Il Secolo d’Oro dell’Olanda
Il Secolo d’Oro dell’Olanda
20/11/2008
Nella storia olandese il Seicento è il “Secolo d’Oro”, un periodo ricordato per il grande progresso economico e culturale raggiunto dal Paese.
E’ in questo contesto di grande sviluppo che anche i quadri sono oggetto di interesse tanto da diventare beni commerciali, il cui valore dipende fortemente dal gusto dei ricchi mercanti borghesi. E proprio al fine di conquistare questi nuovi acquirenti, che gli artisti olandesi creano un nuovo modo di fare pittura: quadri di piccole dimensioni per favorirne il commercio; scene che rappresentano momenti di vita quotidiana della tipica famiglia borghese, descritte con una straordinaria attenzione al dettaglio; la figura femminile è la protagonista per eccellenza, simbolo del focolare domestico e della famiglia.
Un modo di fare arte che si distingue da quello italiano per il suo essere più realistico, quasi fotografico, meno sontuoso e meno appariscente.
Cinquantacinque capolavori selezionati all’interno della più importante collezione di dipinti fiamminghi e olandesi del XVII secolo, quella della Gemäldegalerie di Berlino, sono esposti al Museo del Corso fino al 15 febbraio 2009.
Le opere sono rappresentative di quattro diversi generi quali il ritratto, la natura morta, la pittura di genere e la pittura di paesaggio, che acquisirono un carattere distintivo nella produzione artistica olandese, grazie al talento di grandi maestri.
Rembrandt e Frans Hals, con la loro attenzione alle sfumature delle espressioni umane e alla psicologia del soggetto dipinto.
Salomon Jacobsz van Ruisdael, con le sue malinconiche rappresentazioni dei paesaggi, e la sua continua ricerca degli aspetti più intimi e segreti della natura.
Jan Vermeer che gioca con la luce in ogni sua tela, rendendola protagonista dei suoi dipinti.
E ancora, artisti come Gabriel Metsu, Gerard ter Borch, Pieter de Hooch, Rubens, Anton van Dyck, Aert de Gelder, Cornelis Bega, Jan Stehen, Gerard Dou.
La natura morta, considerato un genere artistico minore nel resto d’Europa, in Olanda, nel XVII secolo, è espressione del modo di vivere di un popolo protestante. Gli artisti dipingono oggetti inanimati quali la clessidra, il teschio, la candela, simboli dello scorrere del tempo. Queste opere vengono normalmente definite “vanitates” o “memento mori” a sottolineare la natura effimera delle cose materiali e il carattere transitorio dell’esistenza.
Da Rembrandt a Vermeer. Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ‘600
11 novembre 2008 – 15 febbraio 2009
Museo del Corso, via del Corso 320, Roma.
Orari: 10.00 – 20.00; lunedi chiuso
Biglietti: intero 9,00 Euro; ridotto 7,00 Euro.
E’ in questo contesto di grande sviluppo che anche i quadri sono oggetto di interesse tanto da diventare beni commerciali, il cui valore dipende fortemente dal gusto dei ricchi mercanti borghesi. E proprio al fine di conquistare questi nuovi acquirenti, che gli artisti olandesi creano un nuovo modo di fare pittura: quadri di piccole dimensioni per favorirne il commercio; scene che rappresentano momenti di vita quotidiana della tipica famiglia borghese, descritte con una straordinaria attenzione al dettaglio; la figura femminile è la protagonista per eccellenza, simbolo del focolare domestico e della famiglia.
Un modo di fare arte che si distingue da quello italiano per il suo essere più realistico, quasi fotografico, meno sontuoso e meno appariscente.
Cinquantacinque capolavori selezionati all’interno della più importante collezione di dipinti fiamminghi e olandesi del XVII secolo, quella della Gemäldegalerie di Berlino, sono esposti al Museo del Corso fino al 15 febbraio 2009.
Le opere sono rappresentative di quattro diversi generi quali il ritratto, la natura morta, la pittura di genere e la pittura di paesaggio, che acquisirono un carattere distintivo nella produzione artistica olandese, grazie al talento di grandi maestri.
Rembrandt e Frans Hals, con la loro attenzione alle sfumature delle espressioni umane e alla psicologia del soggetto dipinto.
Salomon Jacobsz van Ruisdael, con le sue malinconiche rappresentazioni dei paesaggi, e la sua continua ricerca degli aspetti più intimi e segreti della natura.
Jan Vermeer che gioca con la luce in ogni sua tela, rendendola protagonista dei suoi dipinti.
E ancora, artisti come Gabriel Metsu, Gerard ter Borch, Pieter de Hooch, Rubens, Anton van Dyck, Aert de Gelder, Cornelis Bega, Jan Stehen, Gerard Dou.
La natura morta, considerato un genere artistico minore nel resto d’Europa, in Olanda, nel XVII secolo, è espressione del modo di vivere di un popolo protestante. Gli artisti dipingono oggetti inanimati quali la clessidra, il teschio, la candela, simboli dello scorrere del tempo. Queste opere vengono normalmente definite “vanitates” o “memento mori” a sottolineare la natura effimera delle cose materiali e il carattere transitorio dell’esistenza.
Da Rembrandt a Vermeer. Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ‘600
11 novembre 2008 – 15 febbraio 2009
Museo del Corso, via del Corso 320, Roma.
Orari: 10.00 – 20.00; lunedi chiuso
Biglietti: intero 9,00 Euro; ridotto 7,00 Euro.
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