Mille anni di Cristianesimo in Ungheria

Ungheria
 

26/02/2004

Nel ricco carnet di mostre, offerto dalla capitale in questo ultimo scorcio di autunno, un posto di riguardo spetta all’esposizione allestita nelle sale dei Musei Vaticani, dove già da qualche tempo si possono ammirare i capolavori e le testimonianze di mille anni di Cristianesimo in Ungheria, in esposizione fino al 12 gennaio del 2002. La mostra, organizzata dalla Conferenza Episcopale e dal Governo Ungherese, commemora difatti il X° centenario della incoronazione di Istvan del Casato degli Arpad, più noto in occidente come Stefano I il Santo (975- 1038), patrono e cristianizzatore dell’Ungheria e vero fondatore dello stato magiaro. Sono molti gli oggetti raccolti dai curatori dell’esposizione, tutti di grande significato storico, artistico e documentario. Testimoniano i mille anni del fervore religioso cristiano che ha legato l’Ungheria ad un concetto di Europa simbolo nei secoli addietro della lotta cristiana contro gli infedeli. Quest’immagine, di baluardo della cristianità in occidente, la nazione ungherese l’ha conquistata con grande valore nei secoli, valore di cui si fregiano ancora gli ungheresi con grande orgoglio patriottico. Questo in fondo è un po’ lo spirito degli organizzatori dell’evento, che nell’illustrarci il percorso espositivo hanno sempre posto l’accento sull’alto valore simbolico e religioso dei reperti presenti in rassegna. Siamo stati rapiti soprattutto dalla preziosità degli oggetti e dall’accuratezza dei criteri espositivi, ed inoltre dalla copiosità di materiali, tutti differenti fra loro. Ci si può trovare innanzi a reperti archeologici provenienti dalle uniche catacombe finora esplorate al di fuori dei confini italiani, a dipinti che spaziano dal seicento ai nostri giorni, fino ai veri e propri capolavori rappresentati nella mostra da pregiatissimi oggetti liturgici (croci processionali, calici, reliquiari...) realizzati in oro e argento e cesellati da mani di orafi sapientissimi. Tutto ciò non deve esimerci dal rammentare la presenza di raffinati codici miniati, fra i quali spicca il “Leggendario Angioino Ungherese” realizzato da una bottega bolognese e miniaturisti ungheresi all’inizio del XIV secolo, a dimostrazione della vivacità di scambi culturali ed artistici che nei secoli addietro legava i vari paesi dell’occidente europeo. Ma molto altro ancora potrete scoprire lungo il percorso espositivo, che nel suo articolarsi svela agli occhi dei visitatori delicati gruppi lignei di epoca tardogotica e rinascimentale, esempi di un’arte meno conosciuta dal popolo delle grandi mostre, eppure ricca di fascino e grande valore estetico, colpevole purtroppo di non appartenere a quelle esperienze artistiche di gran moda in questo momento. Forse è proprio questo il fascino di questa esposizione, che con grande intelligenza propone oggetti ed opere d’arte raramente proposti all’attenzione del grande pubblico, ma che qui assemblati con grande cura evocano atmosfere ed eventi di un paese e di un popolo ricco di tradizioni, legate per secoli più di quanto non potessimo immaginare alla storia del nostro paese e dell’Europa intera.

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