Baschenis. Ritorno a Palazzo
Evaristo Baschenis, Accademia musicale di Evaristo Baschenis alla spinetta e di Ottavio Agliardi con arciliuto, mandola, chitarra, violone, intavolatura per liuto, olio su tela, 115 x 163 cm. Bergamo, collezione privata
Dal 5 May 2016 al 27 May 2016
Bergamo
Luogo: Palazzo Creberg
Indirizzo: Largo Porta Nuova 2
A distanza di dieci anni, la Fondazione Credito Bergamasco torna quindi sul Baschenis con un progetto più ambizioso e articolato, celebrandone in anticipo il 400° anniversario della nascita, che ricorre nel 2017.
Questa volta sono state radunate ben 18 opere dell’autore, tutte provenienti da collezioni private. Tra queste testimonianze figurative spicca il celeberrimo Trittico Agliardi, forse l’opera di Baschenis più monumentale, costituita da tre tele affiancate una all’altra, in cui il pittore si è autoritratto mentre suona la spinetta. Il Trittico occuperà una posizione da solista, all’interno del percorso espositivo, con un allestimento realizzato ad hoc sul Loggiato di Palazzo Creberg. Il Trittico è stato eseguito intorno al 1665 ed è costituito da due ali laterali in cui sono raffigurati Baschenis e tre membri della famiglia Agliardi intenti a suonare. Nell’elemento centrale appaiono solo strumenti musicali, realizzati con un virtuosismo fuori dal comune. È per questo genere di dipinti che il pittore bergamasco era celebre, ricercato da un collezionismo sofisticato che spaziava da Roma a Venezia, da Torino a Milano. «Il Trittico è un’opera eccezionale per la complessità dell’immagine e per la sua articolazione interna – spiega Simone Facchinetti, curatore della mostra insieme ad Angelo Piazzoli – Il fuoco centrale è una composizione dove tornano tutti gli ingredienti delle migliori nature morte di Baschenis. Lo scopo principale è quello di meravigliare l’osservatore, stupirlo, impressionarlo, fargli credere che ciò che ha di fronte è veramente reale, non pura e semplice illusione. Perciò la presenza della mosca dipinta sul foglio musicale e il leggero velo di polvere che si è depositato sui liuti capovolti. Le stupende ditate disegnate sulla polvere sono la dimostrazione di questo eccesso di virtuosismo».
Il nucleo principale della mostra è allestito nel Salone Principale, con un percorso espositivo articolato nei generi praticati dal pittore: le nature morte di cucina, gli strumenti musicali e il ritratto. In mezzo a un gruppo selezionato di dipinti figura anche un’opera inedita, mai riprodotta e mai esposta al pubblico prima d’ora. Si tratta del Cesto di mele, carciofo, asparagi, un piatto di ciliegie e un garofano bianco, appesa a fianco della celeberrima Cesta di mele(Collezione Poletti), forse la più straordinaria natura morta di cucina di Baschenis. Non a caso gli storici dell’arte la mettono generalmente in relazione alla Fiscella di Caravaggio, per spiegare a quale straordinario modello si sarebbe ispirato il pittore bergamasco.
Sempre in questo primo settore della rassegna emerge la firmata Cucina con rami, una sorta di stupefacente “sinfonia” di rami.
Non mancano i soggetti più amati di Baschenis, ovvero gli strumenti musicali, rappresentati da due vertici del genere: l’incredibile Flauto a becco, chitarra, mandora, violino con arco, liuto attiorbato, viola da arco bassa, due fogli con spartito musicale, libri e mela e il silenzioso Liuto, mandora, fogli con notazioni musicali, spinetta, violino con arco, chitarra e pesca.
Le opere di Baschenis volevano principalmente stupire, impressionare, meravigliare l’uomo dell’età barocca. Ancora oggi il pittore continua a far breccia nell’interesse contemporaneo, grazie all’abilità virtuosistica trasferita ogni volta sulla tela, in un crescendo performativo che lo conduce, dalle prime opere più semplici e spoglie, fino alle folgoranti composizioni barocche dell’età avanzata.
La mostra è corredata da un catalogo illustrato – con testi dei curatori, Simone Facchinetti e Angelo Piazzoli – distribuito gratuitamente ai visitatori; nei fine settimana sarà consegnato, a chi lo richiederà in reception, il catalogo della mostra Omaggio a Baschenis del 2006 (con i testi di Mina Gregori e Lanfranco Ravelli).
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