Algoritmo. Arte e Musica Contemporanea

Algoritmo. Arte e Musica Contemporanea

 

Dal 18 Settembre 2015 al 20 Settembre 2015

Bagnoregio | Viterbo

Luogo: Antico Borgo di Civita e Bagnoregio

Indirizzo: Civita di Bagnoregio

Curatori: Serena Achilli

Enti promotori:

  • Regione Lazio
  • Comune di Bagnoregio

E-Mail info: algoritmofestival@gmail.com

Sito ufficiale: http://www.algoritmofestival.it


La nostra è ormai, si sa, sempre più la civiltà delle immagini. Siamo bombardati quotidianamente da messaggi visivi di ogni tipo. L’immagine che insegue e spesso sperona la realtà e lascia margine per un’ illusione. E’ un potere, quello delle immagini, che ha a che fare col linguaggio: artistico, comunicativo, e evocativo e interattivo. Internet e poi i social network hanno avverato la profezia di una contaminazione globale e di una conoscenza senza punti di riferimento che non siano quelli che decidiamo ogni giorno. L’arte segue il filo di questo incessante mutare immaginando nuove dimensioni espressive. Algoritmo prova a tracciare questi percorsi con l’idea di definire ambiziosamente nuove istruzioni per l’uso di questa contemporaneità che rifiuta le narrazioni novecentesche. L’arte ha la chiave giusta per varcare la soglia del mondo intorno a noi e aprire nuovi spazi di conoscenza 

Tre giorni per provare a raccontare quello che sta accadendo con dodici artisti (Fratelli Calgaro, Massimiliano Capo, Massimo De Giovanni, Wim Delvoje (‘TIM’ 2006-2008), Luca De Troia, Davide Dormino, Marcello Mantegazza, Maddalena Mauri, Gino Sabatini Odoardi, James P. Graham, Raul e Helmut Pizzinini) che vedranno esposti i loro lavori in vari punti del piccolo Borgo di Civita. 

Percorsi diversi, medium diversi, linguaggi diversi a descrivere per frammenti la contemporaneità della ricerca artistica e musicale. Nei pomeriggi del venerdì 18 e di sabato 19 si svolgeranno dei talk, incontri con curatori, istituzioni, galleristi, giornalisti e critici (Marcello Carriero, Sabrina Vedovotto, Gianluca Marziani, Barbara Martusciello, Stefano Ciavatta, Matteo Boetti, Andrea Bizzarro, Antonio Arevalo, Gian Maria Cervo, Simona Gavioli, Francesca Meli Balbocchino Furini, Alessio Jacona, Sergio Ragone, Paolo Crepet, Filippo Rossi e Barbara Barillà) chiamati a confrontarsi sull’interazione fra arte e territorio e sulle capacità dell’arte nel dare nuove Istruzioni per l’uso. 
Sabato 19 alle ore 19,00 per la prima volta sulla piazza di Civita un djset, che con rispetto del luogo, porterà musica elettronica fino alle 24,00. 

Grazie al contributo della Regione Lazio ed al Comune di Bagnoregio, tutto questo succederà in uno tra i più belli e suggestivi borghi d’Italia, dimostrando che ‘la città che muore’ non esiste, ma c’è un luogo che malgrado i suoi problemi strutturali riesce sempre di più ad affascinare ed a calamitare moltissime persone, Civita di Bagnoregio. 

MADDALENA MAURI
Maddalena Mauri nasce a Roma nel 1962, vive e lavora a Viterbo.
Esordisce nel 1990 esponendo nelle mostre Progetto, a Civitella d’Agliano, e Fragmenta a Palazzo Valentini, a Roma. E’ del 1991 la sua prima personale per la Galleria Miralli, a Palazzo Chigi Albani, a Viterbo, curata da Simonetta Lux.
Nel 1993 Enrico Crispolti la invita al Premio Suzzara. Sempre nel 1993 la sua prima personale all’estero, in Francia, è a Lione presso la Galerie Jacasse.
Nel 1997 Gianluca Marziani la invita ad esporre ad Aperto97 al Flash Art Museum di Trevi ed alla mostra Altri lavori in corso, presso la Galleria Rossi Lecce di Roma.
Nel 2000 partecipa alle mostre Dalla Mini al mini, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, ed Extra Vergine of Contemporary Art, al Flash Art Museum di Trevi.
Nel 2002, a cura di Simonetta Lux e Gianluca Marziani, presenta la personale Dieci presso il Museo Laboratorio dell’Università La Sapienza di Roma. E’ in questo anno che il disegno in tutte le sue forme diventa il centro della sua ricerca. Si tratta di un’evoluzione desiderata e meditata: è la creazione di una scenografia, di un gioco barocco che grazie ad una relativa “bellezza” dovrebbe fermare, per un attimo, lo spettatore in un ambiente di meditazione temporanea, come transitoria è la materia di cui è composta. Terre e grafite, polveri, materiali difficilmente controllabili che non danno la certezza della riuscita, l’impossibilità quasi assoluta di ripensamenti. Nel 2005 Vittorio Sgarbi la invita alla mostra Il Male – Esercizi di pittura crudele, presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, opera dell’architetto Juvara, nei pressi di Torino. Nel 2008 prende parte alla mostra Les Fleurs du Mal, 1857-2007, per Charles Baudelaire, patrocinata dall’Ambasciata di Francia e curata da Roberto Savi.Nello stesso anno White noise, presso la Galleria Rossi Lecce a Roma, a cura di Gianluca Marziani; There’s nothing, presso la Galleria Miralli di Viterbo. Nell’agosto del 2009, con la cura di Antonio Arevalo, espone al Karlin Studios di Praga la prima di una serie d’installazioni ambientali in polvere di grafite e terre colorate dal titolo Una storia strettamente personale. Nel 2011 espone all’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai e alla galleria Galzenica a Zagabria. Ancora nel 2011, per la galleria Il Ridotto di Serena Achilli, produce l’installazione Qualcosa che riguarda noi. Nel 2012 l’Istituto Italiano di Cultura di Sofia promuove la sua partecipazione al Water Tower Art Fest di Sofia per il quale produce la prima installazione della serie Magic moments.
Per conoscere il lavoro di Maddalena Mauri: sites.google.com/site/maddalenamauri/   MASSIMILIANO CAPO Massimiliano Capo vive e lavora a Viterbo, dove è nato 48 anni fa.

Si occupa da sempre di questioni relative al linguaggio, alla comunicazione, agli stereotipi della rappresentazione, in particolare di quella relativa alla sfera dei rapporti interpersonali. Ha all’attivo mostre in Italia, (è alla seconda partecipazione a Setup) e all’estero (Londra, Bruxelles e Praga).

La ricerca che porta avanti da qualche anno si realizza attraverso minivideo dal tratto ironico ed autoironico che hanno per oggetto le modalità iconiche e linguistiche con cui si racconta il desiderio da un lato e la memoria dall’altro.
http://massimilianocapo.tumblr.com/ MARCELLO MANTEGAZZA Formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, Marcello Mantegazza porta avanti una ricerca atta ad analizzare e restituire i concetti di vita e morte, permanenza e trasformazione, lo scorrere del tempo, il pericolo, la corruzione e consunzione, l’estraniamento, attraverso diversi linguaggi espressivi.
Nato nel 1974 a Potenza, attualmente vive e lavora a Rieti, è rappresentato dalla galleria 3)5 Arte Contemporanea di Rieti, che supporta il lavoro di artisti di diversa provenienza geografica e culturale, ed è parte attiva dell’associazione culturale Amnesiac Arts di Potenza, attiva in Basilicata “con l’idea di costituire una rete artistica e creare una scena artistica locale (ma non localistica) formata da artisti, curatori, musicisti, designer, disegnatori, performer in constante dialogo con il pensiero artistico culturale contemporaneo…”
http://marcellomantegazza.weebly.com   JAMES P GRAHAM James P Graham ha iniziato la sua carriera artistica nel 2000 dopo una carriera di successo come fotografo e videomaker.
Il tema principale del suo lavoro è l’identicazione e l’interpretazione delle energie reali ed immaginarie e dei luoghi dove sono percipibili, siano essi luoghi fisici o metafisici.
I suoi lavori sono stati esposti in Europa, Asia e Australia.
La sua prima retrospettiva italiana è in corso presso Palazzo Cozza Coposavi a Bolsena.
Vive tra Londra e l’Italia.
http://www.jamespgraham.com/index.php   GINO SABATINI ODOARDI Determinanti nella sua formazione gli incontri con Fabio Mauri (performer nel 1997 in “Che cosa è il fascismo” alla Kunsthalle di Klagenfurt (Au) e poi suo assistente) e Jannis Kounellis (allievo nel 1998 a L’Aquila).
Nel 2010 la Logos edizioni pubblica un volume a lui dedicato, a cura di Francesco Poli e Massimo Carboni.
Nel 2011 è invitato alla 54° Esposizione Internazionale d’Arte “La Biennale di Venezia”, Padiglione Italia (Arsenale).
Artista poliedrico (nato nel 1968 a Pescara), ma con solidi riferimenti all’arte concettuale, ha al suo attivo un nutrito curriculum di mostre importanti, personali e collettive, in Italia e all’estero.
Tra i vari premi: nel 1999 ha ricevuto da Alfred Pacquement (Centre George Pompidou) “Le prix des Jeunes Createurs” all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi.
Il percorso dell’artista si caratterizza da un marcato interesse verso il pensiero tradizionale, il modo di porsi dell’uomo (e il suo continuo bisogno di conferme) di fronte all’inconoscibilità del mondo.
L’intenzione è quella di insinuare il dubbio, rimettere in discussione la realtà, rompere gli equilibri su cui poggia la nostra cultura, scardinando le nostre sicurezze, in un gioco di specchi infiniti, un continuo rimando senza risposta. I lavori si situano in bilico tra il sacro e il profano, e la modularità seriale dell’oggetto in un drappo plastico. “Termoformatura in polistirene” è la definizione tecnica del procedimento sfruttato dall’artista per realizzare gran parte dei suoi lavori, l’appropriazione di tale processo materico lo rende artista unico nel panorama italiano e internazionale.
Dal 2013 è rappresentato dalla Gowen Contemporary di Ginevra.
Vive e lavora tra Pescara e Roma.
.  FRATELLI CALGARO FRATELLI CALGARO, sodalizio rappresentato da Giuseppe Calgaro, fotografo professionista nato nel 1963, laureato all´Università degli Studi di Venezia con una tesi su Walter Benjamin e la fotografia. Nel 2003 a Sandrigo dà vita alla Fratelli Calgaro. Vive e lavora a Milano.
Il lavoro della Fratelli ha tematizzato fin da subito come oggetto di ricerca la diversità, il paesaggio minore , la provincia come “non luogo”, il disegno del geometra piuttosto che il progetto o il design dell’architetto. Non crede nella figura dell’artista internazionale ma privilegia il lavoro della memoria, le piccole storie ignorate dai motori di ricerca.
 
Tra le ultime personali
2014 “Papà è in viaggio d’affari” gli orfani operai di Villa Rossi, Santorso, Vicenza.
2014 “Mostra di condominio. Sorry we are open” a cura di Daniele Capra e Aurora di Mauro, Padova
2012 “Campa cavallo che l’erba cresce. Un progetto sulla crisi” Porto Palermo (Valona)Albania, con il patrocinio del ministero della cultura albanese
2012 “Out of memory” Galleria Furini arte contemporanea, Roma
2011 “Giuriamoci eterna infedeltà” a cura di Daniele Capra con il sostegno della Fondazione Francesco Fabbri e del MIBAC
2007 – “Slap club”, galleria Dieffe Arte Contemporanea, a cura di Luca Beatrice Torino.
Collettive
2015 Imago Mundi Fondazione Sandretto Rebaudengo per la fondazione Benetton
2011 Padiglione Italia della 54. Esposizione d’Arte Internazionale della Biennale di Venezia, “Voglio la neve ad agosto” LAB 610 XL Via San Rocco 167, Sovramonte.
2008 “Shapes of time”, Biennale di Alessandria, Video fotografia contemporanea, Italia.   2007 “VIII Premio Cairo”, Palazzo della Permanente, Milano; “Curve pericolose”, Casa del pane, Porta Venezia, Milano.   DAVIDE DORMINO Davide Dormino è nato a Udine il 19 giugno 1973.
La sua ricerca si esprime attraverso la scultura e il disegno. Cerca nuove forme elaborando i sistemi arcaici della lavorazione dei materiali come la pietra, il bronzo e il ferro. Dialoga con la dimensione, operando ad ogni scala che sia in grado di rappresentare l’idea e inserirla nel contenitore adatto. Flussi, vettori, ponti, opere piccole e grandi, materiali trasformati senza artificio ma adattati alla volontà di interpretare lo spirito d’artista senza tempo.
Ha realizzato opere d’Arte Pubblica in Italia e all’estero, nel 2011 “Breath” il Monumento ad Haiti realizzato ad un anno dalla catastrofe del terremoto, per incarico delle Nazione Unite.
Attualmente e’ impegnato con “Anything to say?”: una scultura itinerante dedicata alla liberta’ di pensiero che ha iniziato il suo percorso da Berlino il 1′ Maggio del 2015.
Lavora a Roma ed insegna Scultura e Disegno alla R.U.F.A. Libera Accademia di Belle Arti di Roma.   WIM DELVOYE ‘TIM’ 2006-2008
Tattooed skin pelle tatuata in prestito dalla collezione Reinking, Amburgo/ Germania
‘Mi sono seduto su una scatola in Tasmania, immobile per 500 ore. But it is not performance art because I am no artist. Ma non è la performance art, perché io non sono un artista. I am an artwork. Io sono la cornice un’opera d’arte.’
Tim Steiner, cittadino svizzero, nel 2006 si è fatto tatuare un’opera dell’artista concettuale belga, Wim Delvoye, sulla sua schiena. Nel 2008 il tatuaggio viene venduto ad un collezionista d’arte di Amburgo il quale acquisisce il diritto di prestare, vendere, tramandare, Tim Steiner e di poter conservare la pelle della schiena dopo la sua morte.
Da allora, l’opera chiamata ‘Tim’ viene discussa internazionalmente con tutte le sue controversie. Si solevano questioni sull’etica ed i valori nel mercato dell’arte,  l’autorità ed il diritto di disporre di un corpo umano (ed i suoi organi, come per esempio la pelle). Tim Steiner è stato così ‘esposto’ tra gli altri, al museo del Louvre (Parigi), ed al Museum of Old and New Art (Tasmania).
 
RAUL Nei lavori di Raul la gestualità è l’elemento padre. Istinto, velocità, colore, sporcature emozionali, sgocciolature passionali, abbracci di pennellate. Tutto va a braccetto con il gesto che si fa sempre immediato, caldo, subitaneo. La visione delle opere di questo giovane artista pescarese è attraversata da una serie di sensazioni che tendono il cervello con una tenaglia, arricciano la pelle con una scossa, inturgidiscono con una doccia gelata e si specchiano verso l’idea dell’infinito che si ha nell’incontro con l’altro e il suo volto. Raul dipinge con la rapidità primitiva di chi, la pittura, la utilizza per materializzare un’emozione. Allora i visi sono gente che incontra nei suoi viaggi, le sgocciolature sono strade che percorre, i tratti a pennarello sono pensieri che prendono posto fuori dal supporto. Artista nato a Pescara (1980) ma cittadino del mondo, lavora tra Pescara, Londra e Miami. Dopo la Laurea in Scienze della comunicazione comincia a sviluppare la sua passione per l’arte e a dipingere su tutti i supporti che trova durante i suoi innumerevoli spostamenti. Dai muri alla carta, dal vetro alla plastica, dalla carta da giornale ai quaderni a righe che si utilizzavano a scuola, tutto è possibile, per Raul, quando la superficie lo consente. Numerose sono le mostre in Italia e all’estero. La sua prima mostra fu nel 2011 alla Galleria 212 nel quartiere di Wyndwood a Miami e successivamente, nel 2012, Hood Portraits alla Galleria Cesare Manzo di Pescara. Nello stesso anno fu invitato da Giacinto di Pietrantonio a partecipare a Fuori Uso “In Opera” a Pescara. Tra le esposizioni ricordiamo HOTEL al Museolaboratorio di Città Castel Sant’Angelo, COLORS alla Galleria Cesare Manzo di Pescara e A THOUSAND FACES alla Cock’n Bull Gallery di Londra.   MASSIMO DE GIOVANNI Massimo De Giovanni nasce a Winterthur (ch) nel 1967, vive lavora a Viterbo. La sua ricerca artistica si fonda sul riuso di materiali, storie, frammenti trovati al fine di rielaborarli nelle proprie installazioni o sculture. In tutti i progetti in cui ha avuto occasione di cimentarsi è stato propenso ha costruire opere site specific, declinando ogni volta la sua ricerca a seconda dei contesti ambientali e formali.
Alcune tra le ultime esposizioni: 2014 BIENNALE DI VITERBO (Palazzo dei Papi)_in eXtremis. Mostra a cura di Giorgio de Finis. 2013 Suoni della Serpara; Festival” nomen est omen”, Wangen an der Aare, Svizzera; L.U.N.A.; Maam. Museo dell’aitro e dell’altrove, città meticcia (Roma). A cura di Giorgio de Finis. 2012 Lifeboat-(Barca di salvataggio) Fuga Dalla catastrofe; 3)5 Artecontemporanea Rieti.   HELMUT PIZZININI Helmut Pizzinini è nato nel 1961 nelle Dolomiti dove vive e lavora.
Persegue una ricerca artistica indirizzata all’individuazione dell’equilibrio stativo e dinamico delle forme sperimentato su vari materiali, legno, metallo e in marmo, del quale ha approfondito la tecnica di lavorazione nelle cave toscane di Pietrasanta.
Ha collaborato con varie gallerie d’arte ed ha esposto in varie istituzioni pubbliche tra cui Palazzo Strozzi e Villa Romana di Firenze. Altri progetti artistici: la cantina del Sassicaia nelle Dolomiti (premio per la più bella cantina d’Italia), la cantina dell’Hotel Salares, la cappella a 2500 metri nel Parco Nazionale del Fanes, l’impianto temrale di Badcanstadt di Stoccarda.   LUCA DE TROYA Luca De Troya (Torino, 1945) vive e lavora nel viterbese, Hortus Unicorni, sito nella Valle dei Calanchi è il suo e forse lo sarebbe di tutti ‘luogo ideale’.
Come tradurre ‘outsider’ in italiano?
Un dizionario mi dice ‘persona non competente, profana’ oppure ‘estraneo’ estraneo ad un gruppo di persone o al loro modo di pensare. Nel dizionario di lingua italiano, poi, troviamo che profano è definito ciò che non è sacro, perfino a volte sacrilegio, chi o quella cosa ‘che sta fuori da un luogo consacrato’, chi è inesperto. Se si confrontano queste definizioni con l’uso corrente che la parola outsider ha acquisito in arte, si rimane delusi dalla limitatezza da cui sono improntate. Credo che l’interesse per gli artisti outsider non si sia sviluppato per caso durante questi ultimi anni del millennio di calendario cristiano. Infatti, questo è proprio il periodo della storia umana nel quale si stanno rivedendo tutte le gerarchie, tutte le classificazioni, tutte le verità apparenti che fino a poco fa si davano per scontate. Il dentro ed il fuori, il meglio ed il peggio, il normale e l’anormale della stragrande maggioranza dei campi d’esperienza, è diventato una questione e non più una certezza. Questo sviluppo, si sa, ha ricevuto impeto da quella accelerata esplosione dello scambio di informazioni a livello globale che ha reso possibile la conoscenza reciproca di culture. Le certezze di ciascuna delle quali sembrava finora le isolasse in territori incompatibili con le altre. In arte, prima e più che in altri campi, si può già incominciare a interrogare, dubitare, contestare molti dei dati che sembrano ancora ovvii in altri campi. In arte cerchiamo la bellezza, la vivibilità, il simbolo ma non abbiamo più nessun criterio generale a cui affidarci per riconoscerli. Allora forse dovremo smettere di parlare di insider ed outsider. Forse dovremo soltanto considerare che ci sono individui gruppi, che seguendo le loro narrative private, offrono ad altri (soltanto a chi vuole soffermarsi) il risultato delle proprie attività. Questi risultati producono nelle menti degli osservatori risposte molto diverse. E basta…

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