E' già stata eseguita la valutazione di 60mila opere
Quale futuro per il Detroit Institute of Arts?

Il Detroit Institute of Arts
L.S.
24/07/2013
Da quando la città ha dichiarato bancarotta, si guarda con allarme al futuro del Detroit Institute of Arts (DIA), sede di una delle collezioni più importanti della nazione che comprende tra gli altri opere di Picasso, Van Gogh, Matisse, Cezanne, Tintoretto, oltre allo spettacolare murale di Diego Rivera “Detroit Industry”.
Ma prima ancora di guardare avanti è necessario compiere qualche passo indietro perchè la tempesta era annunciata, e già a Marzo Kevyn Orr, incaricato dal Governatore del Michigan di amministrare l’emergenza, aveva avanzato l’intenzione di vendere opere d’arte appartenenti alla collezione del museo per aiutare a scongiurare il crac delle finanze municipali. A Maggio era poi seguita la richiesta formale di una valutazione di circa 60mila pezzi conservati nell’Istituto.
Se confermato, il progetto alimenterebbe la già crescente tendenza a considerare il patrimonio artistico una risorsa monetizzabile per far fronte ai periodi di grave stress economico. Il timore è condiviso dal Museo che ha sentito il bisogno di esprimerlo attraverso un comunicato pubblicato sulla propria pagina Facebook: “Come tante persone con profonde radici in questa città, il Detroit Institute of Arts è deluso dal fatto che l’amministratore dell’emergenza abbia ritenuto necessario ricorrere al fallimento. Poichè una bancarotta municipale di simili proporzioni non ha precedenti, il DIA continuerà a vigilare attentamente sulla situazione, nella piena fiducia che l’amministratore dell’emergenza, il governatore e le corti agiscano nel migliore interesse della città, del pubblico e del museo. Siamo convinti che il Detroit Institute of Arts e la città di Detroit posseggano la collezione del DIA per conto del pubblico e rimaniamo fedeli all’incarico di preservare e proteggere l’eredità culturale di tutti gli abitanti del Michigan”. Per tutelarsi da una possibile razzia, il Museo ha anche assunto l’avvocato Richard Levin.
Ma prima ancora di guardare avanti è necessario compiere qualche passo indietro perchè la tempesta era annunciata, e già a Marzo Kevyn Orr, incaricato dal Governatore del Michigan di amministrare l’emergenza, aveva avanzato l’intenzione di vendere opere d’arte appartenenti alla collezione del museo per aiutare a scongiurare il crac delle finanze municipali. A Maggio era poi seguita la richiesta formale di una valutazione di circa 60mila pezzi conservati nell’Istituto.
Se confermato, il progetto alimenterebbe la già crescente tendenza a considerare il patrimonio artistico una risorsa monetizzabile per far fronte ai periodi di grave stress economico. Il timore è condiviso dal Museo che ha sentito il bisogno di esprimerlo attraverso un comunicato pubblicato sulla propria pagina Facebook: “Come tante persone con profonde radici in questa città, il Detroit Institute of Arts è deluso dal fatto che l’amministratore dell’emergenza abbia ritenuto necessario ricorrere al fallimento. Poichè una bancarotta municipale di simili proporzioni non ha precedenti, il DIA continuerà a vigilare attentamente sulla situazione, nella piena fiducia che l’amministratore dell’emergenza, il governatore e le corti agiscano nel migliore interesse della città, del pubblico e del museo. Siamo convinti che il Detroit Institute of Arts e la città di Detroit posseggano la collezione del DIA per conto del pubblico e rimaniamo fedeli all’incarico di preservare e proteggere l’eredità culturale di tutti gli abitanti del Michigan”. Per tutelarsi da una possibile razzia, il Museo ha anche assunto l’avvocato Richard Levin.
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