Presentata a Roma l’eccezionale scoperta
Ecco la Kore di Vulci, fanciulla greca tra gli Etruschi
La Kore di Vulci © Ministero della Cultura
Francesca Grego
05/12/2025
Roma - Si è svelato al pubblico questa mattina il volto della Kore di Vulci, rinvenuta nell’antica città etrusca durante recenti scavi. Della fanciulla (kore in greco) è giunta fino a noi solo la testa, un ritrovamento importantissimo: la scultura rappresenta infatti un rarissimo esempio di statuaria greca in Italia ed è una testimonianza fondamentale degli scambi intercorsi tra gli Etruschi e il mondo ellenico già in epoca arcaica.
Giovane, elegante, adorna di un’elaborata acconciatura, la Kore di Vulci arriva con ogni probabilità dal laboratorio di uno scultore attico, dove è stata concepita agli inizi del V secolo a.C. Duemila e cinquecento anni dopo è riemersa per caso dal sottosuolo di Vulci, fiorente centro etrusco oggi nel territorio di Montalto di Castro (VT): il progetto multidisciplinare Vulci Cityscape, promosso a partire dal 2020 dalle Università di Friburgo e Magonza in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale e la Fondazione Vulci, aveva infatti un altro obiettivo, ovvero indagare la struttura e lo sviluppo dell’antica città per ampliare le conoscenze sull’urbanistica etrusca. Riemersa all’interno di un tempio scoperto nel 2021, attualmente la Kore è in fase di restauro e analisi presso l’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) di Roma: indagini scientifiche approfondite riveleranno presto i suoi colori originari, i materiali e le tecniche di lavorazione impiegate per realizzarla.
“Siamo in presenza di uno dei rarissimi esemplari di scultura greca in Italia, non solo in Etruria, ma anche in Magna Grecia e in Sicilia”, ha spiegato Luigi La Rocca, Capo Dipartimento per la tutela del patrimonio culturale del Mic, durante la presentazione di oggi nella Sala della Crociera del Ministero della Cultura: “Questi oggetti sono molto rari e aprono il campo a considerazioni e riflessioni storico-archeologiche importanti, in particolare sull'intensità e la tipologia dei rapporti fra la Grecia e l'Etruria in età tardo arcaica, ma anche sulla presenza di artisti greci in Etruria, come ci ricordano anche le fonti, in relazione soprattutto alle sculture e alle decorazioni templari”.
Ma che cosa è esattamente una kore? E quali storie è in grado di raccontarci al momento la fanciulla di Vulci? La preziosa testa femminile appartiene a una tipologia tipica della scultura greca arcaica (VII-V secolo a.C.): statue di giovani donne in piedi, con una lunga tunica (chitone) e in posizione frontale, con fiori, frutti o vasi nelle mani, e un inconfondibile sorriso, fisso e ieratico. Di solito scolpite in marmo - come nel nostro caso - a volte le kore erano dipinte con colori vivaci. La loro funzione era legata alla sfera del sacro: erano oggetti di devozione religiosa, offerte votive per i santuari, monumenti funebri.

La Kore di Vulci © Ministero della Cultura
La presenza di una kore a Vulci suggerisce che la città avesse contatti diretti con il mondo greco e che il suo porto fosse un nodo significativo nella rete degli scambi culturali e commerciali del Mediterraneo arcaico. Testimonia inoltre l’esistenza di una domanda e di un gusto per l’arte greca in una società capace di apprezzarla e di finanziarne l’importazione. In generale, ci parla di un mondo più connesso e interdipendente rispetto a quanto potremmo immaginare oggi, di culture permeabili e votate allo scambio, offrendo nuovi spunti di riflessione sui legami tra la Grecia e l’Italia preromana.
“Il ritrovamento della testa di Kore di marmo tardo-arcaica a Vulci è un evento di straordinario rilievo sia per il valore artistico sia per le implicazioni che reca con sé”, ha detto il Ministro della Cultura Alessandro Giuli: “Non è stato rinvenuto semplicemente un dono votivo di prestigio, ma una testimonianza concreta dei legami spirituali e dunque politico-civili che univano l'Etruria e il mondo greco. Si tratta di una scoperta archeologica che può modificare la nostra percezione del mondo come accadrebbe con una nuova legge scientifica. Rimodella la nostra rappresentazione della realtà dal punto di vista conoscitivo, simbolico e anche politico”.
“Il Parco Archeologico Naturalistico di Vulci”, ha commentato Alfonsina Russo, Capo Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale del Mic, “è un'area straordinaria dove la bellezza del paesaggio e la profondità della storia si intrecciano in un dialogo continuo, capace ancora oggi di restituirci la voce di una civiltà importantissima nel Mediterraneo, quale quella etrusca. Attraverso la testa di Kore sarà possibile promuovere Vulci e il suo territorio a livello nazionale e internazionale. Un nuovo modo di valorizzare che va in un’unica direzione, quella di una strategia integrata che unisca ricerca archeologica, tutela del paesaggio, innovazione dei linguaggi espositivi, reti internazionali e partecipazione delle comunità locali”.
Giovane, elegante, adorna di un’elaborata acconciatura, la Kore di Vulci arriva con ogni probabilità dal laboratorio di uno scultore attico, dove è stata concepita agli inizi del V secolo a.C. Duemila e cinquecento anni dopo è riemersa per caso dal sottosuolo di Vulci, fiorente centro etrusco oggi nel territorio di Montalto di Castro (VT): il progetto multidisciplinare Vulci Cityscape, promosso a partire dal 2020 dalle Università di Friburgo e Magonza in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale e la Fondazione Vulci, aveva infatti un altro obiettivo, ovvero indagare la struttura e lo sviluppo dell’antica città per ampliare le conoscenze sull’urbanistica etrusca. Riemersa all’interno di un tempio scoperto nel 2021, attualmente la Kore è in fase di restauro e analisi presso l’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) di Roma: indagini scientifiche approfondite riveleranno presto i suoi colori originari, i materiali e le tecniche di lavorazione impiegate per realizzarla.
“Siamo in presenza di uno dei rarissimi esemplari di scultura greca in Italia, non solo in Etruria, ma anche in Magna Grecia e in Sicilia”, ha spiegato Luigi La Rocca, Capo Dipartimento per la tutela del patrimonio culturale del Mic, durante la presentazione di oggi nella Sala della Crociera del Ministero della Cultura: “Questi oggetti sono molto rari e aprono il campo a considerazioni e riflessioni storico-archeologiche importanti, in particolare sull'intensità e la tipologia dei rapporti fra la Grecia e l'Etruria in età tardo arcaica, ma anche sulla presenza di artisti greci in Etruria, come ci ricordano anche le fonti, in relazione soprattutto alle sculture e alle decorazioni templari”.
Ma che cosa è esattamente una kore? E quali storie è in grado di raccontarci al momento la fanciulla di Vulci? La preziosa testa femminile appartiene a una tipologia tipica della scultura greca arcaica (VII-V secolo a.C.): statue di giovani donne in piedi, con una lunga tunica (chitone) e in posizione frontale, con fiori, frutti o vasi nelle mani, e un inconfondibile sorriso, fisso e ieratico. Di solito scolpite in marmo - come nel nostro caso - a volte le kore erano dipinte con colori vivaci. La loro funzione era legata alla sfera del sacro: erano oggetti di devozione religiosa, offerte votive per i santuari, monumenti funebri.

La Kore di Vulci © Ministero della Cultura
La presenza di una kore a Vulci suggerisce che la città avesse contatti diretti con il mondo greco e che il suo porto fosse un nodo significativo nella rete degli scambi culturali e commerciali del Mediterraneo arcaico. Testimonia inoltre l’esistenza di una domanda e di un gusto per l’arte greca in una società capace di apprezzarla e di finanziarne l’importazione. In generale, ci parla di un mondo più connesso e interdipendente rispetto a quanto potremmo immaginare oggi, di culture permeabili e votate allo scambio, offrendo nuovi spunti di riflessione sui legami tra la Grecia e l’Italia preromana.
“Il ritrovamento della testa di Kore di marmo tardo-arcaica a Vulci è un evento di straordinario rilievo sia per il valore artistico sia per le implicazioni che reca con sé”, ha detto il Ministro della Cultura Alessandro Giuli: “Non è stato rinvenuto semplicemente un dono votivo di prestigio, ma una testimonianza concreta dei legami spirituali e dunque politico-civili che univano l'Etruria e il mondo greco. Si tratta di una scoperta archeologica che può modificare la nostra percezione del mondo come accadrebbe con una nuova legge scientifica. Rimodella la nostra rappresentazione della realtà dal punto di vista conoscitivo, simbolico e anche politico”.
“Il Parco Archeologico Naturalistico di Vulci”, ha commentato Alfonsina Russo, Capo Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale del Mic, “è un'area straordinaria dove la bellezza del paesaggio e la profondità della storia si intrecciano in un dialogo continuo, capace ancora oggi di restituirci la voce di una civiltà importantissima nel Mediterraneo, quale quella etrusca. Attraverso la testa di Kore sarà possibile promuovere Vulci e il suo territorio a livello nazionale e internazionale. Un nuovo modo di valorizzare che va in un’unica direzione, quella di una strategia integrata che unisca ricerca archeologica, tutela del paesaggio, innovazione dei linguaggi espositivi, reti internazionali e partecipazione delle comunità locali”.
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