Al Chiostro del Bramante fino al 25 febbraio 2018

Enjoy: quando il divertimento è arte che fa riflettere. Intervista a Danilo Eccher

Hans Op de Beeck, After the Gathering, 2007, Tecnica mista, 75 x 150 x 150 cm | Courtesy of Museum Voorlinden, Wassenaar (The Netherlands)
 

Samantha De Martin

27/10/2017

Roma - Quando il personale del Chiostro del Bramante apre la porta della sala a vetri, invitando le ragazze in fila a entrare nella stanza sommersa dai palloncini rossi di Martin Creed, la sensazione, superato lo stupore iniziale, è quella di un lieve turbamento. Lo stesso scaturito dal labirinto di specchi di Leandro Erlich, dalla risata continua di Vittorio Bignardi ricordata da Gino De Dominicis e che sorprende il pubblico intento a salire le scale del Chiostro, o dagli avanzi della torta gigante di Hans Op de Beeck, dal significativo titolo After the Gathering.

Eppure siamo tra le emozionanti bizzarrìe di Enjoy, la mostra, in corso fino al 25 febbraio, dove l’arte incontra il divertimento, e dalla quale il visitatore esce con un sorriso stampato sulle labbra e il cuore leggero, divertito, coinvolto, compiaciuto di aver potuto toccare letteralmente con mano, ma anche di sfiorare, indossare - forse per la prima volta in un museo - le opere d’arte esposte, arrampicandosi sulla poltrona gigante Mickey dei sogni di Studio65, dondolandosi sull’amaca di Ernesto Neto,  azionando con un piede le sculture sonore di Jean Tinguely o restare semplicemente estasiato davanti agli uccellini dell'installazione di Mat Collishaw.


Michael Lin al Chiostro del Bramante, Roma, Enjoy. L’Arte incontra il divertimento, Dal 23 settembre 2017 al 25 febbraio 2018

Ad illuminarci su questa duplice sensazione - una sorta di divertita meraviglia mista a un senso di melanconica contemplazione - che si prova visitando la mostra è il curatore Danilo Eccher - reduce dal successo della mostra LOVE. L’Arte contemporanea incontra l’amore, che ha registrato, in sei mesi, l’afflusso di 150mila spettatori - al quale cerchiamo di strappare l’ “esegesi” di qualche installazione, visto che tutte, dietro una apparente semplicità, celano significati profondi e complessi.

"Tutte le opere di questa esposizione che richiede la partecipazione dello spettatore, invitato a attraversarle, viverle, diventando esso stesso opera d’arte - spiega il curatore - hanno una possibilità di lettura complessa. L’installazione realizzata con i palloncini in realtà è un’opera che mette angoscia, comunicando un senso di soffocamento, di perdita, solitudine. Ciascuna di esse ha un retrogusto sempre amaro. I lavori che caratterizzano Enjoy non si limitano mai a una semplice, immedata lettura. La Changing Rooms di Leandro Erlich è, ad esempio, un chiaro messaggio psicoanalitico sul concetto di realtà e apparenza, sul senso di perdita di orizzonte, di riflessione su se stessi. Ci troviamo davanti a grandi opere d’arte e il messaggio è sempre più compesso di quello che appare".

Ma come è nata l’idea di questa mostra che ha richiesto oltre un anno di lavoro, che ha coinvolto 15 artisti internazionali - molti dei quali sono giunti a Roma per lavorare direttamente a contatto con lo spazio espositivo - e che sta già dando i suoi frutti in termini di pubblico e partecipazione?

"Enjoy - continua Eccher - nasce da un argomento particolare. Quello del divertimento è sempre stato un tema piuttosto vilipeso nella storia dell’arte, eppure ha attraversato tutte le epoche perché il divertimento non è solo sinonimo di leggerezza, ma tocca soprattutto il piano della conoscenza, dello studio, dell’approfondimento. In realtà si tratta di un tema con il quale l’arte si è sempre confrontata, basti pensare alle composizioni di Arcimboldo, ai paesaggi psichedelici di Hieronymus Bosch, ai Giochi di Bambini di Pieter Bruegel il Vecchio, ed è per questo che abbiamo deciso di partire con artisti storici come Tinguely e Calder per poi dirigerci verso opere più contemporanee e attuali".

È infatti il Grande Mobile Rosso di Alexander Calder ad inaugurare il percorso, opera che una voce “amica” attraverso l’audioguida, ci invita a toccare più volte, ad osservare mentre volteggia leggera in una delle sale del Chiostro.

«Le opere - spiega Eccher - hanno parametri di riflessione. Avevamo bisogno di fondamenta solide dal punto di vista storico, di opere importanti provenienti da grandi musei. Non per niente Jean Tinguely e Alexander Calder sono le due “colonne” sulle quali poggia l’esposizione. Poi abbiamo individuato gli artisti che hanno affrontato il tema attraverso il loro personale linguaggio, mostrandosi capaci di dialogare con attenzione ed eleganza con la struttura che ospita la mostra, il Chiostro del Bramante, uno dei più grandi edifici rinascimentali. Accanto a questo interesse c’era poi l’obiettivo di inserire, all’interno di un percorso molto forte, anche alcune sorprese che fungessero da inciampi per il visitatore. Come le opere di Pietro Fogliati, artista che in vita non ha avuto l’attenzione che avrebbe meritato, e che ha inventato una macchina in grado di dipingere e colorare le ombre. Accanto a lui, sorpresa storica, abbiamo presentato, per la prima volta in Italia, il collettivo di 400 artisti di Teamlab, attivi tra Tokyo, Singapore, Los Angeles e Osaka, che hanno offerto il loro contributo alla mostra con un lavoro specifico, interattivo. Questo processo di software complesso è controllato in remoto direttamente dal Giappone».

Ed infatti, l’effetto generato da questo grande campo di fiori capaci di fiorire o sfiorire a seconda che lo spettatore si avvicini o prenda le distanze, è magico e ipnotico. Si fa fotografare, osservare, studiare e incanta i visitatori come bambini di fronte a una meraviglia. «Ogni fiore - spiega Eccher - è unico e irripetibile, ha una sua vita autonoma e non può essere ripeuto».

E anche se il visitatore si trova un po’ spiazzato di fronte alla possibilità di versare del liquore in un bicchiere, indossare una maglia esposta, o curiosare sotto il New York Police Cap Gold di Erwin Wurm, di “giocare”, insomma, con l’arte, «non va trascurarto - ribadisce Danilo Eccher - che si tratta pur sempre di opere d’arte realizzate da artisti internazionali», all’interno di un contesto museale in cui l’architettura rinascimentale abbraccia i ludici labirinti dell’arte contemporanea ed in cui illustri maestri insegnano a de-vertere creando, e a camminare tra i fiori orientali di Michael Lin, anche questi assolutamente calpestabili.

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