Bart Herreman. esefossevero – 2022
Dal 10 Maggio 2022 al 05 Giugno 2022
Milano
Luogo: Archivio Iginio Balderi
Indirizzo: Via Ausonio 20
Orari: al giovedì al sabato dalle 16 alle 19.30 escluso i festivi
Costo del biglietto: ingresso libero
Telefono per informazioni: +39 3391753482
E-Mail info: archivio@iginiobalderi.org
Sito ufficiale: http://www.archivioiginiobalderi.org Telefono: -
Da martedì 10 maggio – vernissage alle ore 18.30 - al 5 giugno 2022, l'Archivio Iginio Balderi di Milano, via Ausonio 20, ospita la mostra fotografica di Bart Herreman intitolata “esefossevero – 2022” a cura di Ivo Balderi. In esposizione 25 fotografie, alcune di grande formato, che descrivono il percorso creativo di un’artista, padrone delle tecniche di Photoshop, che usa la sua macchina fotografica, ma anche lo smartphone, per cogliere alcuni particolari della realtà per re-inventarli e collocarli in un nuovo mondo, del tutto irreale e immaginifico.
Bart Herreman nasce in Belgio dove vive fino agli anni Sessanta, poi frequenta l'accademia Sint Joost di Breda in Olanda. Si trasferisce in Italia e inizia la sua carriera di fotografica: dalla moda alla fotografia di reportage, d'arredamento, architettura e still life. Parallelamente con l'avvento della fotografia digitale continua la sua ricerca creando un mondo di fantasie e surrealismo: animali e personaggi vengono rappresentati all'interno di un mondo che di volta in volta rappresenta luoghi improbabili e momenti quotidiani. Bart Herreman, non vuole definirsi un “surrealista” ma ha ben presente quello che è ed è stato il significato e il senso del manifesto surrealista: “Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere…il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione…”.
Nelle sue foto traspare con forza la lezione dei “maestri” del surrealismo; nelle immagini sconnesse e connesse insieme, che dicono tutto e niente, insignificanti o piene di simboli. Troviamo il geometrismo impazzito o ordinato di Mirò lasciando all’osservatore la facoltà di decidere cosa vedere; da Ernst l’intreccio delle immagini e delle situazione che spiazzano il pubblico che non riesce ad “uscire” da quella apparente illogicità; da Magritte il piacere di giocare con le immagini combinando il reale con il fantastico; da Dalì la straordinaria capacità ecclettica della “trasformazione” delle immagini. Bart Herreman, con le sue fotografie colme di straordinaria capacità realizzativa, ci svela il suo mondo immaginario fatto di convivenze impossibili, uomini sbigottiti e animali disinvolti, stimolando o, meglio, facendo riemergere dall’“io” di chi guarda l’irreale realtà, di stimolare l’immaginazione sopita, di imporre allo sguardo la rappresentazione di qualcosa che oltrepassa il reale, una sorta di viaggio infinito senza limiti di tempo e luoghi. In ogni composizione c’è sempre qualcosa di sorprendente, di artificioso e nello stesso tempo di rivelatore. Ogni sua opera ha la capacità di rappresentare i sogni, le visioni e le fantasie di chi la osserva. Di fronte alle opere di Bart Herreman la straordinaria capacità tecnica realizzativa passa in secondo piano rispetto al messaggio che l’artista ci vuole inviare, un modo di vivere, una “filosofia” che spinge a travalicare i nostri limiti, a perseguire obiettivi apparentemente irraggiungibili, a superare ostacoli apparentemente insormontabili.
Bart Herreman nasce in Belgio dove vive fino agli anni Sessanta, poi frequenta l'accademia Sint Joost di Breda in Olanda. Si trasferisce in Italia e inizia la sua carriera di fotografica: dalla moda alla fotografia di reportage, d'arredamento, architettura e still life. Parallelamente con l'avvento della fotografia digitale continua la sua ricerca creando un mondo di fantasie e surrealismo: animali e personaggi vengono rappresentati all'interno di un mondo che di volta in volta rappresenta luoghi improbabili e momenti quotidiani. Bart Herreman, non vuole definirsi un “surrealista” ma ha ben presente quello che è ed è stato il significato e il senso del manifesto surrealista: “Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere…il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione…”.
Nelle sue foto traspare con forza la lezione dei “maestri” del surrealismo; nelle immagini sconnesse e connesse insieme, che dicono tutto e niente, insignificanti o piene di simboli. Troviamo il geometrismo impazzito o ordinato di Mirò lasciando all’osservatore la facoltà di decidere cosa vedere; da Ernst l’intreccio delle immagini e delle situazione che spiazzano il pubblico che non riesce ad “uscire” da quella apparente illogicità; da Magritte il piacere di giocare con le immagini combinando il reale con il fantastico; da Dalì la straordinaria capacità ecclettica della “trasformazione” delle immagini. Bart Herreman, con le sue fotografie colme di straordinaria capacità realizzativa, ci svela il suo mondo immaginario fatto di convivenze impossibili, uomini sbigottiti e animali disinvolti, stimolando o, meglio, facendo riemergere dall’“io” di chi guarda l’irreale realtà, di stimolare l’immaginazione sopita, di imporre allo sguardo la rappresentazione di qualcosa che oltrepassa il reale, una sorta di viaggio infinito senza limiti di tempo e luoghi. In ogni composizione c’è sempre qualcosa di sorprendente, di artificioso e nello stesso tempo di rivelatore. Ogni sua opera ha la capacità di rappresentare i sogni, le visioni e le fantasie di chi la osserva. Di fronte alle opere di Bart Herreman la straordinaria capacità tecnica realizzativa passa in secondo piano rispetto al messaggio che l’artista ci vuole inviare, un modo di vivere, una “filosofia” che spinge a travalicare i nostri limiti, a perseguire obiettivi apparentemente irraggiungibili, a superare ostacoli apparentemente insormontabili.
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