Chittrovanu Mazumdar. And what is left unsaid…

Chittrovanu Mazumdar. And what is left unsaid…, MACRO - Museo di Arte Contemporanea Roma

 

Dal 13 Giugno 2014 al 17 Settembre 2014

Roma

Luogo: MACRO - Museo di Arte Contemporanea Roma

Indirizzo: via Nizza 138

Orari: da martedì a domenica 11-19; sabato 11-22

Curatori: Paola Ugolini

Enti promotori:

  • Embassy of India Rome

Costo del biglietto: intero non residenti 12,50 €, residenti 11,50 €; ridotto non residenti 10,50 €, residenti 9,50 €

Telefono per informazioni: +39 06 671070400

E-Mail info: macro@comune.roma.it

Sito ufficiale: http://www.museomacro.org


ll MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita in anteprima assoluta la prima personale in Italia dell’artista, di origine franco-indiana, Chittrovanu Mazumdar.
Nella mostra, dal titolo “And what is left unsaid…”, il ritmo visivo è scandito principalmente dalla contrapposizione di due grandi installazioni - Nightskin e Untitled - che aprono il percorso espositivo. I colori dominanti sono il nero dei monoliti interattivi in ferro, che occupano la prima parte della sala, il rosso della seconda installazione, e il blu avvolgente della videoinstallazione che conclude il percorso. L’artista utilizza nel suo lavoro molti stimoli visivi e materiali di diverso genere come legno, ferro, tessuti, fiori, fotografie, video, suoni e luci.
L’opera, nelle sue varie declinazioni, racconta frammenti di storie, anche quella intima dell’artista, proponendo allo spettatore la possibilità di spiare questi momenti privati dell’esistenza altrui accostando l’occhio allo spioncino delle “video boxes”. Il titolo “And what is left unsaid…” descrive una melanconica e rassegnata presa di coscienza dell’impossibilità di potersi esprimere fino in fondo, rispetto alla quale le opere diventano la rappresentazione visiva delle parole inespresse che riempiono i nostri ricordi. Le immagini che scorrono nelle opere di Chittrovanu Mazumdar ci portano nel territorio ambiguo del non detto, del non manifestato, come un amore clandestino che non può essere rivelato e lascia sempre nei due amanti che si lasciano, dopo un incontro d’amore, per ritornare alle rispettive vite, qualcosa che rimane sospeso e che si sarebbe voluto dire ma che è rimasto latente e bloccato da qualche timore. Quell’atmosfera sospesa fra passione e assenza, che è riuscito a raccontare sapientemente il regista Wong Kar-Wai nel capolavoro “In the mood for love”, la ritroviamo nelle scatole, quasi magiche, di Chittrovanu Mazumdar, che svelano il loro racconto segreto solo a chi si avvicina abbastanza per farle schiudere. 
Il percorso che si snoda all’interno della mostra è una sorta di viaggio visivo che ci trasporta, accompagnati da una tensione intellettuale ed estetica, tra storie private, reminiscenze visuali dell’India - con i suoi colori, i suoi suoni e le sue luci - e memorie culturali occidentali.
L'installazione Nightskin, concepita per immergere lo spettatore in un'esperienza sensoriale totalizzante, potrà essere fruita nella sua interezza sia nel giorno dell'opening che tutti i giovedì dalle ore 16.30, quando la “fog machine" verrà messa in funzione.

Chittrovanu Mazumdar (Parigi 1956) vive e lavora a Calcutta, in India. 
Di madre francese e padre indiano ha assimilato entrambe le culture e infatti i suoi lavori rivelano questa duplice discendenza. 
Presente sulla scena artistica indiana da circa trent’anni ha al suo attivo numerose personali a Calcutta, Mumbay, New Delhi, Dubai e Parigi.  
La sua formazione è avvenuta all’interno in una famiglia di artisti e scrittori. Suo padre Nirode Mazumdar, uno degli artisti più all’avanguardia della sua epoca, è stato il fondatore di un famoso gruppo di artisti chiamato “il gruppo di Calcutta”. Aver passato l’infanzia nella campagna dei dintorni di Calcutta a contatto con una realtà rurale intrisa di una religiosità antica ma continuamente filtrata dalle influenze culturali europee della sua famiglia cosmopolita lo ha portato ad esprimersi in maniera estremamente variata e ad usare materiali molto diversi fra loro come legno, cera, ferro, oro, immagini digitali, suoni e luci in un’abbondanza di stimoli visivi che però non diventano mai cacofonici ma che, al contrario, rimangono magistralmente ritmati come se fossero inscritti in uno spartito musicale dove l’adagio iniziale accelera improvvisamente in un fortissimo che travolge lo spettatore in un’esperienza totalizzante.


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