Carlos Cruz-Diez. L'Euforia del Colore
Dal 27 Maggio 2023 al 10 Settembre 2023
San Gimignano | Siena
Luogo: Galleria Continua
Indirizzo: Via del Castello 11
Orari: dal lunedì alla domenica 10-13 / 14-19
Telefono per informazioni: +39 0577943134
E-Mail info: sangimignano@galleriacontinua.com
Sito ufficiale: http://www.galleriacontinua.com
Carlos Cruz-Diez è uno dei principali protagonisti dell’arte contemporanea. Il suo lavoro e i suoi scritti ne fanno l’ultimo grande pensatore del XX secolo nel campo del colore. In occasione delle celebrazioni per il centenario dalla nascita, Galleria Continua ha il piacere di accogliere, per la prima volta nei suoi spazi espositivi di San Gimignano, una mostra personale dell’artista franco-venezuelano. Pioniere dell’arte cinetica e maestro indiscusso del colore ha proposto quest’ultimo come una realtà autonoma ed evolutiva in cui l’implicazione dei nostri sensi rivela gli eventi cromatici mentre si sviluppano. “L’euforia del colore”, questo è il titolo della mostra, presenta i punti salienti della carriera artistica di Carlos Cruz-Diez, esplorando la teoria del colore dell’artista, attraverso alcune delle sue opere più iconiche, inclusa un’installazione nel centro storico di San Gimignano. Una ricca documentazione d’archivio completa l’esposizione.
“Il colore non è semplicemente il colore delle cose che ci circondano, né il colore delle forme. È una situazione evolutiva, una realtà che reagisce sull’essere umano con la stessa intensità del freddo, del caldo o del suono, per esempio. È una percezione di base che la nostra tradizione culturale ci impedisce di isolare dal colore artistico e dalla sua nozione esoterica o aneddotica.” Afferma Cruz-Diez. E prosegue, “Volevo che il mio lavoro fosse una situazione fenomenologica, in cui il vero colore fosse liberato da ogni significato estetico e simbolico e raggiungesse quindi il suo massimo potenziale.”
Carlos Cruz-Diez si descrive come un artista che applica la disciplina di uno scienziato: “perché i supporti che sono riuscito a strutturare sono fonte di sorpresa e sono imponderabili... Nelle mie opere nulla è lasciato al caso; tutto è previsto, pianificato e programmato. La libertà e le emozioni sono presenti quando viene la scelta dei colori, un compito con una sola restrizione autoimposta: essere efficace in quello che voglio dire. È una combinazione di razionalità ed emozione. Non mi faccio ispirare: rifletto”.
Il corpus di opere di Carlos Cruz-Diez, basato su tre condizioni di colore (sottrattivo, additivo e riflesso) si sviluppa attraverso otto linee di ricerca: Couleur Additive, Physichromie, Induction Chromatique, Chromointerférence, Transchromie, Chromosaturation, Chromoscope e Couleur à l’Espace. Ognuno di loro risponde a diversi comportamenti del colore.
L’opera che occupa la platea dell’ex cinema-teatro sede della galleria è un’esperienza partecipativa e fa parte della serie Environnement Chromointerférent (Parigi, 1974). L’obiettivo di questi iconici ambienti cromatici è quello di creare una situazione nello spazio che coinvolga la smaterializzazione, la trasfigurazione e l’ambiguità del colore attraverso il movimento. Il movimento costante della proiezione fa apparire trasparenti persone e oggetti che, in questo stato virtuale, cambiano forma e diventano “attori” dell’esperienza e “autori” di un evento cromatico che si evolve nel tempo e nello spazio reali. “Environnement Chromointerférent altera lo spazio, trasformando così tutto ciò che si trova al suo interno. La prima, nel 1974, aveva meno colori delle più recenti, ma generava già quella che io chiamo una relazione tra una costante e una variabile. La variabile era lo schema in movimento e la costante era l’ombra [che gli spettatori] proiettavano sugli schemi in movimento. L’interazione tra variabile e costante ha causato una sensazione di instabilità simile all’esperienza di sedersi su un treno e pensare che il “tuo treno” si stia muovendo. Ma non è così; il treno accanto al tuo è quello che si muove. La Cromointerferenza produce un’ambiguità di instabilità percettiva” (Cruz-Diez, 2011).
Le sale della galleria mostrano una selezione nitida e ipnotica di tre delle otto serie seminali sviluppate dall’artista.
Le “Physichromies” (1959) sono strutture progettate per rivelare determinate circostanze e condizioni legate al colore, mutando in base al movimento dello spettatore e all’intensità della luce, e quindi proiettando il colore nello spazio per creare una situazione evolutiva di additivo, riflessivo e colore sottrattivo. Una “Physichromie” funge da “trappola di luce” in uno spazio in cui interagiscono una serie di cornici di colore; cornici che si trasformano a vicenda, generando nuove gamme di colori non presenti sul supporto. Il colore riempie così lo spazio confinato tra i fogli verticali – modulatori di luce – che ricoprono l’intera opera. Inoltre, per effetto dello spettatore o della sorgente luminosa, si creano in essi una serie di variazioni cromatiche, simili a quelle osservate nello spazio reale del paesaggio.
“Couleur Additive” (1959) si basa sulla radiazione del colore. Quando un colore piano tocca un altro, una linea verticale più scura appare nel punto di contatto. Questa linea virtuale apporta infatti un terzo colore che non è nel supporto. Isolando questo fenomeno ottico, Cruz-Diez ottiene i cosiddetti “Chromatic Event Modules” responsabili, in un certo senso, della continua trasformazione del colore.
Le “Induction Chromatiques” (1963) sono strettamente correlate al fenomeno dell’“immagine residua”, o persistenza retinica. In altre parole, la retina dell’occhio, dopo aver fissato un piano colorato in rosso per un certo periodo di tempo, conserva, anche dopo aver distolto lo sguardo, un’immagine del piano - in verde; che è il colore indotto o colore complementare. Tale fenomeno, si svolge in due fasi, tuttavia, la “Induction Chromatique” lo realizza simultaneamente. In altre parole, stabilizza e rende visibile un fenomeno che può essere catturato solo momentaneamente e in circostanze molto particolari. Il colore che appare è e non è - ha un’esistenza virtuale - tuttavia è reale quanto i pigmenti utilizzati. Lo dimostra l’Induction du Jaune, che si ottiene sovrapponendo nero, blu e bianco; l’Induction du Orange, prodotto con blu, giallo e nero; o l’Induction du Rouge, per mezzo del verde, del bianco e del nero.
L’installazione in Piazza delle Erbe realizzata in occasione della mostra fa parte di questo ciclo di opere. Dalla fine degli anni ‘60, Carlos Cruz-Diez ha lavorato nello spazio urbano attraverso la realizzazione di grandi opere partecipative intervenendo su attraversamenti pedonali e passaggi pedonali. Con queste opere l’artista rompere con i codici conosciuti e stabiliti con cui il cittadino si confronta quotidianamente, lo invita a interagire direttamente con le sue creazioni, a vivere lo spazio e la città in modo nuovo, superando gli automatismi dello spazio urbano, immergendosi in un’esperienza estetica, poetica e sensoriale. “Una delle funzioni dell’arte è quella di provocare stupore. Se per strada crei oggetti, nuove situazioni, susciti stupore. I colori cambiano a seconda dell’ora del giorno o di dove ti trovi. C’è sempre la sorpresa. In una scultura, in una pittura tradizionale, il discorso è immutabile. Per strada cambia continuamente. L’arte cinetica è quindi realmente adattata alla dimensione urbana”, dichiara l’artista.
Il percorso espositivo si conclude nel giardino della galleria con “L’Environnement de Transchromie Circulaire” (1965/2017), una struttura circolare, immersiva e scintillante, in cui lo spettatore è invitato a riscoprire il suo ambiente naturale o urbano. Creata per essere vissuta hors les murs, l’opera tiene conto della realtà esterna e la trasforma sottraendo il colore, grazie alle strisce trasparenti che si confondono tra loro. L’artista vi dispiega una singolare concezione dell’astrazione, iniziata nel 1969, quando elaborò il suo primo “Projet pour un environnement de couleur soustractive”.
“Più di una volta ho pensato che la melodia sarebbe scaturita dalla sua scultura in quella che lo stesso Cruz-Diez ha definito, a proposito di alcune sue opere, “musica a colori”. Il maestro era un amante della musica, aveva sempre la sua chitarra a portata di mano: è così che ha conquistato il cuore di sua moglie, Mirtha Delgado, e ha cresciuto i suoi tre figli. Con la chitarra ha suonato tante serenate con il suo caro amico Jesús Rafael Soto. E quell’influenza risuona nei numerosi riferimenti alle armonie cromatiche nel suo lavoro. Lo stretto legame in ogni fase della sua vita con gli intellettuali della sua epoca lo ha reso fino alla fine un uomo del suo tempo. Era indiscutibilmente un artista contemporaneo capace di prevedere la tecnologia dei suoi tempi. La sua visione ha ampliato la sfera dell’artista, il campo in cui l’artista lavora. E’ stato spesso l’inventore delle macchine di cui aveva bisogno per approfondire la sua ricerca, la sua sperimentazione, il suo mescolarsi con il colore” (Laura Salas Redondo, Carlos Cruz-Diez, El Color En El Espacio, Gli Ori, 2023).
Carlos Cruz-Diez 1923 Caracas (Venezuela), 2019 Parigi (Francia). Carlos Cruz-Diez ha trentasette anni quando, nel 1960, decide di lasciare Caracas per stabilirsi a Parigi insieme alla famiglia. Dopo gli studi in accademia e una lunga esperienza come illustratore per riviste e agenzie pubblicitarie, capisce che solo in Europa avrà la possibilità di mantenere un dialogo costante con le nuove tendenze rivolte all’indagine delle dinamiche percettivo-sensoriali. L’inclusione nella seminale mostra collettiva “Bewogen Beweging” di Amsterdam nel 1961 dimostrerà che aveva ragione. Messe da parte le tecniche tradizionali apprese a scuola e le precoci prove con moduli geometrici in legno, in Francia la sua ricerca prenderà otto principali linee di azione sviluppate in un arco temporale piuttosto limitato, a testimonianza di una mente attiva e in costante sperimentazione. Il lavoro di Cruz-Diez è stato presentato in numerose mostre personali e collettive in tutto il mondo. Le sue opere fanno parte di collezioni prestigiose, Museum of Modern Art (MoMA), New York; Tate Modern, Londra; Musée d’Art Moderne de la Ville de Parigi; Centre Pompidou, Parigi; Museum of Fine Arts, Houston; Wallraf-Richartz Museum, Colonia; Geffen Contemporary, Museum of Contemporary Art (MOCA), Los Angeles; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, D.C.; Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk solo per citarne alcune. Tra i numerosi premi ricevuti: Presentation of Honoris Causa Doctorate posthumously to the artist Carlos Cruz-Diez, Central University of Venezuela, Caracas, Venezuela; Human Rights Friendly Personality, International Solidarity for Human Rights, Miami, Stati Uniti; Prize Penagos de Dibujo, Fundación Mapfre, Madrid, Spagna; Rank of Officer of the National Order of the Legion of Honour, Parigi, Francia; Golden Medal, Americas Society/Council of the Americas, New York, Stati Uniti; Gold Medal, Norwegian International Print Triennial, Oslo, Norvegia; International Painting Prize, IX São Paulo Biennial, San Paolo, Brasile; Grand Prize, III Bienal Americana de Arte, National University of Córdoba, Faculty of Science, Córdoba, Argentina.
Nel 2005 su iniziativa dell’artista e della sua famiglia prende vita la Fondazione Cruz-Diez, un’organizzazione no-profit dedicata alla conservazione, diffusione e promozione del patrimonio artistico e concettuale dell’artista.
“Il colore non è semplicemente il colore delle cose che ci circondano, né il colore delle forme. È una situazione evolutiva, una realtà che reagisce sull’essere umano con la stessa intensità del freddo, del caldo o del suono, per esempio. È una percezione di base che la nostra tradizione culturale ci impedisce di isolare dal colore artistico e dalla sua nozione esoterica o aneddotica.” Afferma Cruz-Diez. E prosegue, “Volevo che il mio lavoro fosse una situazione fenomenologica, in cui il vero colore fosse liberato da ogni significato estetico e simbolico e raggiungesse quindi il suo massimo potenziale.”
Carlos Cruz-Diez si descrive come un artista che applica la disciplina di uno scienziato: “perché i supporti che sono riuscito a strutturare sono fonte di sorpresa e sono imponderabili... Nelle mie opere nulla è lasciato al caso; tutto è previsto, pianificato e programmato. La libertà e le emozioni sono presenti quando viene la scelta dei colori, un compito con una sola restrizione autoimposta: essere efficace in quello che voglio dire. È una combinazione di razionalità ed emozione. Non mi faccio ispirare: rifletto”.
Il corpus di opere di Carlos Cruz-Diez, basato su tre condizioni di colore (sottrattivo, additivo e riflesso) si sviluppa attraverso otto linee di ricerca: Couleur Additive, Physichromie, Induction Chromatique, Chromointerférence, Transchromie, Chromosaturation, Chromoscope e Couleur à l’Espace. Ognuno di loro risponde a diversi comportamenti del colore.
L’opera che occupa la platea dell’ex cinema-teatro sede della galleria è un’esperienza partecipativa e fa parte della serie Environnement Chromointerférent (Parigi, 1974). L’obiettivo di questi iconici ambienti cromatici è quello di creare una situazione nello spazio che coinvolga la smaterializzazione, la trasfigurazione e l’ambiguità del colore attraverso il movimento. Il movimento costante della proiezione fa apparire trasparenti persone e oggetti che, in questo stato virtuale, cambiano forma e diventano “attori” dell’esperienza e “autori” di un evento cromatico che si evolve nel tempo e nello spazio reali. “Environnement Chromointerférent altera lo spazio, trasformando così tutto ciò che si trova al suo interno. La prima, nel 1974, aveva meno colori delle più recenti, ma generava già quella che io chiamo una relazione tra una costante e una variabile. La variabile era lo schema in movimento e la costante era l’ombra [che gli spettatori] proiettavano sugli schemi in movimento. L’interazione tra variabile e costante ha causato una sensazione di instabilità simile all’esperienza di sedersi su un treno e pensare che il “tuo treno” si stia muovendo. Ma non è così; il treno accanto al tuo è quello che si muove. La Cromointerferenza produce un’ambiguità di instabilità percettiva” (Cruz-Diez, 2011).
Le sale della galleria mostrano una selezione nitida e ipnotica di tre delle otto serie seminali sviluppate dall’artista.
Le “Physichromies” (1959) sono strutture progettate per rivelare determinate circostanze e condizioni legate al colore, mutando in base al movimento dello spettatore e all’intensità della luce, e quindi proiettando il colore nello spazio per creare una situazione evolutiva di additivo, riflessivo e colore sottrattivo. Una “Physichromie” funge da “trappola di luce” in uno spazio in cui interagiscono una serie di cornici di colore; cornici che si trasformano a vicenda, generando nuove gamme di colori non presenti sul supporto. Il colore riempie così lo spazio confinato tra i fogli verticali – modulatori di luce – che ricoprono l’intera opera. Inoltre, per effetto dello spettatore o della sorgente luminosa, si creano in essi una serie di variazioni cromatiche, simili a quelle osservate nello spazio reale del paesaggio.
“Couleur Additive” (1959) si basa sulla radiazione del colore. Quando un colore piano tocca un altro, una linea verticale più scura appare nel punto di contatto. Questa linea virtuale apporta infatti un terzo colore che non è nel supporto. Isolando questo fenomeno ottico, Cruz-Diez ottiene i cosiddetti “Chromatic Event Modules” responsabili, in un certo senso, della continua trasformazione del colore.
Le “Induction Chromatiques” (1963) sono strettamente correlate al fenomeno dell’“immagine residua”, o persistenza retinica. In altre parole, la retina dell’occhio, dopo aver fissato un piano colorato in rosso per un certo periodo di tempo, conserva, anche dopo aver distolto lo sguardo, un’immagine del piano - in verde; che è il colore indotto o colore complementare. Tale fenomeno, si svolge in due fasi, tuttavia, la “Induction Chromatique” lo realizza simultaneamente. In altre parole, stabilizza e rende visibile un fenomeno che può essere catturato solo momentaneamente e in circostanze molto particolari. Il colore che appare è e non è - ha un’esistenza virtuale - tuttavia è reale quanto i pigmenti utilizzati. Lo dimostra l’Induction du Jaune, che si ottiene sovrapponendo nero, blu e bianco; l’Induction du Orange, prodotto con blu, giallo e nero; o l’Induction du Rouge, per mezzo del verde, del bianco e del nero.
L’installazione in Piazza delle Erbe realizzata in occasione della mostra fa parte di questo ciclo di opere. Dalla fine degli anni ‘60, Carlos Cruz-Diez ha lavorato nello spazio urbano attraverso la realizzazione di grandi opere partecipative intervenendo su attraversamenti pedonali e passaggi pedonali. Con queste opere l’artista rompere con i codici conosciuti e stabiliti con cui il cittadino si confronta quotidianamente, lo invita a interagire direttamente con le sue creazioni, a vivere lo spazio e la città in modo nuovo, superando gli automatismi dello spazio urbano, immergendosi in un’esperienza estetica, poetica e sensoriale. “Una delle funzioni dell’arte è quella di provocare stupore. Se per strada crei oggetti, nuove situazioni, susciti stupore. I colori cambiano a seconda dell’ora del giorno o di dove ti trovi. C’è sempre la sorpresa. In una scultura, in una pittura tradizionale, il discorso è immutabile. Per strada cambia continuamente. L’arte cinetica è quindi realmente adattata alla dimensione urbana”, dichiara l’artista.
Il percorso espositivo si conclude nel giardino della galleria con “L’Environnement de Transchromie Circulaire” (1965/2017), una struttura circolare, immersiva e scintillante, in cui lo spettatore è invitato a riscoprire il suo ambiente naturale o urbano. Creata per essere vissuta hors les murs, l’opera tiene conto della realtà esterna e la trasforma sottraendo il colore, grazie alle strisce trasparenti che si confondono tra loro. L’artista vi dispiega una singolare concezione dell’astrazione, iniziata nel 1969, quando elaborò il suo primo “Projet pour un environnement de couleur soustractive”.
“Più di una volta ho pensato che la melodia sarebbe scaturita dalla sua scultura in quella che lo stesso Cruz-Diez ha definito, a proposito di alcune sue opere, “musica a colori”. Il maestro era un amante della musica, aveva sempre la sua chitarra a portata di mano: è così che ha conquistato il cuore di sua moglie, Mirtha Delgado, e ha cresciuto i suoi tre figli. Con la chitarra ha suonato tante serenate con il suo caro amico Jesús Rafael Soto. E quell’influenza risuona nei numerosi riferimenti alle armonie cromatiche nel suo lavoro. Lo stretto legame in ogni fase della sua vita con gli intellettuali della sua epoca lo ha reso fino alla fine un uomo del suo tempo. Era indiscutibilmente un artista contemporaneo capace di prevedere la tecnologia dei suoi tempi. La sua visione ha ampliato la sfera dell’artista, il campo in cui l’artista lavora. E’ stato spesso l’inventore delle macchine di cui aveva bisogno per approfondire la sua ricerca, la sua sperimentazione, il suo mescolarsi con il colore” (Laura Salas Redondo, Carlos Cruz-Diez, El Color En El Espacio, Gli Ori, 2023).
Carlos Cruz-Diez 1923 Caracas (Venezuela), 2019 Parigi (Francia). Carlos Cruz-Diez ha trentasette anni quando, nel 1960, decide di lasciare Caracas per stabilirsi a Parigi insieme alla famiglia. Dopo gli studi in accademia e una lunga esperienza come illustratore per riviste e agenzie pubblicitarie, capisce che solo in Europa avrà la possibilità di mantenere un dialogo costante con le nuove tendenze rivolte all’indagine delle dinamiche percettivo-sensoriali. L’inclusione nella seminale mostra collettiva “Bewogen Beweging” di Amsterdam nel 1961 dimostrerà che aveva ragione. Messe da parte le tecniche tradizionali apprese a scuola e le precoci prove con moduli geometrici in legno, in Francia la sua ricerca prenderà otto principali linee di azione sviluppate in un arco temporale piuttosto limitato, a testimonianza di una mente attiva e in costante sperimentazione. Il lavoro di Cruz-Diez è stato presentato in numerose mostre personali e collettive in tutto il mondo. Le sue opere fanno parte di collezioni prestigiose, Museum of Modern Art (MoMA), New York; Tate Modern, Londra; Musée d’Art Moderne de la Ville de Parigi; Centre Pompidou, Parigi; Museum of Fine Arts, Houston; Wallraf-Richartz Museum, Colonia; Geffen Contemporary, Museum of Contemporary Art (MOCA), Los Angeles; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, D.C.; Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk solo per citarne alcune. Tra i numerosi premi ricevuti: Presentation of Honoris Causa Doctorate posthumously to the artist Carlos Cruz-Diez, Central University of Venezuela, Caracas, Venezuela; Human Rights Friendly Personality, International Solidarity for Human Rights, Miami, Stati Uniti; Prize Penagos de Dibujo, Fundación Mapfre, Madrid, Spagna; Rank of Officer of the National Order of the Legion of Honour, Parigi, Francia; Golden Medal, Americas Society/Council of the Americas, New York, Stati Uniti; Gold Medal, Norwegian International Print Triennial, Oslo, Norvegia; International Painting Prize, IX São Paulo Biennial, San Paolo, Brasile; Grand Prize, III Bienal Americana de Arte, National University of Córdoba, Faculty of Science, Córdoba, Argentina.
Nel 2005 su iniziativa dell’artista e della sua famiglia prende vita la Fondazione Cruz-Diez, un’organizzazione no-profit dedicata alla conservazione, diffusione e promozione del patrimonio artistico e concettuale dell’artista.
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