Fra antichità e Rinascimento: Villa Giulia

Vignola
 

04/02/2002

Nella Roma rinascimentale, luogo di rinnovato fasto e splendore, un posto di riguardo spetta allo scenografico e raffinato complesso di Villa Giulia, sede da oltre un secolo del Museo Nazionale d’Arte Etrusca. La Villa fu voluta fortemente da Giovanni Ciocchi del Monte, al secolo noto con il nome di Papa Giulio III, il quale chiamò per la realizzazione del progetto i più validi architetti dell’epoca. Purtroppo però, ciò che noi oggi identifichiamo con il nome di Villa Giulia non è che uno dei tre complessi che originariamente la costituivano, oltretutto privo del verde circostante che un tempo le facevano da corona. La cinquecentesca Villa Giulia era suddivisa in tre ville differenti appartenenti ciascuna ad epoche e funzioni diverse: la più antica veniva chiamata “vigna vecchia” e si estendeva dalla via Flaminia fino alla Villa Borghese, il secondo complesso veniva indicato come “vigna del porto”, il quale comprendeva una zona che si propagava fino al fiume dove, Giulio III, vi aveva fatto appositamente creare un piccolo porto per sbarcare comodamente quando si recava alla Villa. Ma è il terzo complesso a catturare maggiormente la nostra attenzione: questo era incentrato sul palazzo che noi oggi identifichiamo con la Villa, e comprendeva uno spazio che si estendeva dal piazzale antistante, alla via Flaminia fino alla zona collinare che si erge sulla destra dell’edificio. Molte sono le perdite anche di quest’ultimo complesso, che, per la varietà delle soluzioni architettoniche e la ricchezza di ornamenti, poteva sostenere (e ancora sostiene) il confronto con le più belle invenzioni delle ville rinascimentali. Sono state infatti distrutte una serie di logge e di edifici che all’interno conservavano statue e pitture preziose come tesori, lasciandoci solo immaginare i loro antichi splendori. Fortunatamente rimane ancora il palazzo centrale, che lo stesso pontefice Giulio III fece costruire secondo un proprio disegno, corretto da Michelangelo e messo in opera dal Vasari, il Vignola e l’Ammannati fra il 1551 e il 1555. La costruzione rivela la raffinatezza delle menti che la concepirono; tutto è uno scenografico insieme di corridoi, scalee, portici intervallato da aiuole, prati e terrazze.

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