Jernej Forbici. Last Flowers
 
										 
										
										
																		
																																												Jernej forbici, What lies beneath, 2007, acrilico e olio su tela, 250x500 cm
											
										
										Jernej Forbici. Last Flowers, Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter, Milano
Dal 18 September 2012 al 26 October 2012
Milano
Luogo: Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter
Indirizzo: via Cadolini 27
Orari: da martedì a venerdì 14.30-19; sabato su appuntamento
Curatori: Fortunato D`Amico
Telefono per informazioni: +39 02 58314940/ 347 3100295
E-Mail info: info@galleriabiancamariarizzi.com
Sito ufficiale: http://www.galleriabiancamariarizzi.com
								
								Jernej Forbici è un artista sloveno che, attraverso il linguaggio della pittura, racconta e denuncia i soprusi compiuti dall’uomo nei confronti della natura.
La Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter di Milano presenta, dal 18 settembre al 26 ottobre 2012, la personale Jernej Forbici. Last Flowers,il cui tema fondante è il problema del riscaldamento globale e degli effetti che questo ha sulla vegetazione del pianeta.
 
Il progetto espositivo, curato da Fortunato D’Amico e pensato appositamente per gli spazi della galleria milanese, prevede quattro lavori le cui grandissime dimensioni (due misurano 500x380 cm e altri due 200x380 cm) hanno la precisa intenzione di far sentire piccolo il visitatore, di farlo entrare in un luogo sacro cui approcciarsi con il dovuto rispetto; due teche di vetro mettono in mostra alcune piante morte: al loro interno la temperatura raggiunge i 45 gradi, condizione termica alla quale il pianeta si sta avvicinando a grandi passi e in cui la maggior parte delle piante muore.
Infine, la sezione New Documents: 80 opere di piccole dimensioni presentate come prove di un processo il cui imputato è l’uomo.
 
Nel percorso artistico e personale di Forbici l’evento che sta all’origine della sua arte è la contaminazione della falda acquifera della zona di Maribor, nel nord-est della Slovenia, con le scorie non eliminate di un’industria dell’alluminio. Narrarne e testimoniarne la vicenda attraverso le immagini ha fatto di Jernej Forbici, nato a un passo dalla discarica micidiale, un artista militante. Chiamarlo paesaggista sarebbe infatti riduttivo. La sua è una pittura materica, graffiata, sofferta, che tratteggia in pochi gesti l’orizzonte, la campagna coltivata, scorci di bosco, qualche scheletrico profilo di albero e fiumi dall’iridescenza ingannevole.
Lontano dal suo piccolo paese, Jernej Forbici ha compiuto un cammino di formazione artistica che gli ha permesso di potenziare i suoi strumenti espressivi e dar voce a un’appassionata quanto attuale difesa della natura. Ha imparato la lezione della pittura dell’Ottocento e su quella base si è costruito una poetica modernissima del paesaggio. Lasciata alle spalle la natura idilliaca, superato il concetto della natura matrigna, è arrivato alla lirica della natura morente. L’agonia del pianeta è descritta nei suoi dipinti senza clamore e senza rumore. Con toni pacati, in un linguaggio composto ed elegante.
							
							La Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter di Milano presenta, dal 18 settembre al 26 ottobre 2012, la personale Jernej Forbici. Last Flowers,il cui tema fondante è il problema del riscaldamento globale e degli effetti che questo ha sulla vegetazione del pianeta.
Il progetto espositivo, curato da Fortunato D’Amico e pensato appositamente per gli spazi della galleria milanese, prevede quattro lavori le cui grandissime dimensioni (due misurano 500x380 cm e altri due 200x380 cm) hanno la precisa intenzione di far sentire piccolo il visitatore, di farlo entrare in un luogo sacro cui approcciarsi con il dovuto rispetto; due teche di vetro mettono in mostra alcune piante morte: al loro interno la temperatura raggiunge i 45 gradi, condizione termica alla quale il pianeta si sta avvicinando a grandi passi e in cui la maggior parte delle piante muore.
Infine, la sezione New Documents: 80 opere di piccole dimensioni presentate come prove di un processo il cui imputato è l’uomo.
Nel percorso artistico e personale di Forbici l’evento che sta all’origine della sua arte è la contaminazione della falda acquifera della zona di Maribor, nel nord-est della Slovenia, con le scorie non eliminate di un’industria dell’alluminio. Narrarne e testimoniarne la vicenda attraverso le immagini ha fatto di Jernej Forbici, nato a un passo dalla discarica micidiale, un artista militante. Chiamarlo paesaggista sarebbe infatti riduttivo. La sua è una pittura materica, graffiata, sofferta, che tratteggia in pochi gesti l’orizzonte, la campagna coltivata, scorci di bosco, qualche scheletrico profilo di albero e fiumi dall’iridescenza ingannevole.
Lontano dal suo piccolo paese, Jernej Forbici ha compiuto un cammino di formazione artistica che gli ha permesso di potenziare i suoi strumenti espressivi e dar voce a un’appassionata quanto attuale difesa della natura. Ha imparato la lezione della pittura dell’Ottocento e su quella base si è costruito una poetica modernissima del paesaggio. Lasciata alle spalle la natura idilliaca, superato il concetto della natura matrigna, è arrivato alla lirica della natura morente. L’agonia del pianeta è descritta nei suoi dipinti senza clamore e senza rumore. Con toni pacati, in un linguaggio composto ed elegante.
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