Dal 21 marzo al 27 agosto a Gorizia

L'Italia dei magnifici anni Cinquanta si racconta in una mostra, tra moda e design

Piero Fornasetti, Sedia Sole, anni’50, Fornasetti-Milano, litografia trasferita su legno e dipinta a mano, 95x40x40 cm. Milano, Archivio Fornasetti © Courtesy Fornasetti
 

Samantha De Martin

14/03/2023

Gorizia - Tutto ebbe inizio negli anni Cinquanta, quando un’Italia reduce dalle ferite della guerra scelse di guardare al futuro accogliendo l'eclettismo di un design destinato a diventare icona del “Made in Italy”.
Una mostra si insinua alle origini e tra gli sviluppi di quel “Miracolo italiano”, un periodo di rinascita economica e culturale, sul fronte industriale, ma anche artigianale e artistico, rileggendo quel momento storico alla luce della moda e del design.
Non manca il cinema, che di quell’italian style fu un potentissimo mezzo di amplificazione planetaria.

Dal 21 marzo al 27 agosto Italia Cinquanta. Moda e design. Nascita di uno stile - promossa e organizzata da ERPAC FVG – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, attraverso il suo Museo della Moda e delle Arti applicate di Gorizia - porterà a Palazzo Attems Petzenstein un tripudio di innovazione e creatività.
Così Gorizia (che nel 2025 sarà Capitale europea della cultura insieme a Nova Gorica) rivivrà quell’arco temporale compreso tra le elezioni del 18 aprile 1948 e le Olimpiadi di Roma del 1960.


Roberto Capucci, abito da cocktail, A/I 1956-57, Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli | Foto: © Fabio De Benedettis

I mobili disegnati da Franco Albini, Gio Ponti, Vico Magistretti, Luigi Caccia Dominioni, realizzati da Poggi, Cassina, Fornasetti, Fontana Arte, Rima, e ancora le lampade all’avanguardia di Gino Sarfatti e dei fratelli Castiglioni, le ceramiche affidate alla produzione industriale da Piero Fornasetti ed Ettore Sottsass sfileranno nella sezione dedicata al design e alle arti applicate che spazierà dai mobili alle lampade, dai tappeti agli arazzi.

L’innovativo quadro dell’arredamento si arricchisce a quell’epoca dei preziosi smalti di Paolo De Poli e dello Studio Del Campo, alcuni su disegno di Gio Ponti, degli argenti di Lino Sabattini, Eros Genazzi e della nuova produzione industriale in acciaio di Sambonet e di Alessi. A completare il percorso sarà un tripudio di arazzi, stoffe, tappeti.
L’atmosfera degli anni del boom esplode in mostra attraverso alcuni esempi iconici di design industriale, come il televisore orientabile Phonola 17/18 del 1956, la celeberrima macchina da scrivere Olivetti Lettera 22 del 1950 e la macchina da cucire Necchi Mirella del 1957, disegnate da Marcello Nizzoli.


Guerrino Tramonti, Donna con pesci, 1952, Faenza, lastra in refrattario smaltato e dipinto, cm.39,8x30,6x1,2, firmato a caldo sul retro “TRAMONTI FAENZA”. Faenza, Fondazione Tramonti

Dal design alla moda. La nascita ufficiale della moda italiana vede nel 1951 il suo annus mirabilis, quando l’imprenditore illuminato Giovan Battista Giorgini riunisce a Firenze i più autorevoli talenti creativi del tempo, selezionati tra coloro che sceglievano di non ispirarsi alle tendenze parigine. La Sala Bianca di Palazzo Pitti si avviava a diventare la scenografia d’eccezione di sfilate che accoglievano i compratori di tutto il mondo gettando i fertili semi del fenomeno dell’Italian Fashion.

Alle creazioni di Emilio Pucci, Emilio Schuberth, Roberto Capucci, Simonetta, Alberto Fabiani, la mostra affianca i capi delle Sorelle Fontana, Gattinoni, Jole Veneziani, brand che hanno ammaliato i grandi nomi del cinema hollywoodiano, da Marilyn Monroe a Elizabeth Taylor, oltre a vestire le dive di casa nostra come Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Elsa Martinelli.
Il decennio si chiude con l’apertura dell’atelier Valentino, che getterà un'impronta di stile sui decenni successivi.



Lampadario Sputnik a ventiquattro luci, 1957, Stilnovo, bracci in ottone e portalampada in metallo laccato,100x60 cm. Milano, Marco Arosio

Se Roma, Firenze e Milano si consacravano come capitali nazionali della moda, il nordest si apprestava a sfoderare i suoi talenti creativi destinati a grandi successi, come il triestino Renato Balestra o i dalmati Mila Schön e Ottavio Missoni, che proprio negli anni Cinquanta facevano capolino sulla scena della moda per trionfare nel decennio successivo.

La sezione Design e Arti Applicate, a cura di Carla Cerutti, con la consulenza scientifica dell’Associazione degli Archivi delle Arti Applicate Italiane del XX secolo, presenterà circa 150 pezzi, in arrivo a Gorizia da collezioni pubbliche e private.

Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin con la partnership della Fondazione Roberto Capucci e la collaborazione dell’Archivio della Moda italiana di Giovan Battista Giorgini e dello CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione) dell’Università di Parma cureranno invece la sezione Moda. I capi in mostra arriveranno dalla Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, dalla Fondazione Roberto Capucci e dagli archivi delle maison, come il Museo Salvatore Ferragamo, l’Associazione Germana Marucelli, la Fondazione Micol Fontana e la Fondazione Archivio Emilio Pucci.

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