Al cinema il 26, 27, 28 ottobre
Banksy. L'arte della ribellione - La nostra recensione
Banksy in Messico, Dal film BANKSY – L'arte della ribellione I Courtesy of Adler Entertainment
Samantha De Martin
23/10/2020
La domanda potrebbe sorgere spontanea. Come si fa a realizzare un film sull’artista che ha scelto di celare la propria identità dietro a un cappuccio?
Ma soprattutto, se vi aspettate di trovare sullo schermo una semplice carrellata di interventi, tra ratti, scimmie che siedono in parlamento e l’iconica immagine con Samuel L. Jackson e John Travolta che brandiscono due banane nel celebre omaggio al film Pulp fiction, siete fuori strada. O meglio, ci sono anche questi lavori iconici nel ritratto che il regista Elio España compone con rigore in un crescendo di notizie e informazioni, anche inedite, nel suo ultimo lavoro dedicato all’artista senza volto.
Ma Banksy - L’arte della ribellione, nelle sale il 26, 27 e 28 ottobre, è qualcosa di più. È un viaggio ricco di particolari e inedite curiosità alle origini del “fenomeno Banksy”, dai timidi esordi del futuro “terrorista dell’arte” - in una sottocultura criminale, in un arduo gioco al gatto e al topo per sfuggire ai controlli della polizia - fino alla sua ascesa come leader di un movimento artistico rivoluzionario, raccontato attraverso la voce diretta dei protagonisti che hanno vissuto i fermenti di un’epoca, lavorando a stretto contatto con la firma più irriverente della street art.
Così il ritratto del ‘graffitaro’ divenuto simbolo della protesta globale anticapitalistica assume idealmente un volto grazie al documentario che ripercorre l’escalation artistica di un personaggio la cui arte ha avuto il merito di tastare il polso della società e tradurne il battito in immagini divenute celebri.
Uno dei punti di forza della produzione firmata Spiritlevel Cinema, distribuita da Adler Entertainment è forse l’intrigante approfondimento del contesto storico e culturale che assiste al fiorire dell’arte di Banksy e dei suoi colleghi, nel background di Bristol, in uno specifico panorama culturale e politico frutto di un preciso periodo storico. Un contesto in cui il vandalismo dei graffiti nasce come impulso reazionario e anti-sistema in anni particolarmente tumultuosi, ma anche elettrizzanti, dominati dalla poll-tax, dal rigore e dal proibizionismo di Margareth Tatcher, ma anche dalla diffusione della cultura hip hop, fino all’avvento di John Major e poi di Tony Blair, accolto con tiepida diffidenza.
Da Burton Hill, quartier generale dei graffiti di Bristol, luogo dalla pessima reputazione, ma dove era possibile lavorare in sicurezza, Elio España ci accompagna nella triste notte del graffitismo, con l’ "Operazione Anderson". La più grande operazione anti-graffiti della storia portò alcuni artisti di strada ad appendere la bomboletta al chiodo, mentre molti altri continuarono ad operare clandestinamente vivendo da fuorilegge. Sarà questo ambiente tumultuoso a corroborare le ambizioni di Banksy, giustificando la necessità dell’anonimato.
BANKSY – L'arte della ribellione I Getty Images | Courtesy of Adler Entertainment
La scelta del luogo in cui depositare i suoi messaggi è il filo conduttore di tutta l’opera dell’artista che nel 2018 sceglie i più prestigiosi musei al mondo, dal Moma e al Metropolitan Museum di New York, per le sue incursioni, collocando i suoi lavori, aiutato da complici, tra un Monet e un Picasso, per poi uscire indisturbato dalle sale.
Il film Banksy – L’arte della ribellione si addentra in questa straordinaria incursione, segue l’uomo incappucciato, in altri video inediti ne carpisce lo sguardo dagli occhi nocciola e noi, con lui, diventiamo complici di questa ribellione a colori che riflette sulle paure e le speranze di un mondo in continuo cambiamento.
L’arrivo, da Chicago, della musica house, i rave clandestini degli anni Novanta, la vicinanza di Banksy alla comunità gipsy, l’influenza di Blek le rat, i linguaggi di artisti come Basquiat ed Haring agiscono da carica alla sua arte politicizzata, agli epigrammi sovversivi, alle incursioni audaci che oltraggiano l’establishment e creano un nuovo movimento rivoluzionario che porta al centro delle opere la povertà, i fondamentalismi politici e religiosi, l’alienazione, la guerra, il capitalismo, la violenza. La street art di Shepard Fairey, di Bast, di Os Gêmeos, l’esperienza estrema del Dragon Bar faranno il resto, mentre l’età dell’innocenza prende il sopravvento, travestita da bambini, animali, topi impegnati, scimmie intelligenti, poliziotti in perenne conflitto tra il cuore e il loro ruolo sociale.
L'artista ispirato dai graffiti della New York degli anni ’70, che ha il merito di aver trasformato il movimento della Street Art in forma d’arte mainstream mettendo insieme un impero multimilionario e divenendo, da writer della mecca dei graffiti, un artista concettuale, esplode con “Turf War", la prima grande mostra di Banksy, allestita nel 2003 in un magazzino in Kingsland Road, nell'East End di Londra. Un autentico successo riproposto dal film attraverso un’incursione tra gli animali vivi dipinti, protagonisti di questa fortunata performance, tra celebrità che sgomitano per assistervi.
BANKSY – L'arte della ribellione I Getty Images | Courtesy of Adler Entertainment
Ci sono proprio tutte le incursioni dello street artist, da quella lungo il muro che corre tra Israele e Palestina - a distribuire sogni ai bambini che tentano di aggirare la barriera aggrappati a palloncini - alla celebre Girl with Balloon autodistruttasi durante la famosa asta da Sotheby’s nel 2018. Ogni intervento è raccontato, messo in relazione con il contesto nel quale è stato realizzato, con il luogo, gli avvenimenti, i personaggi.
Oltre a presentare un raro archivio proveniente da collezioni private e interviste inedite, il primo film a far luce sull’intera storia di Banksy - l’artista che ha fatto impazzire Brad Pitt, Angelina Jolie e Christina Aguilera - si avvale di numerosi interventi, dal promotore d’arte Steve Lazarides, ex braccio destro di Banksy, all’artista di fama mondiale Ben Eine, uno dei collaboratori più stretti dell’arista, da John Nation, che ha gestito il progetto di graffiti in cui è iniziata la storia di Banksy, ai famosi street artist Risk, KET & Scape, oltre a diversi esperti e critici d’arte.
Molti lo detestano, altri lo osannano. Vandalo o artista? Chi può saperlo. Certo, usciti dalla sala, guarderemo a Banksy con nuovi occhi.
Banksy - L'Arte della Ribellione I Courtesy Adler Entertainment
Leggi anche:
• Come raccontare un uomo senza volto? Parla Elio España, regista di Banksy - L'arte della ribellione
• Banksy colpisce ancora
• Banksy: gli interventi più clamorosi dell'artista di Bristol
Ma soprattutto, se vi aspettate di trovare sullo schermo una semplice carrellata di interventi, tra ratti, scimmie che siedono in parlamento e l’iconica immagine con Samuel L. Jackson e John Travolta che brandiscono due banane nel celebre omaggio al film Pulp fiction, siete fuori strada. O meglio, ci sono anche questi lavori iconici nel ritratto che il regista Elio España compone con rigore in un crescendo di notizie e informazioni, anche inedite, nel suo ultimo lavoro dedicato all’artista senza volto.
Ma Banksy - L’arte della ribellione, nelle sale il 26, 27 e 28 ottobre, è qualcosa di più. È un viaggio ricco di particolari e inedite curiosità alle origini del “fenomeno Banksy”, dai timidi esordi del futuro “terrorista dell’arte” - in una sottocultura criminale, in un arduo gioco al gatto e al topo per sfuggire ai controlli della polizia - fino alla sua ascesa come leader di un movimento artistico rivoluzionario, raccontato attraverso la voce diretta dei protagonisti che hanno vissuto i fermenti di un’epoca, lavorando a stretto contatto con la firma più irriverente della street art.
Così il ritratto del ‘graffitaro’ divenuto simbolo della protesta globale anticapitalistica assume idealmente un volto grazie al documentario che ripercorre l’escalation artistica di un personaggio la cui arte ha avuto il merito di tastare il polso della società e tradurne il battito in immagini divenute celebri.
Uno dei punti di forza della produzione firmata Spiritlevel Cinema, distribuita da Adler Entertainment è forse l’intrigante approfondimento del contesto storico e culturale che assiste al fiorire dell’arte di Banksy e dei suoi colleghi, nel background di Bristol, in uno specifico panorama culturale e politico frutto di un preciso periodo storico. Un contesto in cui il vandalismo dei graffiti nasce come impulso reazionario e anti-sistema in anni particolarmente tumultuosi, ma anche elettrizzanti, dominati dalla poll-tax, dal rigore e dal proibizionismo di Margareth Tatcher, ma anche dalla diffusione della cultura hip hop, fino all’avvento di John Major e poi di Tony Blair, accolto con tiepida diffidenza.
Da Burton Hill, quartier generale dei graffiti di Bristol, luogo dalla pessima reputazione, ma dove era possibile lavorare in sicurezza, Elio España ci accompagna nella triste notte del graffitismo, con l’ "Operazione Anderson". La più grande operazione anti-graffiti della storia portò alcuni artisti di strada ad appendere la bomboletta al chiodo, mentre molti altri continuarono ad operare clandestinamente vivendo da fuorilegge. Sarà questo ambiente tumultuoso a corroborare le ambizioni di Banksy, giustificando la necessità dell’anonimato.
BANKSY – L'arte della ribellione I Getty Images | Courtesy of Adler Entertainment
La scelta del luogo in cui depositare i suoi messaggi è il filo conduttore di tutta l’opera dell’artista che nel 2018 sceglie i più prestigiosi musei al mondo, dal Moma e al Metropolitan Museum di New York, per le sue incursioni, collocando i suoi lavori, aiutato da complici, tra un Monet e un Picasso, per poi uscire indisturbato dalle sale.
Il film Banksy – L’arte della ribellione si addentra in questa straordinaria incursione, segue l’uomo incappucciato, in altri video inediti ne carpisce lo sguardo dagli occhi nocciola e noi, con lui, diventiamo complici di questa ribellione a colori che riflette sulle paure e le speranze di un mondo in continuo cambiamento.
L’arrivo, da Chicago, della musica house, i rave clandestini degli anni Novanta, la vicinanza di Banksy alla comunità gipsy, l’influenza di Blek le rat, i linguaggi di artisti come Basquiat ed Haring agiscono da carica alla sua arte politicizzata, agli epigrammi sovversivi, alle incursioni audaci che oltraggiano l’establishment e creano un nuovo movimento rivoluzionario che porta al centro delle opere la povertà, i fondamentalismi politici e religiosi, l’alienazione, la guerra, il capitalismo, la violenza. La street art di Shepard Fairey, di Bast, di Os Gêmeos, l’esperienza estrema del Dragon Bar faranno il resto, mentre l’età dell’innocenza prende il sopravvento, travestita da bambini, animali, topi impegnati, scimmie intelligenti, poliziotti in perenne conflitto tra il cuore e il loro ruolo sociale.
L'artista ispirato dai graffiti della New York degli anni ’70, che ha il merito di aver trasformato il movimento della Street Art in forma d’arte mainstream mettendo insieme un impero multimilionario e divenendo, da writer della mecca dei graffiti, un artista concettuale, esplode con “Turf War", la prima grande mostra di Banksy, allestita nel 2003 in un magazzino in Kingsland Road, nell'East End di Londra. Un autentico successo riproposto dal film attraverso un’incursione tra gli animali vivi dipinti, protagonisti di questa fortunata performance, tra celebrità che sgomitano per assistervi.
BANKSY – L'arte della ribellione I Getty Images | Courtesy of Adler Entertainment
Ci sono proprio tutte le incursioni dello street artist, da quella lungo il muro che corre tra Israele e Palestina - a distribuire sogni ai bambini che tentano di aggirare la barriera aggrappati a palloncini - alla celebre Girl with Balloon autodistruttasi durante la famosa asta da Sotheby’s nel 2018. Ogni intervento è raccontato, messo in relazione con il contesto nel quale è stato realizzato, con il luogo, gli avvenimenti, i personaggi.
Oltre a presentare un raro archivio proveniente da collezioni private e interviste inedite, il primo film a far luce sull’intera storia di Banksy - l’artista che ha fatto impazzire Brad Pitt, Angelina Jolie e Christina Aguilera - si avvale di numerosi interventi, dal promotore d’arte Steve Lazarides, ex braccio destro di Banksy, all’artista di fama mondiale Ben Eine, uno dei collaboratori più stretti dell’arista, da John Nation, che ha gestito il progetto di graffiti in cui è iniziata la storia di Banksy, ai famosi street artist Risk, KET & Scape, oltre a diversi esperti e critici d’arte.
Molti lo detestano, altri lo osannano. Vandalo o artista? Chi può saperlo. Certo, usciti dalla sala, guarderemo a Banksy con nuovi occhi.
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