Visibili per la prima volta le Terme Centrali e la Domus di Leda e il Cigno

Pompei apre al pubblico i tesori della Via del Vesuvio

Domus degli Amorini Dorati. Courtesy Parco Archeologico di Pompei
 

Francesca Grego

25/11/2019

Napoli - Da domani visitatori di Pompei torneranno a percorrere la via del Vesuvio, ammirando le ultime scoperte e i restauri più recenti realizzati all’interno del sito. Grazie ai lavori del Grande Progetto Pompei, si offrono per la prima volta allo sguardo del pubblico tesori come la Domus di Leda e il Cigno, tra i ritrovamenti più suggestivi degli scavi della Regio V, e le imponenti Terme Centrali, dove pochi mesi fa gli archeologi hanno rinvenuto i resti di un giovanissimo abitante in fuga dalla furia del vulcano. Riapre infine dopo un necessario intervento la Casa degli Amorini Dorati, tra le più eleganti dimore della città vesuviana.
L’annuncio arriva oggi, lunedì 25 novembre, durante la presentazione del libro di Massimo Osanna Pompei. Il tempo ritrovato. Le nuove scoperte, in cui il direttore del Parco Archeologico racconta emozioni e dettagli scientifici degli ultimi scavi.
Mentre il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini plaude a un “modello di efficace gestione che ha permesso di mettere in sicurezza e restaurare parte importante dell’antica città, realizzare un percorso accessibile a tutti, dotare il sito acheologico di copertura WiFi e dare avvio a una nuova, felice stagione di scavi che sta portando importanti scoperte”, vediamo nel dettaglio quali novità ci aspettano tra le rovine di Pompei.

Della Domus di Leda e il Cigno abbiamo parlato un anno fa, quando i suoi meravigliosi affreschi vennero alla luce durante i lavori di messa in sicurezza e riprofilamento dei fronti di scavo. La sensualità delle scene dipinte sulle pareti è certamente la sua cifra distintiva: gli amori di Leda con Giove nelle sembianze di un cigno, secondo un celebre mito all’origine della nascita della bella Elena da un uovo, incontrano qui un Narciso che si specchia rapito, un Mercurio dai colori vivaci e un esuberante Priapo, mentre tutto intorno parla dei piaceri dei sensi.

All’incrocio tra la via di Nola e la via Stabiana, invece, le Terme Centrali occupano un intero isolato, mostrando una struttura monumentale che probabilmente all’epoca dell’eruzione non era ancora stata ultimata. Oggi è possibile apprezzarne l’imponente facciata che dà sul cortile, le pareti in caratteristici mattoncini, le vasche e il sofisticato impianto idraulico. Manca la separazione tra la parte maschile e quella femminile, il che fa pensare che fossero previsti orari diversi per donne e uomini. Si tratta in ogni caso del più grande impianto termale mai costruito a Pompei, come evidenziano le spaziose e luminose sale per i bagni, senza eguale nelle altre strutture rinvenute in città. Tra i ritrovamenti emersi durante i lavori spicca lo scheletro di un bambino di sette o otto anni, probabilmente rifugiatosi nell’edificio durante l’eruzione del Vesuvio.

Fresca di restauro è infine la sontuosa Casa degli Amorini Dorati, che prende il nome dai putti incisi sui medaglioni del portico. Risalente all’età imperiale, la domus si sviluppa attorno a un giardino circondato da colonne e presenta decorazioni di pregio. Pitture di soggetto mitologico e un bel pavimento mosaicato con rosone ornano il grande salone di rappresentanza come era di moda ai tempi di Augusto. Immagini sacre conferiscono alla dimora un’aura misterica, testimoniando la diffusione di culti orientali presso i Romani: dai rilievi marmorei ritrovati in giardino agli oggetti legati al culto di Iside, fino alle effigi di Anubi, il dio dei morti con la testa di sciacallo, di Serapide, il dio guaritore, e di Arpocrate, il dio bambino figlio di Iside.
Un anello con sigillo e dei graffiti hanno permesso inoltre di identificare il padrone di casa in un certo Cneaeus Poppaeus Habitus, parente della seconda moglie di Nerone Poppea Sabina.

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