Altri ne rintracciano le origini in un decreto pontificio che proibiva di consumare il pesce in quel giorno, ricordando il miracolo della spina, avvenuto ad Aquileia al tempo del patriarca Bertrando. Qualcun altro ritrova analogie nell'Hilaria, una festività dell'antica Roma celebrata il 25 marzo, durante la quale ogni burla era lecita.
Ma quello che è certo è che il “pesce d'aprile”, le cui origini restano ad oggi incerte, è, in molti paesi del mondo, sinonimo di scherzo.
In realtà non sappiamo se i vertebrati acquatici - animali considerati non troppo intelligenti e che abboccano all’amo - abbiano una qualche relazione con questa tradizione. Ma senza dubbio alla storia dell’arte il pesce è un soggetto che non dispiace. Lo ritroviamo come presenza costante tanto nei dipinti parietali delle tombe egizie quanto nella pittura del Novecento passando, in una delle rappresentazioni più alte, dalla Madonna del pesce di Raffaello.

Al MET un pesce per i cosmetici datato 1479 a.C
I pesci più antichi dell’arte sono realizzati con sottili lastre di pietra. Erano utilizzati come tavolette per preparare i cosmetici. La loro forma è molto semplificata, ma richiama quasi sempre quella di un pesce vero: la Tilapia del Nilo.
La forma della Tilapia si ritrova anche nell’aryballos in maiolica del VI secolo a.C, conservato al MET di New York. Sempre al Metropolitan Museum of Art incontriamo un altro pesce del 664 a.C con una pinna dorsale prominente.
Si tratta di un lepidote, oggi estinto, vissuto 190 milioni di anni fa.


Aryballos a forma di pesce, VI secolo a.C, New York, Metropolitan Museum of Art

Di tutt’altra specie, e caratterizzati da maggiori dettagli, sono invece i pesci che ritroviamo nei dipinti parietali delle tombe egizie, come quella dello scriba Menna (1400-1352 a.C.). Sotto le piante è rappresentata in viola una coppia di pesci appena pescati. In basso si intravede rappresentato il Nilo con cinque diversi tipi di pesci (in blu), simbolo delle ricchezza e della vita sulle sponde del fiume.

Pesci tra i delfini nel Palazzo di Cnosso
Nella luminosa arte della civiltà minoica, raffigurata, con il suo poetico inno alla vita, tra gli affreschi del Palazzo di Cnosso, sull’isola di Creta, i pesci sono soggetti ricorrenti, assieme a conchiglie e delfini, fiori di loto e scene di danza.
Li ritroviamo nel fregio dei delfini, ma anche sui vasi di ceramica.

I piatti dei Greci
Testimionianza della passione dei Greci per questa pietanza sono gli appositi piatti decorati con tre o quattro pesci raffigurati nel dettaglio ed eseguiti con la tecnica a figure rosse, dotati di una piccola conca al centro per contenere l’olio o la salsa. Una bella testimonianza è il piatto in ceramica a figure rosse con pesci del 340-330 a.C. attribuito al pittore greco Pitone (Iv secoo a.C.) e conservato al Cleveland Museum of Art.


 Piatto in ceramica a figure rosse con pesci, 340-330 a.C., Attribuito a Pitone | Courtesy Cleveland Museum of Art

Dai pesci-bottiglia dei Romani
 alle catacombe cristiane
Quando i Romani inventarono il vetro soffiato non persero l’occasione per realizzare anche delicatissimi pesci-bottiglia. Con il Cristianesimo il pesce riappare nelle catacombe. La sua immagine ricorre nella letteratura cristiana dal II secolo in poi, legata agli episodi evangelici della chiamata dei pescatori, della pesca miracolosa e della moltiplicazione di pani e pesci.
Per Clemente di Alessandria il pesce era il simbolo del battesimo. Dunque non più un animale vero, ma il simbolo di Cristo. Disposte verticalmente, le lettere della parola greca Ichthys formano l’acronimo Iesùs Christòs Theòu Uiòs Sotèr “Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore”, ricorrente nelle catacombe cristiane, assieme all’immagine del pesce, simbolo cristologico.
Una delle rappresentazioni più belle dei pesci si ritrova nei raffinati mosaici dell'Aula Teodoriana Sud della Basilica di Aquileia.

Ritroviamo il pesce accanto al pane eucaristico nelle catacombe di San Callisto, e tra le reti degli Apostoli nella Vocazione di Pietro e Andrea e nella Pesca miracolosa del pittore senese Duccio di Buoninsegna.


Duccio di Buoninsegna, La pesca miracolosa, 1308-1311, Tempera su tavola, 36.5 x 47.5 cm, Siena, Museo dell'Opera del Duomo

La Madonna del pesce di Raffaello

Dal Medioevo - il cui la figura del pesce sopravvive nei Bestiari - arriviamo al Rinascimento che assiste alla quasi totale scomparsa di questo soggetto. L’interesse si concentra adesso sulla figura umana, sacra o mitologica. Rimane sono qualche raffigurazione nei dipinti dell’Ultima Cena, come cibo per gli apostoli o come offerta a Maria, come nel celebre capolavoro di Raffaello.
Intorno al 1514 il maestro dipinge La Madonna del Pesce, un olio su tavola trasferito su tela, conservato oggi al Museo del Prado di Madrid.
Si tratta di una sacra conversazione con al centro la Madonna col Bambino su un trono rialzato e ornato da intagli, tra l'arcangelo Raffaele con Tobiolo e san Girolamo con il leone addomesticato. Il nome dell'opera deriva dal pesce che Tobiolo tiene in mano, parte integrante della leggenda secondo la quale Raffaele lo avrebbe aiutato a catturare un pesce velenoso, con la cui bile il giovane avrebbe poi guarito il padre dalla cecità.


Raffaello Sanzio, Madonna del Pesce, 1513-1514, Olio su tavola, 158 x 215 cm, Museo del Prado, Madrid

Il pesce nelle nature morte, da Goya a de Pisis

Da Clara Peeters a Luis Egidio Meléndez, da Francisco Goya a Manet, fino ad arrivare al Novecento con la Natura morta con pesci e bottiglia di de Pisis, il pesce diventa una costante delle nature morte, dal Seicento ad oggi.

I Pesci d’oro di Klimt
Quando Klimt espose il suo dipinto intitolato Pesci d’oro alla XIII mostra della Secessione e a Dresda nel 1904, l’opera fu addirittura accusata di oscenità, tanto che l’autore pensò di intitolarla Ai miei critici.
L’artista rinnova un tema a lui caro, associando la donna all’acqua. L'opera, di sapore simbolista e posta in una dimensione elegantemente erotica, è dominata dalla schiena nuda di una donna. Creature femminili, simili a sirene dall’aspetto moderno, le bocche sensuali, i capelli sciolti, fluttuano in un’atmosfera irreale e notturna, con atteggiamento provocante. Il dorato utilizzato per rappresentare per il pesce e i riflessi dell'acqua si insinua tra i corpi e tra gli oggetti indefiniti, circondati da velature e trasparenze.

Il cibo come forma d'arte: le composizioni fotografiche di Tony Le Duc
Nei suoi scatti, il fotografo fiammingo Tony Le Duc, giocando con la luce e con la consistenza del colore, eleva anguille e aragoste a una dimensione artistica, astratta e fotografica.
Come un pittore, il più importante fotografo culinario del Belgio riempie le sue cornici con composizioni nelle quali non mancano i pesci, a dar vita a una spettacolare festa per gli occhi che eleva il cibo e la cucina ad autentica forma d’arte.


© Tony Le Duc

Il Museo con i 100 migliori pesci d’aprile
A San Diego esiste addirittura un museo dedicato agli scherzi e alle principali bufale della storia. Si chiama Museum of Hoaxes, è stato fondato nel 1997 e ha una sezione interamente dedicata alla storia del primo di aprile e ai cento scherzi più divertenti.


Gustav Klimt, Pesci d'oro, 1901-1902, Olio su tela, 181 x 66.5 cm, Zürich

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