Piccoli tasti, grandi firme. L’epoca d’oro del giornalismo italiano (1950-1990)

© Foto Toscani | Indro Montanelli

 

Dal 01 Giugno 2019 al 31 Dicembre 2019

Ivrea | Torino

Luogo: Museo civico Pier Alessandro Garda

Indirizzo: piazza Ottinetti

Orari: Da lunedì a venerdì dalle ore 9.00 alle 13.00 Giovedì dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.30 alle ore 18.30 Sabato dalle ore 15,00 alle ore 18,00 Apertura straordinaria la prima domenica di ogni mese dalle ore 15,00 alle 19,00

Curatori: Luigi Mascheroni

Costo del biglietto: Ingresso intero Euro 5,00 Ingresso ridotto Euro 4,00 É valido l'abbonamento Torino Musei con Musei Torino Piemonte e Torino Piemonte Card

Telefono per informazioni: +39 0125 634155

E-Mail info: musei@comune.ivrea.to.it



Il Museo civico Pier Alessandro Garda di Ivrea ospita la mostra “Piccoli tasti, grandi firme. L’epoca d’oro del giornalismo italiano (1950-1990)”, realizzata dal Comune di Ivrea con il contributo della Fondazione Guelpa di Ivrea e in collaborazione con il Festival “La Grande Invasione”.

Luigi Mascheroni, curatore della mostra, racconta la stagione d’oro del nostro giornalismo e le “penne” che hanno contraddistinto quest’epoca: le storie, i segreti e i ritratti delle firme più famose, ma anche i loro “attrezzi del mestiere”, taccuini, penne, agende, dattiloscritti e disegni. Questo affascinante progetto espositivo propone una pagina particolare della grande tradizione della stampa italiana, e si offre come spunto di riflessione sul presente dell’informazione. Dai corridoi di quelle redazioni spuntano nomi indimenticati e indimenticabili: Dino Buzzati, Camilla Cederna, Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Indro Montanelli, Giovanni Guareschi, Oriana Fallaci, Goffredo Parise, Mario Soldati, Pier Paolo Pasolini, Gianni Brera, Beppe Viola.

La mostra (ri)legge quella che da molti viene considerata - per qualità dell'informazione e della scrittura - la stagione d’oro del nostro giornalismo: un momento storico, al centro del Novecento, che coincide, sovrapponendosi e intrecciandosi, con l’invenzione, la diffusione e il larghissimo uso delle macchine da scrivere portatili Olivetti, e la Lettera 22 in particolare.
E' il periodo compreso tra gli anni Cinquanta (il 1950 è l'anno della progettazione della Lettera 22) e la fine degli anni Ottanta - inizio anni Novanta (cioè il momento della graduale introduzione dei personal computer nelle redazioni dei quotidiani). Una stagione che può ancora proporsi come esempio e confronto in un momento come quello attuale in cui il giornalismo della carta stampata vive una crisi profonda: concorrenza dei nuovi medina e di Internet in particolare, crollo delle copie per tutti i maggiori quotidiani, allontanamento dei lettori tradizionali, riduzione drastica della pubblicità, perdita di autorevolezza nei confronti del lettore. Oggi siamo sommersi da notizie, “ultima ora”, commenti, travolti da tweet, fotogallery, video, e sopraffatti da polemiche, scandali, consigli dell’esperto e, anche, fake news. Però – in questo flusso di narrazione ubiqua, anzi di storytelling - rischiamo di perdere un’antica abitudine: il piacere di raccontare (e leggere) le storie, e soprattutto le storie ben scritte

Erano tempi in cui pubblicare le prime foto a colori della luna, che la Nasa avrebbe distribuito in USA tre o quattro giorni dopo il rientro dell’equipaggio dell’Apollo 1, significava “lo scoop dell’anno”. Non bastava un clic per inviare in redazione una foto a colori: ed ecco che il racconto di come il settimanale Epoca uscì ad uscire un giorno prima dell’Europeo – il settimanale
concorrente – diventa una narrazione avvincente. 
E il catalogo (pagg. 196, edito da La nave di Teseo) contiene numerosi racconti di questo genere, appassionanti e leggendari, raccogliendo i saggi di Sara Calderoni, Franco Contorbia, Tony Damascelli, Mauro Gervasini, Giuseppe Lupo, Vittorio Macioce e Stefano Salis. Tempi più belli? Più brutti? Senza le nuove tecnologie le giornate erano molto più pesanti, i tempi molto più lunghi, e i servizi più complicati. Eppure, quelli erano giornali creativi, ricchi di servizi, battaglieri, pensati e scritti benissimo, e venduti in centinaia di migliaia di copie. I tempi d’oro del nostro giornalismo, quello che coincide con la diffusione e il larghissimo uso delle macchine da scrivere portatili.

Un’epoca segnata dalla nascita di testate "rivoluzionarie", sia per la grafica sia per l'impostazione del lavoro (Il Giorno ad esempio, che nasce nel 1956) che giocano un ruolo fondamentale nella battaglia delle idee: il manifesto, Il Giornale, la Repubblica... tutti apparsi negli anni Settanta. Anticonformiste e irriverenti: Il Borghese di Leo Longanesi, del 1950, oppure, per tutt’altro verso, Cuore, il “Settimanale di resistenza umana” dell’Unità, del 1989. Inserti culturali destinati a fare scuola: “Tuttolibri” della Stampa, del 1975, o l’inserto “Domenica” del Sole24Ore, “inventato” negli anni Ottanta. E cento altri fogli, periodici, quotidiani del pomeriggio, da Paese sera a La Notte... Testate, vecchie e nuove, che offrono un’informazione pluralista accompagnata da un livello eccezionale di scrittura.

In mostra sono presenti i pezzi originali che rappresentano tutti i “generi”: Giuseppe Trevisani, che progettò l’impaginazione innovativa per il manifesto e de Il Giorno, o Piergiorgio Maoloni, maestro della grafica e autore della prima pagina capolavoro de Il Messaggero datata 21 luglio 1969 con l'annuncio del primo passo dell'uomo sulla Luna: pagina, esposta in mostra a Ivrea e patrimonio mondiale nella collezione grafica permanente del Moma di New York.
In mezzo a macchine per scrivere, taccuini, agende, dattiloscritti, pagine di giornale, ritagli, riviste, vignette, disegni, caricature, fotografie e video, si riscopre “il sale del giornalismo”. 

Buzzati, la cronaca di costume di Camilla Cederna con la sua impagabile rubrica "Il lato debole", la polemica politica di Giovanni Guareschi e Indro Montanelli, le inchieste di Giorgio Bocca e Enzo Parise è solo uno dei tanti nomi possibili), la cronaca culturale di Mario Soldati, l’impegno “corsaro” di Pier Paolo Pasolini, l’epica sportiva di Giovani Arpino e Gianni Brera sulle pagine di la “nera” di Dino Biagi, le interviste ormai storiche di Oriana Fallaci, i reportage che sfiorano la letteratura (Goffredo mille giornali o di Beppe Viola in mille servizi Rai. 

Uno spazio ampio viene dato anche ai “colleghi” che non usavano la macchina per scrivere, ma fogli, gomma, forbici e matita: come grafica e il restyling di tutti i più importanti quotidiani e periodici italiani del tempo. Le impaginazioni infatti erano fondamentali per il successo di un prodotto editoriale.
 
La mostra è realizzata in collaborazione con l’Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea, e l’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa di Ivrea, con la collaborazione di RAI Teche e con il contributo di Fondazione CRT e Fondazione Guelpa Ivrea.
La curatela è di Luigi Mascheroni con l’assistenza di Corinna Carbone.

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