Parla l'artista Alvise Bittente

Venezia e i suoi fantasmi. La Nuova Guida Sentimentale di Luca Scarlini

Alvise Bittente, Scombussolato (Diego Valeri) | © Alvise Bittente
 

Francesca Grego

20/05/2025

Venezia - "Un insolubile enigma si rinserra nel nome di Venezia”, scriveva Diego Valeri nel 1942, dando alle stampe la sua celebre Guida Sentimentale. Ottant’anni dopo Luca Scarlini e Alvise Bittente tornano a interrogare la sfinge che alberga nel leone di San Marco, per offrirci il bandolo di una plurisecolare matassa sospesa tra terra e acqua, sogno e realtà. Nasce così la Nuova guida sentimentale di Venezia, edita da Marsilio, racconto corale e multiforme di una città dalle innumerevoli vite, che ancora oggi è una “strepitosa macchina di avventure”. Per toccarle con mano - sono pronti a giurare gli autori - basta lasciarsi cullare dal ron ron pigro e sornione del vaporetto, il mezzo ideale per apprezzare uno dei doni più preziosi che la Laguna ha in serbo per noi, la lentezza. 

Mentre ci facciamo strada tra navigatori gps e trolley falcianti, i sestieri della città si trasfigurano in nomi di fantasia e le voci di chi li ha abitati riemergono dalla bruma dei canali, come in una seduta spiritica, o sul palcoscenico di un teatro, evocati dalla prosa di Scarlini, regista, e dai disegni di Bittente, artista originario del Lido. Sono personaggi celebri o individui sconosciuti ai più, nativi della Serenissima o veneziani d’adozione, nobili e macellai, pittori e diplomatici, musicisti, filosofi, poeti, cortigiane, truffatori, giocatori d’azzardo, ognuno con una storia da raccontare con lieve e sottile ironia. Ne avremo un saggio dal 22 al 26 maggio presso lo SPARC* - Spazio Arte Contemporanea nella mostra Aria da Capo: a un passo dal Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia andrà in scena un racconto ispirato alla Nuova guida sentimentale ma interamente dedicato al mondo della musica, con performance di Scarlini e immagini di Bittente.


Luca Scarlini, Nuova guida sentimentale di Venezia, Disegni di Alvise Bittente, Marsilio SPECCHI, 2024

“Per chi va oltre una visita mordi e fuggi, Venezia è un teatro”, spiega Alvise ad ARTE.it: “Con questo libro apriamo il sipario e invitiamo la gente ad accomodarsi - nel vaporetto o in qualsiasi altro luogo - per lasciarsi trasportare dallo spettacolo della città, fluido, mobile, fluttuante”. 

A prendere la parola sul palcoscenico è una moltitudine di personaggi che, per breve tempo o per una vita, hanno abitato a Venezia…
“Si dice che a Venezia non ci siano più i residenti, così siamo andati a cercarli… nei cimiteri! C’è chi è nato e cresciuto qui, c’è chi è nato altrove e ha scelto Venezia per la vita, o per la morte. Hanno abbracciato questa città in saecula saeculorum personaggi come Igor Stravinskij, Iosif Brodskij, Sergej Djaghilev, Sonia Kalienskaija, Roberto Calasso, Ezra Pound e la sua compagna Olga Rudge, che venivano a cercare il silenzio passeggiando per le Zattere. Dopo la Morte a Venezia di Thomas Mann, presentiamo una Venezia di morte. La morte è insita nello spirito decadente, ma babilonese e festaiolo della città, che è sempre stato capito meglio da chi se n’è innamorato arrivando da fuori”. 

Le voci presentate nel libro riflettono il cosmopolitismo che è da sempre nel dna di Venezia
“Non c’è da stupirsi se oggi abbiamo Berggruen a Palazzo Diedo e alla Casa dei Tre Oci, Pinault a Punta della Dogana... Venezia è di tutti, è di chi la ama. Da abitante del Lido, sono praticamente nato sul red carpet. Ho sempre aspettato la Mostra del Cinema con trepidazione: dieci giorni di full immersion che vivo uscendo gioiosamente di casa con le ciabatte a spillo!”. 

Venezia esibita e inflazionata, eppure indecifrabile: “una fata morgana” secondo Luca Scarlini, un “insolubile enigma” per Diego Valeri, che con la sua Guida sentimentale di Venezia ha ispirato il titolo del vostro progetto…
“A me piace pensarla come un’evocazione di fantasmi che appaiono tra le guglie e i campielli nella penombra del crepuscolo, quando si spengono i lampioni”. 


Alvise Bittente, Don't Look Now Venice in Peril Found (Sir Ashley Clarke + Nicholas Roeg) | © Alvise Bittente

Seguendo le rotte dei vaporetti, la Guida traccia un itinerario completo in città, tra luoghi iconici e destinazioni poco battute…
“I capitoli del libro sono i sestieri di Venezia ribattezzati in maniera ballardiana. Il Ghetto, per esempio, è il Pozzo dove moltissime storie sono rimaste nascoste nell’oscurità, mentre le Zattere prendono il nome di Vasca, un luogo aperto dove molti scrittori amavano passeggiare guardando la Giudecca. Non è un caso che negli anni Settanta volessero costruirci delle piscine, una vicenda in cui intervenne anche Emilio Vedova, che aveva il suo studio ai Magazzini del Sale. L’Atollo, poi, racchiude le isole, da San Michele a Murano, Burano, Torcello…”. 

Il libro ha alle spalle un lavoro di ricerca davvero notevole. Hai scoperto luoghi sconosciuti anche per un veneziano doc come te?
“È stata una ricerca davvero infinita, sviluppata per giunta nel periodo della pandemia, quando era piuttosto difficile visitare i luoghi e consultare le fonti. Ma davanti a noi si è aperto un mondo. Inizialmente pensavamo di incentrare il progetto sui cimiteri, così ho finalmente imparato a non perdermi nel San Michele (il cimitero monumentale di Venezia n.d.r.), ma soprattutto ho scoperto il cimitero vecchio del Lido, di origine trecentesca, dove non ero mai stato: un luogo dalla storia affascinante, costruito tra l’altro sopra un cimitero islamico ancora più antico, dove ci ha fatti entrare per la prima volta un signore ultranovantenne, Aldo Izzo, figlio di Carlo, il famoso traduttore degli scrittori americani. Qui si trovano le tombe di Sara Copio Sullam, poetessa ebrea femminista vissuta tra il Cinquecento e il Seicento, e di Elia Levita, che suggerì a Michelangelo come rappresentare le figure degli ebrei nella Cappella Sistina”. 

Quali sono gli episodi più sorprendenti in cui vi siete imbattuti?
“Abbiamo scoperto che a Venezia ci sono venuti proprio tutti! Da Michelangelo Buonarroti, che soggiornò alla Giudecca, a Stalin sull’Isola degli Armeni. Per il libro abbiamo scelto i personaggi meglio documentati e quelli che avevano le storie più intriganti da raccontare. Sir Ashley Clarke, per esempio, era un diplomatico inglese che nel 1971 creò il Venice in Peril Found, salvando molte opere d’arte dalla rovina. Nel ‘73 ne troviamo una traccia sorprendente in un film horror gotico, Don’t look now (A Venezia… un dicembre rosso shocking) di Nicholas Roeg, con Donald Sutherland nei panni di un restauratore che lavora a San Nicolò dei Mendicoli. Nel cantiere di restauro della chiesa è esposto in bella vista il cartello del Venice in Peril Found. Il film fu inizialmente bandito dalle sale perché, trattando di un efferato assassino in giro per Venezia, avrebbe potuto danneggiare il turismo. Probabilmente Roeg e Sutherland non incontrarono mai Sir Clarke, ma trovo interessante che le loro strade si siano incrociate sullo schermo”. 


Alvise Bittente, Countdown Amor Sacro di Tiziano (by Joy Tempest), (Angela del Moro detta la Zaffetta) | © Alvise Bittente

E le storie più scandalose?
“Ci sono i 31 della Zaffetta, protagonisti di un episodio non proprio edificante. Angela del Moro, detta la Zaffetta, era una cortigiana molto ricercata nella Venezia del Cinquecento, ben nota all’Aretino e a Tiziano, che per motivi suoi rifiutò di concedersi a un certo cardinale. La vendetta fu tremenda: una gang bang messa in atto da 31 uomini! Un sonetto dal titolo inequivocabile - I trentuno della Zaffetta - provvide a diffonderne la notizia”. 

“Un’altra storia che ha fatto scandalo riguarda l’artista Gino De Dominicis, alla Biennale del ‘72 con un’opera molto discussa, la 2° Soluzione di immortalità, che prevedeva l’esposizione di un ragazzo Down seduto su una sedia. Fu rimossa dopo tre giorni tra le polemiche - oggi sarebbe stata esclusa fin dall’inizio - ma è rimasta nella storia del cinema grazie a una citazione ironica nel film Vacanze intelligenti con Anna Longhi e Alberto Sordi, dove una coppia di fruttivendoli romani visita la Biennale. Quando lei si siede a riposare su una sedia, viene scambiata per un’opera d’arte e valutata 18 milioni. 'Oreste, me vonno comprà’, dice al marito. È un episodio che ho trovato divertente anche da tradurre in immagine”.  

Come hai interpretato il tuo ruolo di artista in questa insolita guida di Venezia?
“Con Luca Scarlini abbiamo in comune il gusto per i giochi di parole, per i divertissement, per l’ironia dissacratoria. Un tono che caratterizza anche i miei disegni, che sono dis-illustrazioni: immagini che tradiscono il testo scritto, ma allo stesso tempo lo recuperano per portarlo altrove. Nuova Guida sentimentale di Venezia è un libro di per-versioni nel senso etimologico del termine, un libro per perdere il verso, perdere la strada”. 



Alvise Bittente, Discesa al sol levante (Carlo Scarpa) | © Alvise Bittente

Vedi anche:
Aria da Capo