A Roma l’antichità incontra l’innovazione sostenibile con il progetto “Li-Fi”

Al Museo Barracco, alla scoperta di una domus romana "guidati" dalla luce

I resti della domus romana nei sotterranei del Museo Barracco | Foto: © Francesco Giordano | Courtesy Zetema
 

Samantha De Martin

07/01/2022

Roma - La luce fruga nella storia per far rivivere, smartphone alla mano, una casa romana risalente al IV secolo d.C., che viene così restituita alla fruizione del pubblico dopo oltre 20 anni di chiusura.
Tra colonne, pavimenti in marmo colorato, fontane, un cortile porticato e una mensa ponderaria straordinariamente conservati, il mondo antico di epoca romano-imperiale torna a respirare grazie a un'esperienza museale altamente tecnologica. Succede nei sotterranei del Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, nel cuore di Roma, dove fino al 20 febbraio, i visitatori, oltre ad apprezzare la domus, inaccessibile dal 2000, potranno anche approfondire una selezione di opere della collezione permanente attraverso l’esperienza innovativa offerta dal progetto Li-Fi.


Progetto "Li-Fi" al Museo Barracco | Courtesy Zetema

Il Museo Barracco è infatti tra i primi al mondo a dotarsi di questo sistema, acronimo di Light Fidelity, una modalità di visita con tecnologia senza fili promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e presentato dalle aziende To Be Srl, DB Ingegneria dell’immagine Srl e Tecno Electric Srl con il sostegno dell’Unione Europea.

Il progetto fa parte dei 43 vincitori del bando “L’impresa fa Cultura” indetto dalla Regione Lazio al fine di promuovere e valorizzare, attraverso l’impiego di nuove tecnologie, il patrimonio culturale del Lazio. In poche parole un innovativo meccanismo di comunicazione sarà al servizio dell’arte, consentendo ad appositi faretti LED di trasmettere informazioni e immagini in modalità wireless - attraverso la modulazione della luce - ai dispositivi mobili dei visitatori dotati di fotocamera. Al pubblico non resta che scaricare l’apposita App e posizionare lo smartphone o il tablet sotto la luce del faretto Li-Fi per fruire dei contenuti multimediali di approfondimento.

Questa soluzione, grazie anche all’utilizzo di tracce audio realizzate a partire dai contenuti testuali, rende il percorso di visita accessibile sia per vedenti che per non vedenti (o ipovedenti).


I resti della domus romana nei sotterranei del Museo Barracco | Foto: © Francesco Giordano | Courtesy Zetema

Il progetto sperimentale coinvolgerà 14 punti di interesse, di cui nove presenti nelle sale al piano terra e al primo piano e cinque nella cosiddetta Casa romana situata nei sotterranei del museo, che riapre al pubblico per l’occasione dopo oltre 20 anni di chiusura.
La scoperta della domus, del tutto fortuita, risale al 1899, precisamente ai lavori di parziale demolizione dell’edificio rinascimentale che dal 1948 accoglie il Museo, realizzati per l’apertura del nuovo asse viario di Corso Vittorio Emanuele. L’edificio subì, nel corso del tempo, modifiche e importanti ristrutturazioni che richiesero l’impiego di materiali di recupero, asportati da costruzioni in disuso, secondo una prassi diffusa sin da epoca tardo-imperiale.

Molti degli elementi così posti in opera risalgono a epoca augustea e giulio-claudia. La domus, certamente un edificio pubblico, potrebbe aver costituito una delle sedi (o meglio, di alcuni suoi ambienti) delle celebri quattro fazioni di aurighi che competevano nel Circo, sedi che fonti antiche ci restituiscono con il nome di Stabula quattuor factionum.


I resti della domus romana nei sotterranei del Museo Barracco | Foto: © Francesco Giordano | Courtesy Zetema

La presenza di questi resti, presso il Museo Barracco, ricopre una grande importanza archeologica, soprattutto per la loro ubicazione nel cuore della topografia dell’antico Campo Marzio e dei suoi sontuosi edifici pubblici, oggetto di molteplici studi. In più il progetto offre l’opportunità di riscoprire il fascino di questo piccolo ma interessante museo, nato dalla donazione che il barone calabrese Giovanni Barracco fece al Comune di Roma nel 1902. Questo membro di una delle più ricche famiglie del Regno delle due Sicilie, convinto sostenitore della causa risorgimentale e appassionato di antiche civiltà, vantava una collezione che comprendeva diverse testimonianze delle culture del Vicino Oriente, dalla sumerica all'egizia, dall'assira alla fenicia, oltre a manufatti etruschi, italici, greci, romani, medievali e mesoamericani. Tra i pezzi più interessanti e meglio conservati della collezione si possono ammirare le sfingi, i rilievi e la mirabile clessidra ad acqua egizi, i chiodi di fondazione sumerici, la statua cipriota del dio Melqart, le sculture di età classica, le ceramiche a figure rosse.


I resti della domus romana nei sotterranei del Museo Barracco | Foto: © Francesco Giordano | Courtesy Zetema

La domus sarà straordinariamente aperta tutti i giorni (ad eccezione del lunedì) fino al 9 gennaio e, successivamente, fino al 20 febbraio, solo nei fine settimana, dal venerdì alla domenica.
La sua riapertura temporanea, legata alla sperimentazione, è solo il primo passo di un più ampio e complesso progetto di valorizzazione del sito che verrà sviluppato nei prossimi mesi.

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