Paesaggio con la Fuga in Egitto

Annibale Carracci

Galleria Doria Pamphilj

 
DESCRIZIONE:

Il dipinto appartiene ad un ciclo di lunette con paesaggi e tema religioso. Tale ciclo costituisce una pietra miliare nella ricostruzione della genesi della pittura di paesaggio a Roma nel Seicento: l'insegnamento di Annibale rimarrà infatti un imprescindibile testo d'apprendimento col quale generazioni di pittori italiani e stranieri, da Lorrain a Poussin, da Dughet a Swanevelt, dovranno confrontarsi, sia pure dialetticamente, fino alla fine del secolo.Annibale, lontano "dalla seccaggine fiamminga ", scopre un mondo naturale imbevuto di spirito antico: la rappresentazione del paesaggio attraverso il filtro dell'umanesimo e del Rinascimento italiano, in cui l'uomo e lo spazio che lo circonda vivono in perfetta armonia arcadica.Ogni elemento paesaggistico viene classicamente bilanciato e perfettamente integrato con le colte citazioni degli edifici all'antica, concorrendo alla creazione del cosiddetto "paesaggio ideale", ovvero a una concezione eroica e aulica della natura, vista in termini profondamente dotti.Giovan Pietro Bellori nella sua biografia di Annibale Carracci (1672) ricorda la serie di sei dipinti "in forma di mezze lune, con paesi e figurine d'historie sacre di mano di Annibale e dei discepoli, li quali erano nelle lunette della cappella del palazzo Aldobrandini al Corso", dipinti che però a quella data erano già stati trasferiti nella villa Aldobrandini sul Quirinale e poi per via ereditaria finiti alla famiglia Doria Pamphilj, attraverso il lascito di Olimpia Aldobrandini.La commissione risale al cardinale Pietro Aldobrandini, nipote di Clemente VIII, che tra il 1603 e il 1604 richiese ad Annibale l'esecuzione di sei tele con le "Storie della Vergine", destinate alla cappella del suo palazzo al Corso, oggi perduta. I lavori iniziati da Annibale, vennero poi ceduti a Francesco Albani suo allievo, per motivi ancora non del tutto chiariti: accanto all'ipotesi di un contrasto tra Annibale e il cardinale, per via dei servizi che ancora il pittore conduceva per i Farnese oppositori degli Aldobrandini, si è avanzata anche l'idea, forse più vicina a verità, che l'artista desse già i primi segni di quella malattia - stando alle fonti, una sorta di debilitazione psicofisica, oggi ritenuta un'arteriosclerosi cerebrale - che lo condurrà alla morte nel 1609, e comunque all'abbandono dell'attività dal 1607.Certo è che nel 1606, anno in cui Pietro Aldobrandini lasciava Roma a seguito di dissapori col nuovo papa Paolo V Borghese, per tornarvi solo nel 1610, il ciclo non era stato completato: esso verrà pagato all'Albani negli anni tra il 1605 e il 1613, a dimostrazione della quasi immediata uscita di scena di Annibale.La critica riconosce in prevalenza alla mano di Annibale i disegni per l'intera serie, ma l'esecuzione effettiva soltanto di due lunette: la presente, con la "Fuga in Egitto" e quella con la "Deposizione di Cristo"; le altre quattro sono state variamente attribuite all'Albani e a seguaci di Annibale, tra cui Domenichino, Lanfranco e Sisto Badalocchio.

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