Poldi Pezzoli: una mostra sulla candela, tra arte e design

Sonia Pedrazzini, Le Morandine
29/03/2012
Milano - La celebre casa-museo Poldi Pezzoli apre le porte, dal 5 aprile, al design con la mostra “Fare Lume. Candele tra arte e design”, riconfermando il legame tra il mondo del design e il Poldi Pezzoli. L’esposizione, a cura di Beppe Finessi, è una riflessione storico-critica sulla candela, tema di grande valenza storica e di evidente suggestione. Oggetto apparentemente d’altri tempi, in un’epoca di innovazioni tecnologiche eccezionali, la candela in realtà non ha mai smesso di attrarre per la sua caratteristica unica di fare magicamente luce attraverso il fuoco. In mostra circa 50 opere, tra oggetti di design (candele e candelieri) e opere d’arte contemporanea, tra pittura, scultura e installazione, suddivise in tre sezioni. La prima sezione, nel Salone dell’Affresco, presenta candele progettate da noti designer, accostate a opere di artisti contemporanei ispirate al tema della candela: opere come “Candele” del 1967 di Michelangelo Pistoletto. Il Maestro sarà presente all’inaugurazione e, accendendo le candele della sua opera, darà vita con questo suo gesto d'artista alla mostra stessa.L’arte contemporanea è ulteriormente rappresentata, tra gli altri, da opere di Luis Frangella, Pierpaolo Calzolari e Bonomo Faita. Per il design verranno esposte alcune candele realmente ri-progettate come “Le Morandine” di Sonia Pedrazzini ispirate alle nature morte di Giorgio Morandi, come l’orologio olfattivo per non vedenti “Scented Time” progettato da Sovrappensiero Design Studio o come le candele di Ontwerpduo, Alessandra Baldereschi e Nathalie Dewez. Nella Sala Trivulzio, i protagonisti saranno oggetti che alludono all’immagine e alla forma della candela stessa, come la lampada di Marcel Wanders, mentre nella Sala del Collezionista, verrà esposta una significativa selezione di candelieri, oggetti che stanno vivendo in questi ultimi anni una stagione di grande rinnovamento tipologico, come testimoniato dai progetti di O. M. Ungers e Richard Meier, o di Bruno Munari e Philippe Starck.
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