A Reggio Emilia dal 18 novembre al 12 marzo

L'arte inquieta, da Paul Klee ad Anselm Kiefer, va in scena a Palazzo Magnani

Max Sulzbachner, Il passeggino, 1925, Olio su tela, 80 x 90 cm, Museo d'arte della Svizzera italiana, Lugano. Collezione Cantone Ticino
 

Samantha De Martin

09/09/2022

Reggio Emilia - Dagli Archivi del San Lazzaro, dal Museo di Storia della Psichiatria di Reggio Emilia, quello che fu il “Manicomio” della città, le inedite creazioni realizzate dagli ex degenti escono per la prima volta per mostrarsi al pubblico in una originale mostra dedicata all’arte inquieta.
Faranno parte delle oltre 140 opere attraverso le quali i grandi interpreti del pennello, dal Novecento a oggi, hanno voluto rivelare l’urgenza creativa e la vitalità dei linguaggi dell’arte, necessari a esplorare gli infiniti volti ed espressioni dell’identità umana.
Dal 18 novembre 2022 al 12 marzo 2023 maestri come Paul Klee, Max Ernst, Alberto Giacometti, Jean Dubuffet, Antonio Ligabue, Anselm Kiefer, Pietro Ghizzardi, Cesare Zavattini, Maria Lai, Alighiero Boetti, Emilio Isgrò indagheranno come mai prima fatto in una mostra, “l’Arte Inquieta”, esplorando il tema di un’identità inquieta che interroga il nostro tempo, attraverso dipinti, sculture, grafiche, disegni.


Werner Neuhaus, L'amico pittore Albert Müller, 1925, Olio su tela, 76 x 128 cm, Museo d'arte della Svizzera italiana, Lugano. Collezione Cantone Ticino

Il percorso, a cura di Giorgio Bedoni, Johann Feilacher e Claudio Spadoni, darà espressione all’impulso creativo degli artisti artefici di opere uniche che sorprendono, stupiscono e coinvolgono ancora oggi il visitatore. Ci sono i lavori provenienti da mondi esclusi, oggi considerati un prezioso e necessario archivio dell’immaginario, i linguaggi dell’Art brut e quelli di Paul Klee, Max Ernst, del Surrealismo.

Se “l’arte inquieta” è considerata figlia di vicende personali e collettive, di ricerca, di quell’urgenza espressiva dell’artista che restituisce al pubblico la sua febbrile attività, le stanze tematiche della mostra si apprestano a diventare scrigno di un dialogo che mette a confronto autori e opere in un percorso che fruga nella bruciante vitalità dell’artista, nella sua inquieta ricerca sull’identità.


Antonio Ligabue, Autoritratto con torre, 1948, Olio su faesite, 36 x 52 cm, Collezione privata

“L’arte deve comunicare, lanciare dei messaggi servendosi di espressioni forti, barbare, violente, vandaliche. L’arte graffia e disturba, è stridore, imperfezione e invenzione. Per questo bisogna opporsi al razionalismo che vuole invadere dei territori che non gli appartengono, i territori dell’immaginario”.
La pensava così il pittore danese Asger Jorn, intravedendo nell’arte un sismografo sensibile ai confini incerti, capace di porre interrogativi sulla natura dell’uomo, su sogni e desideri collettivi.

La mostra pronta a sbarcare a Reggio Emilia - promossa da Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune e all’Ausl di Reggio Emilia - sarà il momento culminante di Identità Inquieta, l'agenda di eventi, mostre e performance promossa da varie istituzioni culturali del territorio al fine di raccogliere domande e mostrare visioni sulle infinite sfumature dell’identità.


Keith Haring, Untitled, 11/06/1984, Acrilico su tela, 100 x 100 cm, Collezione privata



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