GORI IN MOSTRA AL MUSEO ARCHEOLOGICO E D'ARTE A GROSSETO
02/12/2010
WEB: http://arteinforma.blogspot.com/2010/12/gori-in-mostra-al-museo-archeologico-e.html
10 dicembre p.v. alle ore 17,30 saranno inaugurate le due mostre fotografiche allestite presso il Museo Archeologico e d’Arte della Maremma in Piazza Baccarini a Grosseto.
La prima, dal titolo “Dai Campi alle Officine-Dopoguerra e Boom Economico: Vent’anni di Immagini di Lavoro nella Maremma Toscana tratte dall’Archivio dei Fratelli Gori” consisterà in una selezione di 43 ingrandimenti fotografici in bianco e nero tratti dalla omonima pubblicazione editata negli anni ’90 con la collaborazione del Comune di Grosseto e sarà allestita nella sala posta all’ingresso del museo.
La seconda, che avrà ad oggetto “Beni Archeologici – Immagini della Maremma etrusca e romana tratte dall’archivio dei Fratelli Gori”, consisterà in 20 ingrandimenti fotografici in bianco e nero che raffigurano i principali siti archeologici della Maremma: il ritrovamento delle statue romane a Roselle, le necropoli etrusche di Vetulonia e Sovana, l’area archeologica di Cosa e Ansedonia, la villa romana dei Domizi Enobarbi di Giannutri e sarà allestita lungo i percorsi espositivi posti al piano terreno del museo.
Il giorno lunedì 6 dicembre p.v. alle ore 11,30, sempre presso il Museo Archeologico e d’Arte della Maremma è stata convocata una conferenza stampa di presentazione delle mostre cui parteciperanno:
o il Coordinatore Artistico dell’evento, l’antiquario Gianfranco Luzzetti,
o il Sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi,
o il Presidente della Provincia Leonardo Marras,
o la Direttrice del Museo Maria Grazia Celuzza
o ed un rappresentante del nostro archivio.
L’attività di fotografi professionisti da parte dei membri della famiglia Gori inizia a Grosseto negli anni Dieci del Novecento. Tradizionalmente, in assenza di conferme dalla documentazione d’archivio, viene fatta risalire al 1911 l’apertura di un piccolo studio fotografico a Grosseto da parte di Enrico Gori, capostipite di una famiglia che per tutto il Novecento si dedicherà all’arte fotografica. Nel corso degli anni che seguirono la Prima Guerra Mondiale Enrico Gori estese la propria attività anche a Roma e, con l’aiuto dei figli, ad Assisi e Follonica.
Durante la seconda guerra mondiale la sede dello studio viene occupata prima dalle truppe tedesche, e successivamente da quelle alleate, con conseguente distruzione di tutto il materiale e dell’archivio allora esistente.
Lo Studio a Grosseto venne riaperto nel 1945, e da quella data l’attività dei Gori riprese con rinnovato slancio. L’archivio fotografico conserva stampe e negativi a partire dal 1946.
L’attività dello studio fotografico proseguì quindi ininterrottamente fino al 1999, anno di chiusura dello Studio fotografico Gori.
Tra i grandi committenti dei Gori spicca l’Ente Provinciale del Turismo di Grosseto, per il quale vennero compiuti capillari rilievi fotografici sul territorio dei diversi comuni. Datano poi 1948 ampi servizi sulla Maremma di spiccato taglio sociale, più volte ripresi dalla pubblicistica anche recente, tra cui quelli sulla vita rurale, sui butteri, e in particolare sulla transumanza e sulle condizioni di vita dei pastori.
Con gli anni Cinquanta i Gori saranno tra i maggiori fotografi documentaristi dell’area grossetana, sorretti da uno studio modernamente attrezzato.
Nell’ambito di campagne fotografiche di ampio respiro commissionate dai vari enti e dai consorzi per la bonifica maremmana, lo Studio Gori affiancò alla committenza pubblica anche quella di enti privati, collezionando così una serie di servizi fotografici che probabilmente lo rendono oggi uno degli Archivi Fotografici più completi fra quelli che documentano la riforma fondiaria della Maremma negli anni del secondo dopoguerra.
Non tutta l’attività fotografica avveniva per conto della grande committenza; la gran parte del materiale fotografico conservato in archivio pare anzi provenire dalla piccola committenza locale, da servizi auto-commissionati dallo Studio stesso e da una innumerevole serie di servizi di natura commerciale. Negli anni che precedettero il boom della foto amatoriale infatti ogni evento di rilevanza pubblica o privata, ogni episodio di rilievo, dall’incidente stradale alla posa della prima pietra, dal matrimonio all’inaugurazione di una mostra, dal comizio politico alla festa paesana di provincia, era documentato per mezzo di troupes di fotografi specializzati. I Gori, che potevano contare su un’attività da tempo avviata con successo, su uno studio fra i meglio attrezzati della provincia, erano quindi i soggetti privilegiati chiamati a documentare ogni fase della vita della città e della provincia di Grosseto.
AMBITI TEMATICI
La Maremma agricola
Le immagini dei Fratelli Gori consentono di capire quale fosse la realtà agricola della Maremma grossetana negli anni della Riforma Agraria, e da quel periodo fino al grande mutamento economico degli anni Sessanta. Si tratta di reportage che possono ancora essere considerati di spiccato taglio sociale, più volte ripresi dalla pubblicistica anche recente, tra cui quelli sulla vita rurale, sulla transumanza e sulle condizioni di vita dei pastori. I soggetti ricorrenti sono quelli dei butteri, le mandrie di cavalli, le greggi ed i guadi, le paludi e le battute di caccia, ma anche la vita quotidiana
degli abitanti della regione, quella del lavoro e delle attività agricole, colte nel loro svolgimento nei campi e nelle tenute.
Uomini e donne al lavoro
Particolare attenzione viene dedicata dai fotografi Gori al lavoro in miniera, un settore importante nell’industria della provincia grossetana, reso peraltro tragicamente evidente dalla tragedia della miniera di Ribolla del maggio 1954 in cui 42 operai persero la vita a causa dell’esplosione del gas grisou. Le foto Gori fissano alcuni momenti della lavorazione, in particolare la perforazione nel cosiddetto avanzamento nella miniera di lignite di Baccinello (Scansano), di mercurio del Siele (presso Santa Fiora), di pirite di Ravi.
Molte immagini documentano lavori di edilizia pubblica, di urbanizzazione della costa, di bitumazione delle strade e di costruzione di ferrovie, arginatura di fossi e canali e tutte quelle opere che massicciamente contribuiscono a mutare in maniera sempre più sensibile il volto del territorio e della periferia urbana di Grosseto.
Il paesaggio maremmano e grossetano
Particolare attenzione è rivolta al patrimonio architettonico dell’entroterra grossetano, con la catalogazione, per ogni comune e per ogni frazione, di facciate e interni di chiese, rocche, castelli, scavi archeologici, pievi. Non mancano anche interni di musei, affreschi e mosaici, la tagliata etrusca presso Ansedonia, gli scavi di Populonia e Roselle. Anche il patrimonio naturalistico e paesaggistico è rappresentato con una serie di scatti che ritraggono coste, tramonti, la natura selvaggia dell’Uccellina o della zona dell’Orbetellano.
In questa sezione dell’Archivio Gori sono documentati frammenti dell’evoluzione di Grosseto, e momenti di costruzione del nuovo paesaggio urbano: case per senza tetto e per assegnatari delle terre espropriate, chiese, edifici di rappresentanza e servizi, ospedali, fognature ed urbanizzazioni varie, ed ancora strade, ferrovie e ponti, acquedotti, canali e sistemazioni idrauliche.
Lo spazio pubblico, politica e società
L’Archivio Gori consente di ripercorrere la storia politica di Grosseto e della sua provincia a partire dalla primissima ricostruzione postbellica attraverso i volti degli uomini che del XX secolo sono stati i protagonisti. Su palchi improvvisati in Piazza Dante si alternano Giorgio Almirante e il segretario della CGIL Di Vittorio, l’onorevole Amintore Fanfani è colto in visita alle aree di bonifica dell’Ente Maremma oppure circondato da contadini e fanciulli al termine di comizi elettorali. Il presidente del consiglio De Gasperi viene fotografato durante la consegna delle terre maremmane assegnate in seguito al varo del Lodo che ne porterà il suo nome oppure, nel 1952, durante l’inaugurazione della nuova sede provinciale della DC mentre taglia il nastro inaugurale o ancora mentre, col cappello in mano e il capo chino, assiste alla benedizione impartita da mons. Galeazzi vescovo di Grosseto.
Giovanni Gori
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