Jana Brike. Winter of Love

Jana Brike. Winter of Love

 

Dal 16 Dicembre 2012 al 12 Gennaio 2013

Roma

Luogo: Casa della Cultura

Indirizzo: via Casilina 665

Orari: da martedì a domenica 15-19

Curatori: David Vecchiato, Serena Melandri

Telefono per informazioni: +39 346 8137461

E-Mail info: info@mondopop.it

Sito ufficiale: http://www.mondopop.it


In questo primo evento che Mondopop presenta alla Casa della Cultura di Roma, i curatori David Vecchiato e Serena Melandri, fondatori del progetto Mondopop, sono lieti di esporre in Italia gli ultimissimi lavori dell’artista lettone Jana Brike, stella indiscussa della nuova pittura figurativa internazionale.
Il Rinascimento Fiammingo, il Simbolismo francese, l’Espressionismo tedesco e il contemporaneo Pop Surrealismo si incontrano nelle tele dell’artista lettone che a soli 32 anni ha già ottenuto numerosi riconoscimenti sia in Europa che negli Stati Uniti e che presenta a Roma la sua prima personale italiana. 

Jana Brike vive e lavora a Riga, in Lettonia.
Classe 1980, sin dall’età di nove anni si è dedicata all’arte, diplomandosi all’Accademia e poi frequentando vari master di specializzazione.
Il contesto geografico-culturale in cui è cresciuta ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nella sua inspirazione artistica. Aveva soltanto dieci anni quando l’Unione Sovietica è caduta rendendo la sua nazione libera. Una nuova vita si era aperta dinanzi a lei, fatta di libertà d’espressione e di indipendenza. Fin da bambina aveva sognato il momento in cui sarebbe scesa in piazza, a Riga, per manifestare contro il regime, e quel sogno era diventato realtà.
I suoi primi disegni che rappresentavano giovani ragazze armate di pistola, si erano materializzati, avevano preso inaspettatamente vita.
Nessuna violenza, nessun rancore traspare più dalle sue opere, la caduta del regime comunista apre la strada ad una rigenerazione spirituale della giovane artista che decide di recuperare i ricordi benevoli e pacifici, le immagini pure e semplici della sua infanzia, le estati trascorse in campagna con la nonna.
Cresciuta in un mondo privo di stimoli visivi esterni, Jana è stata immensamente ispirata, oltre che dalla natura, dalle illustrazioni di libri per bambini e dalle animazioni dei maestri cechi, polacchi e russi, dalla scuola di pittura del realismo russo, dall'immaginario delle cartoline religiose della sua devota e cattolica nonna e da ogni frammento di carta con su riprodotta un’immagine qualsiasi. Questi sono stati i rari tesori che hanno fatto battere il cuore alla giovane Jana, vorace di immagini fantastiche, e l'idea di poter anche lei un giorno creare immagini altrettanto potenti le ha dato la sensazione di trasformarsi in semi- dio.
La tranquillità dei boschi, le esperienze trascorse a contatto diretto con la natura, il rapporto sereno con gli animali che popolavano quei luoghi fiabeschi come cervi, alci, cinghiali, orsi, cicogne e farfalle sono tutte caratteristiche che ora trovano spazio all’interno della sua arte. Anche l’incontro reiterato con piante, erbe e fiori delle foreste lettoni rappresentano un altro soggetto dei suoi quadri, mai monocromi, quasi a richiamare i colori accesi e sfavillanti dei luoghi che la circondano.
Pur essendo affascinata da altre città, da altre nazioni, Jana Brike non ha mai desiderato trasferirsi altrove perché la sua nazione è parte di lei e del suo operare artistico. I frequenti viaggi rappresentano soltanto una prima fase della sua creazione. Prende spunto, porta con sé i ricordi, le immagini, i colori, per poi trasferirli sulle tele e su altri supporti al suo ritorno in patria, nella tranquillità del suo studio.
Coniuga quindi l’atmosfera senza tempo e quasi irreale della sua Lettonia con emozioni e sensazioni visive “catturate” in diversi contesti quali quello americano, Los Angeles in particolare, ma anche in città italiane, come Roma e Venezia.
È un’artista che ha necessità di lunghi periodi di silenzio e di serenità per nutrire il proprio lavoro. Le sue opere dimostrano infatti una maniacale attenzione per i particolari, un attento studio della natura, che solo la concentrazione e una lunga meditazione in studio possono garantirle.
Ma Jana non è per questo segregata in un suo piccolo mondo, poiché anche l’incontro con altri artisti e le frequenti visite alle gallerie d’arte contemporanea e ai musei di arte antica di tutto il mondo sono continua fonte di ispirazione e di confronto per la sua arte.
Le sue creazioni nascono spesso spontaneamente e quasi inaspettate, leggendo ad esempio un libro o guardando un film.
Le persone, l’amore, le paure, le relazioni, tutto può far nascere in lei l’idea di un quadro, di un disegno o di un video. Ma è la solitudine lo stato più importante del processo creativo. Solo restando con se stessa le immagini riaffiorano per poi combinarsi con altre fonti d’ispirazione ed infine imprimersi sul supporto in un’idea subitanea (un disegno, uno schizzo, un ritratto) che in seguito modifica ed integra durante la lunga gestazione che prevede il suo modus operandi. E i suoi manufatti rispecchiano queste condizioni.
I suoi quadri non sono mai chiassosi o colmi di elementi o di personaggi. L’artista anzi riesce a catturare un frammento di natura trasfigurandolo in un’immagine irreale e fiabesca, dalla valenza sempre positiva, che suscita nell’osservatore una sensazione di quiete e tranquillità. Anche nei casi in cui ritrae le gesta più violente compiute dalla natura, e dall’umano in quanto parte di essa, lo fa con la disinvoltura di chi riporta un’azione meccanica quanto inevitabile, senza compiacimento, malizia, né enfasi.
Non ci si trova mai dinanzi ad interrogativi o a critiche nei confronti della società o delle persone, la sua arte è lì per essere esperita ed ognuno può abbandonarsi ad una propria interpretazione.
I colori, i personaggi, lo sfondo delle sue opere generano nel riguardante una sensazione di pace, è come se per un attimo si venisse rapiti dalla vita frenetica di ogni giorno per vivere per qualche interminabile minuto in un sogno, in una favola.
E si è guidati ad immergersi nei propri ricordi, soprattutto infantili, che affiorano in maniera inconsapevole.
Artista poliedrica, Jana Brike utilizza vari media nella realizzazione delle proprie opere: olio, matita, grafite, pastelli ed ultimamente anche le immagini digitali sono entrate nella sua pratica artistica.
Realizza anche installazioni, sculture in vari materiali e video/film con sottofondi musicali.
Il suo operare artistico consiste nell’iniziare un’opera partendo dall’elaborazione di immagini in digitale, molto lontane dalle immagini reali, esse presentano infatti solo l’idea generale, i colori e a volte alcuni dettagli (qualche fiore, qualche parte di un corpo).
In seguito quando l’immagine viene stampata l’artista inizia a realizzare i volti e le altre parti anatomiche dei personaggi, utilizzando i media che ritiene più adatti per quel tipo di opera. Alla fine di questa prima fase stende un fissativo e completa il lavoro ad olio, aggiungendo altri particolari a corredo dell’immagine e creando vari strati di pittura e vernice.
Tutto il processo per essere completo richiede molto tempo poiché ogni strato deve asciugare completamente prima di un nuovo intervento da parte dell’artista.
Tranquillità, pace, amore, ovattato silenzio, sono questi i temi di questa prima personale romana di Jana Brike. In “Winter of love” le opere evocano i paesaggi invernali della Lettonia proprio come li immaginiamo, atmosfere sospese popolate da animali reali e fiabeschi, da personaggi a metà tra il verosimile e il fantastico.
Il tutto è reso con un disegno accurato praticato fin dalla tenera età in una delle scuole d’arte più prestigiose della sua nazione.
Colori accesi e brillanti che trapassano da una gradazione all’altra senza stacchi netti, l’occhio ne resta piacevolmente rapito ed è portato ad indagare l’immagine dal primo piano allo sfondo senza affaticarsi, scoprendo tutti i particolari più minuti.
Cieli stellati che si rispecchiano nei manti nevosi dei boschi, creando effetti luministici inconsueti che spesso richiamano il luccichio degli occhi dei personaggi protagonisti dei singoli quadri.
Soprattutto le fanciulle presentano quel rossore tipico della pelle a contatto col freddo, e ciò rivela una grande attenzione dell’artista, oltre che per gli effetti atmosferici, anche per lo studio del corpo e delle sue reazioni chimiche, quelle che subirebbero questi corpi nudi nei boschi invernali, come nel caso specifico di questa mostra. Fantastico e reale, naturalismo ed espressionismo sono combinati tra loro dall’artista in maniera calibrata all’interno delle opere, radice comune è l’inverno rivissuto attraverso le atmosfere fiabesche che caratterizzano, nel nostro immaginario, il nord Europa, con animali, piante, fiori e personaggi-ibridi che popolano boschi e paesaggi per la maggior parte innevati.
Nessuna battaglia, nessuna scena cruenta, nessun dolore. La mostra è caratterizzata da un’atmosfera sospesa e serena, tipica dell’inverno dei sogni, e richiama quella solitudine in cui l’artista ama immergersi durante il proprio processo artistico e che condivide così con noi osservatori. La solitudine che nella vita di tutti i giorni non siamo più in grado di cogliere. Non importa se è una scena irreale o una favola a richiamare alla mente il mondo in cui viviamo, lo scopo è quello di farci riflettere, di farci entrare in un’atmosfera pacata e pacifica che abbiamo perduto.
E proprio in questo particolare periodo di precarietà, preoccupazione ed agitazione che la nostra società attraversa, si ha bisogno di queste immagini pure e senza tempo, capaci di allontanarci dall’ansia e dai problemi, per restituirci un po’ di pace interiore e qualche sogno infantile.   

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