Dal 2 febbraio al 30 marzo a Bologna
Un viaggio quantico per la Sala dei Carracci
Luca Pozzi, The Grandfather Platform, Palazzo Magnani
Francesca Grego
03/02/2018
Bologna - Un’ingombrante architettura di ponteggi troneggia nella Sala dei Carracci di Palazzo Magnani. Potete salire fino in cima, su una piattaforma sospesa a cinque metri da terra, e immaginare i tre pittori dell’illusione – Annibale, Agostino e Ludovico – intenti a creare le Storie della Fondazione di Roma. O lasciarvi rapire a distanza ravvicinata dalla bellezza dei colori, dall’intensità dei gesti, dalla profondità di paesaggi dipinti più di 700 anni fa.
È solo l’inizio del viaggio immaginato dall’artista contemporaneo Luca Pozzi per dilatare un’esperienza già grandiosa. Sotto i vostri piedi la moquette si apre in un buco nero, intorno al quale fluttuano oggetti apparentemente fuori contesto: c’è la Sleeping Muse, leggendaria testa scolpita nel bronzo da Costantin Brancusi, e poi strumenti che hanno segnato la storia della conquista dello spazio, dalla sonda Rosetta al Fermi Telescope e alla Laser Interferometer Space Antenna.
Sorpresi? Se invece scaricate sul vostro smartphone un’applicazione gratuita di realtà aumentata, gli affreschi dei Carracci si sveleranno in nuovi particolari e prospettive, grazie alle immagini tridimensionali di una pallina da tennis lanciata contro il muro da Pozzi circa tre mesi fa.
La sala diventa una scultura abitabile, in cui sperimentare l’imprescindibilità del punto di vista e la non linearità del tempo attualizzando gli studi sulla visione dei tre maestri cinquecenteschi.
Quello che Pozzi propone, incrociando arte e scienza, è un corto circuito tra epoche lontane, tra gli scenari futuristici della cosmologia e della fisica teorica del nuovo millennio e il 753 a. C, anno della fondazione di Roma illustrata dal fregio che lambisce il soffitto.
“Siamo abituati a pensare al tempo come a qualcosa di lineare”, ha spiegato l’artista, “ma il tempo non è uguale per tutti, dipende da come lo tagli a che velocità lo percorri e a quanto interagisci con le cose che ti circondano. Per questo mi sono ispirato al Grandfather Paradox per l'installazione di Palazzo Magnani, un paradosso di fisica teorica che descrive questa non linearità nelle sue più estreme conseguenze. Il risultato è una specie di macchina del tempo di proporzioni ambientali pensata per connettere comunità, discipline e culture distanti. Se lo spazio-tempo è una ragnatela, allora una mia interazione con la rete qui e ora farà vibrare quello che è successo più di duemila anni fa”.
L’esperimento continua nelle sale della Quadreria con le installazioni fotografiche della serie Wilson Tour Carracci e con Dragon Eggs, sculture in bronzo lucidate a specchio che rivelano con segnali luminosi i movimenti di particelle sub-atomiche invisibili, in un progetto realizzato con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
A cura di Maura Pozzati, The Grandfather Platform fa parte delle iniziative sostenute da Unicredit e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna per promuovere Palazzo Magnani come luogo di cultura e incontro tra patrimonio storico e forme di espressione contemporanee.
Leggi anche:
• A Bologna il Medioevo svelato
• Reggio Emilia - Suoni e visioni: l'arte in viaggio da Kandinsky a John Cage
• Ferrara - Nel segno della mente: pittura e stati d'animo all'alba di un secolo
• Palazzo Pepoli dedica una sala a Giorgio Morandi
È solo l’inizio del viaggio immaginato dall’artista contemporaneo Luca Pozzi per dilatare un’esperienza già grandiosa. Sotto i vostri piedi la moquette si apre in un buco nero, intorno al quale fluttuano oggetti apparentemente fuori contesto: c’è la Sleeping Muse, leggendaria testa scolpita nel bronzo da Costantin Brancusi, e poi strumenti che hanno segnato la storia della conquista dello spazio, dalla sonda Rosetta al Fermi Telescope e alla Laser Interferometer Space Antenna.
Sorpresi? Se invece scaricate sul vostro smartphone un’applicazione gratuita di realtà aumentata, gli affreschi dei Carracci si sveleranno in nuovi particolari e prospettive, grazie alle immagini tridimensionali di una pallina da tennis lanciata contro il muro da Pozzi circa tre mesi fa.
La sala diventa una scultura abitabile, in cui sperimentare l’imprescindibilità del punto di vista e la non linearità del tempo attualizzando gli studi sulla visione dei tre maestri cinquecenteschi.
Quello che Pozzi propone, incrociando arte e scienza, è un corto circuito tra epoche lontane, tra gli scenari futuristici della cosmologia e della fisica teorica del nuovo millennio e il 753 a. C, anno della fondazione di Roma illustrata dal fregio che lambisce il soffitto.
“Siamo abituati a pensare al tempo come a qualcosa di lineare”, ha spiegato l’artista, “ma il tempo non è uguale per tutti, dipende da come lo tagli a che velocità lo percorri e a quanto interagisci con le cose che ti circondano. Per questo mi sono ispirato al Grandfather Paradox per l'installazione di Palazzo Magnani, un paradosso di fisica teorica che descrive questa non linearità nelle sue più estreme conseguenze. Il risultato è una specie di macchina del tempo di proporzioni ambientali pensata per connettere comunità, discipline e culture distanti. Se lo spazio-tempo è una ragnatela, allora una mia interazione con la rete qui e ora farà vibrare quello che è successo più di duemila anni fa”.
L’esperimento continua nelle sale della Quadreria con le installazioni fotografiche della serie Wilson Tour Carracci e con Dragon Eggs, sculture in bronzo lucidate a specchio che rivelano con segnali luminosi i movimenti di particelle sub-atomiche invisibili, in un progetto realizzato con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
A cura di Maura Pozzati, The Grandfather Platform fa parte delle iniziative sostenute da Unicredit e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna per promuovere Palazzo Magnani come luogo di cultura e incontro tra patrimonio storico e forme di espressione contemporanee.
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