Alla Biennale di Venezia 2018, nel Padiglione curato da Mario Cucinella

Architetti della rinascita: zoom su Arcipelago Italia

Arcipelago Italia, Biennale di Architettura 2018. © Urban Reports
 

Francesca Grego

25/05/2018

Venezia - Un “sinuoso spazio oscuro”, una “grande terra di mezzo incorniciata dalle città dell’Adriatico e del Tirreno”, un “molo proteso nel Mediterraneo”. Sono queste le immagini con cui Mario Cucinella, curatore del Padiglione italiano alla Biennale di Architettura 2018, definisce l’Arcipelago Italia: quel Paese composto di mille piccole città, di realtà eterogenee e ricchezze nascoste, che l’architettura degli ultimi decenni ha di fatto trascurato a favore di grandi opere realizzate per lo più in aree metropolitane.
 
A Venezia si riparte da zero: occhi puntati sull’Italia profonda e silente che si distende dalle Alpi alla Sicilia passando per la dorsale appenninica, sulle aree interne che spesso mancano di servizi e infrastrutture, ma che rappresentano il 60% della superficie del Bel Paese e non mancano certo di risorse: spettacoli naturali, borghi ricchi di arte e di storia, tradizioni che parlano di saperi locali e di una qualità della vita invidiabile.
Ma il tempo per crogiolarsi nelle eredità del passato è abbondantemente scaduto: Cucinella guarda avanti e il Padiglione Italia diventa un laboratorio di strategie di rinascita.
 
Ad accogliere il visitatore è un percorso in tre tappe: Itinerari, Futuro e Progetti sperimentali, risultato di un “atto creativo collettivo” in cui il fondatore di MCA ha scelto di interpretare il ruolo di coordinatore aperto e attento più che quello del demiurgo:
“Storicamente l’architettura nel nostro territorio è sempre stata espressione di qualità e bellezza perché è attraverso di essa che le comunità si sono espresse e rappresentate”, ha spiegato il curatore: “Ora il punto non è solo costruire o ricostruire, ma intercettare quelle ambizioni, quei desideri. Per questo abbiamo messo in atto una politica di ascolto, proprio per capire dove si è spezzato quell’anello che per secoli ci ha permesso di interpretare i desideri dei territori e trasformarli in architettura”.
 
Una bellezza dal futuro incerto
Voci diverse, dagli architetti alle università, fino a fotografi, esponenti delle comunità e professionisti nello studio delle realtà locali, risuonano insieme nella ricerca raccontata al Padiglione Italia. L’obiettivo è trasmettere ai visitatori l’anima di luoghi ad un tempo quotidiani ed eccezionali, instaurando connessioni tra gli esempi virtuosi di oggi e le eccellenze che l’Italia ha espresso nel corso della sua storia.
Dopo il docufilm L’Altro Spazio, Viaggio nelle aree interne dell’Italia di Marcello Pastonesi e Carlo Fulgeri Gilbert, otto itinerari geografici distinti mostrano il volto multiforme del Belpaese in 65 opere di architettura contemporanea selezionate attraverso una call aperta a tutti.
 
Ma il futuro prospettato dai dati del Cresme (Centro Ricerche Economiche e di Mercato nell’Edilizia) non è dei più rosei: l’empasse del post terremoto, l’emigrazione dei più giovani, l’insufficienza delle infrastrutture di comunicazione, il conseguente impoverimento economico e culturale erodono giorno per giorno quel patrimonio che rappresenta il cuore dell’identità e della ricchezza italiane.
C’è speranza? Sì, secondo Cucinella e i suoi architetti.
 
Cinque progetti per la rinascita
Gibellina e la Valle del Belice in Sicilia, Camerino nelle Marche, Ottana in Sardegna, le Foreste Casentinesi al confine tra Emilia Romagna e Toscana, Matera e la Val Basento con Ferrandina e Grassano in Basilicata sono i casi emblematici scelti per rappresentare cinque “nervi scoperti del Paese”.
Intorno a grandi tavoli dalle forme irregolari che evocano le isole dell’Arcipelago Italia, c’è spazio per pensare a problemi e soluzioni. Coordinati da Cucinella e dal suo staff, sei studi di architettura emergenti italiani hanno concepito ambiziose visioni tagliate su misura delle comunità interessate.
 
Non grandi opere dall’impatto spettacolare ma, nelle parole del curatore, “un’architettura empatica che si esprime in piccole azioni di miglioramento e di dialogo, capaci di affrontare il rapporto, ovviamente mai risolto, tra la storia, il contemporaneo e il paesaggio. Soltanto così il lavoro degli architetti può tornare a un ruolo di responsabilità sociale”.

In questo modo Camerino, al centro del cratere del sisma del 2016, ricuce il tessuto urbano con un dittico che agisce contemporaneamente sulle periferie e sul centro storico medievale, fino alla chiesa di San Francesco, il monumento più antico della città.
Gibellina, invece, riceve un’opportunità di rinascita dalla trasformazione del Teatro incompiuto di Pietro Consagra in parco agricolo urbano, in linea con la vocazione agro-alimentare della Val Belice, mentre le Foreste Casentinesi rinnovano la tradizionale filiera del legno in una struttura polivalente che unisce alle funzioni produttive e abitative spazi per la formazione, la ricerca e l’accoglienza di nuovi visitatori attratti dalle bellezze naturali e dall’autenticità rurale del parco.
E se Matera affronta il nodo dell’isolamento infrastrutturale con la riqualificazione degli scali ferroviari di Grassano e Ferrandina, due centri della vicina Val Basento che diventano vivai di innovazioni legate alla memoria locale, all’artigianato e all’agricoltura, nel cuore della Barbagia Ottana si arricchisce della Casa dei Cittadini, un luogo d’incontro e di cura all’avanguardia per gli anziani, strategico in una delle comunità più longeve d’Italia.
 
Sogno o realtà? A Venezia tutto è possibile.

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