Il ritrovamento durante la campagna frutto della sinergia tra Università Suor Orsola Benincasa e MANN
A San Vincenzo sul Volturno riemerge dagli scavi un'olla del IX secolo

Il vaso, risalente al IX secolo, rinvenuto durante le operazioni di scavo in Molise. Courtesy MANN
Samantha De Martin
08/03/2019
Isernia - Potrebbe essere stata utilizzata come urna per le consultazioni interne alla comunità monastica di San Vincenzo al Volturno (Isernia) e, in tal caso, se questa idea fosse confermata, si tratterebbe del primo oggetto di questo tipo mai rinvenuto in ambito archeologico.
È anche per questo motivo che il ritrovamento della grande olla in ceramica risalente al IX secolo, con tre individui in abito monastico, circondati da lettere e stelle, graffite sulla superficie esterna, si può considerare rara.
All’interno del vaso erano stati collocati, apparentemente in maniera intenzionale, dei frammenti di ceramica di forma oblunga. Questo prezioso oggetto è emerso nel corso della campagna di scavo condotta nel 2018 a San Vincenzo al Volturno, che ha riguardato il monastero molisano, in particolare l’area dell’enorme chiostro centrale costruito al termine dell’VIII secolo e riedificato tra la fine del X e gli inizi dell’XI, dopo la distruzione nell’881 ad opera degli Arabi.
In questa sezione, dove si continuerà a scavare anche nell’anno in corso, sono state rinvenute tracce di attività produttive risalenti all’XI secolo, elemento tipico della vita dei grandi monasteri medievali. Considerato il valore straordinario dell’opera, il restauro dell’olla - che sarà collocata al Museo Archeologico Nazionale di Venafro - è stato condotto dal laboratorio della sezione ceramica del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN).
I risultati degli scavi nel centro molisano di San Vincenzo sul Volturno - realizzati in sinergia con l'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli - sono stati presentati al MANN assieme allla Expert Room del progetto scientifico "Mann in colours", allestita nella sezione Numismatica (visitabile per l'occasione) come primo step di studio per ricostruire i colori delle statue antiche.
Questi importanti ritrovamenti archeologici sono accolti nel volume degli atti del convegno tenutosi in occasione dell’apertura a Napoli della mostra sui Longobardi. Il volume, pubblicato in collaborazione fra il MANN e l’Università di Siena, con l’apporto della casa editrice molisana Volturnia, è stato illustrato dai curatori Paolo Giulierini, Marco Valenti e Federico Marazzi.
''Per la prima volta in Italia - ha spiegato Paolo Giulierini, direttore del MANN - un grande Museo statale è coinvolto in un progetto di ricerca archeologica sul campo. Il MANN ha scelto proprio il prestigioso sito molisano, nella mostra ampiamente rappresentato, per sperimentare la fruttuosa sinergia con il Suor Orsola, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Molise, il Polo Museale del Molise”.
Leggi anche:
• Da Canova agli Assiri. Il 2019 è l'anno del MANN
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In questa sezione, dove si continuerà a scavare anche nell’anno in corso, sono state rinvenute tracce di attività produttive risalenti all’XI secolo, elemento tipico della vita dei grandi monasteri medievali. Considerato il valore straordinario dell’opera, il restauro dell’olla - che sarà collocata al Museo Archeologico Nazionale di Venafro - è stato condotto dal laboratorio della sezione ceramica del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN).
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Questi importanti ritrovamenti archeologici sono accolti nel volume degli atti del convegno tenutosi in occasione dell’apertura a Napoli della mostra sui Longobardi. Il volume, pubblicato in collaborazione fra il MANN e l’Università di Siena, con l’apporto della casa editrice molisana Volturnia, è stato illustrato dai curatori Paolo Giulierini, Marco Valenti e Federico Marazzi.
''Per la prima volta in Italia - ha spiegato Paolo Giulierini, direttore del MANN - un grande Museo statale è coinvolto in un progetto di ricerca archeologica sul campo. Il MANN ha scelto proprio il prestigioso sito molisano, nella mostra ampiamente rappresentato, per sperimentare la fruttuosa sinergia con il Suor Orsola, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Molise, il Polo Museale del Molise”.
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