Dall’11 novembre all’11 febbraio una mostra diffusa tra musei e spazi industriali

Adrian Paci a Firenze: l’inquietudine corre sull’acqua

Foto Simona Fossi | Adrian Paci, Di queste luci si servirà la notte, 2017
 

Francesca Grego

10/11/2017

Firenze - Lo scheletro di un’imbarcazione sospesa nell’aria lascia scivolare verso il basso i sinuosi tentacoli di una medusa luminescente. Sullo schermo, una barca solca il mistero delle acque dell’Arno.
 
Al Museo Novecento esordisce così Di queste luci si servirà la notte, il progetto espositivo diffuso che segna il debutto di Adrian Paci a Firenze, da scoprire anche presso Le Murate - Arte Contemporanea e in due spazi di archeologia industriale dei vicini comuni di Pelago e Montelupo Fiorentino.
 
È l’acqua il cuore dell’ultima fatica dell’artista di origine albanese, metafora dell’esistenza come flusso di continue trasformazioni.
Di queste luci si servirà la notte – racconta Adrian Paci – nasce come intervento sul fiume Arno attraverso un’azione performativa, ma poi il lavoro si sposta verso una riflessione sul dialogo tra la luce e il buio, tra la superficie e la profondità, il visibile e l’invisibile. Una tensione irrisolta che mi intriga”.
 
Continua la curatrice Valentina Gensini: “Il progetto di Adrian Paci parte da lontano. Sono due anni che lavoriamo insieme, instaurando un rapporto privilegiato con la città e con il fiume. Quest’anno Paci è tornato per produrre una performance e un video inediti: ha indagato l’archeologia del fiume, con il flusso che nasconde e rivela, tradisce e risignifica. Da qui parte l’installazione prodotta da Le Murate e Museo Novecento, al centro della mostra”.
 
Al Museo Novecento il percorso si snoda tra opere pittoriche, video e fotografie. “La scelta di mezzi diversi – ha spiegato ancora l’artista – non è sperimentalismo fine a se stesso, ma cerca di rispondere alle necessità specifiche degli incontri che faccio e delle storie che vado a raccontare”.

Così all'inedita installazione che dà il titolo alla mostra si affiancano i video The Guardians e The Column, storia di un’immensa colonna corinzia scolpita da operai cinesi a bordo di una nave-officina in viaggio sugli oceani: un’impressionante metafora dei rapporti economici nel mondo globalizzato, che ha suscitato scalpore dal Jeau de Paume di Parigi al MAC di Montréal.
 
Si passa poi alle atmosfere sospese di serie fotografiche come Turn On e Back Home, quest’ultima legata al tema delle migrazioni che permea la poetica di Paci.
L’immagine dell’acqua come agente e terreno di cambiamenti si inserisce infatti in una concezione dell’esistenza come transito e ricerca ininterrotta, connessa ai più urgenti fenomeni di attualità ma anche alle vicende personali dell’artista, trapiantato a Milano dall’Albania durante l’emergenza del 1997.
 
Presso Le Murate. Progetti Arte Contemporanea le opere di Adrian Paci dialogano con gli spazi suggestivi di una struttura che fu carcere e monastero.
Dalla video installazione Rasha, toccante testimonianza di una donna palestinese in fuga, alla grande scultura Home to Go, che ridefinisce i concetti di casa e identità, qui la ricerca dell’artista si intreccia con quelle di tre giovani colleghi residenti in Toscana selezionati dallo stesso Paci.
 
Il progetto si espande poi da Firenze ai territori limitrofi in due comuni depositari di memorie collettive e archeologie industriali.
Celebri video installazioni dell’artista si confrontano con il vissuto locale: si tratta di The Encounter, alla Fornace Cioni Alderighi di Montelupo Fiorentino, e di One and Twenty-Four Chairs, presso la ex Fabbrica Tappeti a San Francesco di Pelago, documento di due performance di disarmante immediatezza che ruotani intorno ai concetti universali di comunità e relazione.
 
Durante il prossimo weekend Adrian Paci sarà inoltre tra i protagonisti della kermesse fiorentina Lo Schermo dell’Arte Film Festival, un evento internazionale dedicato alle connessioni tra cinema e arte contemporanea, dove presenterà il suo ultimo video.
Interregnum riflette sui rapporti tra politica, corpi collettivi ed emozioni individuali attraverso un ipnotico montaggio di immagini tratte dai funerali di dittatori comunisti di diverse epoche e nazionalità: la morte del leader, ha spiegato l’artista, libera un dolore “che non era contemplato nella società comunista”.
 
Curata da Valentina Gensini e realizzata da Museo Novecento, Le Murate - Progetti Arte Contemporanea e i comuni di Pelago e Montelupo Fiorentino in partnership con Sensi Contemporanei, la mostra Di queste luci si servirà la notte sarà in programma dall’11 novembre all’11 febbraio.
 
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