Duel - Gianni Caravaggio. Iniziare un tempo II
Dal 16 Novembre 2018 al 28 Febbraio 2019
Firenze
Luogo: Museo Novecento
Indirizzo: piazza Santa Maria Novella 10
Orari: 11-19; Giovedì 11-14. Ultimo ingresso un'ora prima della chiusura. 25 dicembre chiuso
Curatori: Gaspare Luigi Marcone
Enti promotori:
- Comune di Firenze
Costo del biglietto: intero € 8.50, ridotto € 4 (18-25 anni e studenti universitari), gratuito fino a 18 anni, gruppi di studenti e rispettivi insegnanti, guide turistiche e interpreti, disabili e rispettivi accompagnatori, membri ICOM, ICOMOS e ICCROM
Telefono per informazioni: +39 055 286132
E-Mail info: info@muse.comune.fi.it
Sito ufficiale: http://www.museonovecento.it
Apre al pubblico venerdì 16 novembre (fino al 28 febbraio 2018) il terzo appuntamento del ciclo Duel, ideato dal direttore artistico del Museo Novecento, Sergio Risaliti, che invita un artista contemporaneo a porsi in dialogo con un’opera della collezione civica. Protagonista della mostra Iniziare un tempo, a cura di Gaspare Luigi Marcone, è Gianni Caravaggio, che si confronta conPiero Manzoni.
In questa occasione, facendo un’eccezione, l’artista invitato ha scelto un’opera esposta nel progetto attualmente in corso nel museo fiorentino Solo. Piero Manzoni, a cura di Gaspare Luigi Marcone (fino al 13 dicembre 2018). Caravaggio “preleva” e “riattualizza” la Base magica di Manzoni (1961) grazie alla quale qualunque persona, o oggetto, può essere trasformata in opera d’arte. In realtà il confronto poetico-concettuale tra Caravaggio e Manzoni ha origini lontane. Nel 2008, per esempio, nel suo testo intitolato L’opera d’arte come dispositivo per atti demiurgici, Caravaggio scrive: “[...] il dispositivo predispone all’atto demiurgico ma è anche il suo unico detentore permanente paragonabile alla capacità della Base magica di Piero Manzoni di definire lo spettatore come un’opera d’arte vivente. L’atto artistico in quanto atto demiurgico si rigenera nel suo dispositivo, se non accade l’atto artistico resta in potenza. Ricreare l’atto artistico è scoprire l’enigma del dispositivo. L’opera d’arte come dispositivo è la creazione che predispone alla creazione”.
Il lavoro “interattivo” manzoniano dialoga con l’opera di CaravaggioGiocami e giocami di nuovo (1996) dove lo spettatore può “giocare” – sedendosi su quattro strati di tessuto dalla forma orbitale tinti di un azzurro diverso – una sorta di partita a dadi, dove con un bicchiere di base ovoidale lancia piccole sculture in bronzo che rimandano ai cinque continenti, forme plasmate direttamente dalla mano dell’artista-demiurgo. In una sala è protagonista una nuova versione del lavoro L’orizzonte si posa su una nuvola mentre il sole la attraversa (2015-2018) grande ammasso di nylon che in parte potrebbe rievocare anche alcuniAchromes di Piero Manzoni nonché le Linee del grande artista milanese. In quest’opera di Caravaggio un filo azzurro di cotone è adagiato su un groviglio di fili da pesca, assumendone i contorni frastagliati, mentre un altro filo di cotone giallo attraversa la nuvola, mantenendo il suo percorso invariato.
In una delle sale più grandi dedicate al progetto l’artista costruisce uno “scenario” con alcuni suoi lavori già noti e altri inediti. Tra questi Il mistero nascosto da una nuvola (2013-2018), composto da granito e zucchero a velo, così descritto dall’artista: “L’essere velato ha sempre contraddistinto il mistero, ovvero qualcosa che vive nella parte abissale della nostra immaginazione, così da non essere mai completamente compresa. La visione del mistero si manifesta incomprensibilmente aperta e, per questo, continuamente vitale. Dall’altro canto è proprio nell’atto di velarsi, come si vela una torta al cioccolato con lo zucchero a velo, che il mistero s’incarna e si manifesta. Si manifesta sempre concretamente, come un paesaggio in cui la punta di una montagna affonda in una nuvola, o in un viso nascosto da un velo. La natura ama nascondersi – ri-velarsi appunto – ed è proprio nel nascondersi che si manifesta come immagine – un paradosso logico, ma in questo manifestarsi ho la sensazione che la natura ci chieda non comprensione ma accoglienza, una rilassatezza in cui ci lasciamo iniziare da ciò che appare come mistero”.
La mostra si presenta quasi come un’antologica “delineata” da alcune opere-simbolo cariche di denominatori comuni tra l’arte di Caravaggio e la ricerca di Manzoni, entrambi esploratori di “mondi nuovi”, entrambi sperimentatori di materiali eterogenei tra classicità, quotidianità e contemporaneità.
Gianni Caravaggio (Rocca San Giovanni, 1968; vive e lavora a Monza, Milano, Sindelfingen). Si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) con Luciano Fabro e ha studiato filosofia a Firenze, Milano, Stoccarda; ha la cattedra di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero.
Recenti mostre personali (selezione): To begin a time, kaufmann repetto, New York (2018), Sostanza Incerta, The Open Box, Milano (2017); Sais, kaufmann repetto, Milano (2017); About things bigger than us, andriesse eyck galerie, Amsterdam (2016); Non poserò mai più i miei anni così sul tempo, Tucci Russo – Studio per l’arte contemporanea, Torre Pellice (2015); Uncertain Substance, Spazio A, Pistoia (2015); Finalmente Solo / Enfin Seul, Musée d’art moderne et contemporain de Saint-Étienne Métropole, Saint-Étienne e Museo MAGA, Gallarate (2014-2015); Sotto la superficie, la verità della concretezza dove vai via dalla luce mia mentre attendo un mondo nuovo, Base / Progetti per l’arte, Firenze (2013); Tessitore di albe, kaufmann repetto, Milano (2011); L’isola del giorno dopo, Tucci Russo – Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice (2011); Cinque proposizioni per un mondo nuovo, kaufmann repetto, Milano (2013); Scenario, Collezione Maramotti, Reggio Emilia (2008-2009); già 39 anni su questo pianeta, Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro (2008). Recenti mostre collettive (selezione): Equilibrium. Un’idea per la scultura italiana, Mazzoleni, Torino e Londra (2018-2019); Noi e il MASI. Donazione Giancarlo e Danna Olgiati, MASI – Museo d’Arte della Svizzera Italiana, Lugano (2018); Mythologies, Palazzo Palmieri, Monopoli (2017); Collezione ACACIA, Museo del Novecento, Milano (2016); Fuori Uso 2016 Avviso di garanzia, ex Tribunale di Pescara, Pescara (2016); Il pane e le rose, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano (2015); La sottile linea del tempo. Opere dalla collezione Agi Verona, Fondazione Museo Miniscalchi-Erizzo, Verona (2015); Au rendez-vous des amis, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Alberto Burri, Palazzo Vitelli a Sant’Egidio, Città di Castello (2015); About Sculpture #2, Galerie Rolando Anselmi, Berlino (2014); Ritratto dell’artista da giovane, Castello di Rivoli Museo d’arte contemporanea, Rivoli (2014); Gli artisti italiani della Collezione ACACIA, Palazzo Reale, Milano (2012); Arte essenziale, Collezione Maramotti, Reggio Emilia e Frankfurter Kunstverein, Frankfurt am Main (2011-2012); La scultura italiana del XXI secolo, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano (2010- 2011).
Tra i vari premi conferiti all’artista si ricordano: Premio ACACIA, Milano (2013); Premio Castello di Rivoli Museo d’arte contemporanea, Rivoli (2005); Special Fund Prize, PS1, Italian Studio Program New York (2002).
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